7. Wᴀɴᴅᴀ

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Capitolo 7, Wanda

«𝑂𝑔𝑛𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑜 𝑝𝑒𝑟𝑑𝑜𝑛𝑖,
𝑙𝑢𝑖 𝑡𝑖 𝑎𝑚𝑒𝑟𝑎̀ 𝑢𝑛 𝑝𝑜' 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢̀
𝑒 𝑡𝑢 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑚𝑒𝑛𝑜»

FLASHBACK

“Questa festa è da sballo!”
Saho, capelli tirati indietro dal gel, occhi di un azzurro così profondo da darti le vertigini se li guardavi per troppo tempo e le forme morbide accentuate dalla sua natura di alpha, ballava appiccicato all'altro ragazzo, che ancora mezzo sobrio si limitava ad arrossire e muovere appena i fianchi, cercando di seguire il ritmo dell'altro.
Il bicchiere di plastica gli tremava tra le mani ogni volta che si muoveva più bruscamente, rischiando di cadere e rovesciarsi.
“Sei bellissimo stasera” gli sussurrò l'alpha all'orecchio, facendolo trasalire.
Izuku Midoriya arrossì come solo lui sapeva fare, strappando all'alpha alle sue spalle una risatina.
“Che ne dici se ci divertiamo un po'?” gli chiese Saho, le labbra che accarezzavano il lobo del suo orecchio, causandogli un brivido violento.
“Come?” mormorò Izuku con le guance che gli stavano andando a fuoco, voltandosi a guardarlo.
Saho sorrise.
Un sorriso malizioso e pieno di doppi fini.
Il giovane Izuku però non parve farci caso; lo guardava con quei suoi occhi sognanti, il verde delle iridi così vivace da fargli da esca per caderci dentro.
Conosceva Saho da una settimana, ma si era sempre comportato bene con lui, lo aveva addirittura presentato a sua madre, - certo come un amico – ma un passo alla volta, no?
Dimenticare Bakugo Katsuki non era certo una cosa da nulla.
Non riusciva semplicemente a svegliarsi la mattina e scordarsi di quei rari sorrisi che solo lui con le sue labbra rosse e i suoi occhi verdi riusciva a strappargli, non riusciva a scordarsi delle parole sussurrate, non riusciva a scordarsi dei sogni che gli aveva promesso di realizzare, - anche se nel suo modo. -
Kacchan era radicato in lui in modo assurdo, arrivava direttamente al suo cuore, dentro ci aveva messo le sue radici, come un cazzo di albero e Izuku sapeva che se avesse provato a strappare quella presa con forza, sarebbe venuto via anche il suo cuore, che già nonostante tutto sanguinava.
Fu riscosso dai suoi pensieri dalle labbra morbide e umide del suo ragazzo, che si mossero lentamente sulla curva del collo, lasciando qualche bacio.
Izuku rilasciò un sospiro.
Le mani dell'alpha si mossero possessive sui suoi fianchi, stringendo la stoffa dei pantaloni neri, il suo odore di vaniglia e pesche sciroppate invase la stanza.
Izuku lasciò schiudere le labbra.
In quella stanza era pieno di feromoni, pieno di odori forti, pieno di ragazzi e ragazze.
Alpha, omega e beta.
Ce n'erano così tanti che i loro odori si mischiavano e ad ogni zaffata Izuku temeva di poter svenire.
“Andiamo in una stanza?” si sentì sussurrare il verdino in un orecchio.
Annuì lentamente, la mente offuscata dal desiderio e dall'alcool ingerito.
Si fecero largo tra la folla, raggiungendo le scale e prendendo a salirle, ma la sensazione di star facendo qualcosa di terribilmente sbagliato attanagliava le viscere del piccolo omega.
Aveva solo quindici anni dopotutto, come poteva sapere cos'era giusto fare e cosa no? Sopratutto con la mente annebbiata e la ragione completamente andata.
Avrebbe voluto che ci fosse qualcuno a dirgli di andarsene, a consigliargli di lasciare quella festa del cazzo e impedire che la sua vita venisse rovinata proprio quella sera, ma il suo angelo custode quella sera doveva essersi preso una pausa.
Raggiunsero una stanza libera e ci sgusciarono dentro.
Izuku neanche si rese conto di dove erano; non appena si chiuse la porta alle spalle le labbra dell'alpha raggiunsero le sue, ma prima che la lingua di quest'ultimo potesse violare la sua bocca Izuku si ritrasse. Non aveva baciato nessun altro oltre Kacchan in vita sua e ora, aveva dannatamente paura.
Non le voleva quelle labbra così diverse da quelle di Katsuki, non voleva respirare quell'odore così intenso da fargli vorticare la testa, non voleva quelle mani calde e possessive sui suoi fianchi.
“Izuku? Tutto bene?” gli chiese Saho allungando una mano accanto alla sua guancia.
Il verdino si ritrasse.
Indietreggiò fino a scontrare la porta con le spalle fine.
La fronte di Saho si corrugò.
“Piccolo, va tutto bene, ci sono io” gli mormorò avvicinandosi cautamente.
Izuku prese a respirare più affannosamente, ma glielo lasciò fare.
“Sono qui” ripeté e Izuku si fece più morbido tra le sue braccia.
Una lacrima scese lungo la guancia dell'omega quando Saho gli sfiorò nuovamente il collo. Stava tremando nonostante stesse provando a combattere contro sé stesso.
Stava tremando e davanti ai suoi occhi vedeva solo nero.
Saho lo avvicinò a sé e gli sfilò lentamente la maglietta, i suoi muscoli si tesero, le braccia tremarono.
Improvvisamente Izuku sentì il respiro mancargli.
Davanti a lui non c'era più Saho, il ragazzo che lo stava baciando e accarezzando con delicatezza, ma Kacchan.
Kacchan e i suoi stupidi modi bruschi.
Kacchan e la sua voce perennemente arrabbiata.
Kacchan che gli parlava e lo rassicurava.
Kacchan sempre e solo.
Non si rese conto di aver spinto via quel corpo, delle sue mani che aprivano la porta e le sue gambe che correvano giù, gli occhi incuranti di chiunque lo guardasse, concentrato solo su Katsuki; sul trovare Kacchan, e quando finalmente lo scorse tra la folla gli corse incontro con gli occhi colmi di lacrime e l'odore che lasciava respirare solo dolore e paura.
Katsuki, che sedeva su uno sgabello balzò giù e si lasciò avvolgere il busto dalle mani gelide del piccolo omega.
Un ringhio gli lasciò le labbra non appena avvertì la zaffata di terrore che l'odore del piccolo rilasciava.
“Ma che cazzo...-”
Katsuki si guardò attorno, confuso, rendendosi conto solo allora che Deku era senza maglietta e piangeva e tremava contro di lui.
Lo strinse a sé cingendogli con un braccio il collo.
Vedendo che non accennava a smettere di singhiozzare iniziò a rilasciare i suoi feromoni, nella speranza disperata di farlo rilassare.
Parve riuscirci dopo qualche secondo, tanto che aveva preso a singhiozzare di meno, ma la sua stretta restava comunque tale da mozzargli il fiato.
“Izuku...”
Katsuki riconobbe quella presenza ancor prima di vederlo con gli occhi.
Il suo odore inconfondibile, il suo status di alpha, il suo sguardo mortificato, come se stesse facendo qualcosa che non doveva.
“Non lo toccare figlio di troia” ringhiò Bakugo utilizzando il suo tono da alpha e sprigionò i suoi feromoni adirati, tanto che nessun omega e beta nella stanza riuscì ad evitare di sottomettersi a lui.
Aveva la voce potente, sicura, piena di rabbia.
Se Saho non fosse stato un alpha probabilmente si sarebbe piegato a sua volta, ma quell'alpha non lo intimoriva.
Rilasciò a sua volta i suoi feromoni, costringendo gli omega e i beta ad inchinarsi davanti al peso di quei toni.
“Lascialo! È mio!” sbraitò Saho avvicinandosi a lunghe falcate.
Izuku prese a tremare più forte.
Katsuki lo spinse rapidamente dietro di sé e si drizzò nella sua altezza, fronteggiando Saho.
“È tuo?” asserì piano il biondo, la voce ridotta a un sussurro.
Per un attimo Saho pensò che avesse vinto, che quel biondino si sarebbe piegato alla sua volontà e si sarebbe fatto gli affari suoi, ma si sbagliò di grosso.
Bakugo scoppiò a ridere.
Un ghigno gli incurvò le labbra in un sorriso malefico.
Il suo volto sotto le luci contrastanti del lampadario che vorticava sopra di loro gli faceva cambiare ogni secondo il colore della pelle, ma l'espressione sul suo viso era sempre la stessa.
La rabbia era sempre la stessa; se Saho pensava di poter competere con uno che della rabbia ci aveva fatto il suo centro di vita si stava letteralmente fottendo con le sue mani.
Il viso contorto di Katsuki si fece più duro quando Saho azzardò un passo in avanti.
Izuku che guardava la scena dalle spalle di Bakugo non osava muovere un passo.
Era scioccato e continuava a tremare troppo, se fosse intervenuto avrebbe solo finito per peggiorare la situazione.
“Sai figlio di una grandissima troia in calore...quando mi fotto Izuku non mi sembra proprio che accenni al tuo nome...magari stasera mentre urla il mio nome ti faccio una chiamata così puoi sentire tu a quale alpha appartiene.”
Gli occhi di Saho si fecero neri di collera.
Katsuki intercettò il gancio prima ancora che quest'ultimo gli fosse vicino.
Lo scansò con destrezza, incastrandogli la mano con il suo palmo e respingendolo indietro con forza bruta.
Ringhiò mentre lo spingeva a terra, sovrastandolo col suo corpo e col suo odore.
Un ghigno gli apparve sulle labbra; Deku era suo.
Suo e basta e ora gli avrebbe fatto vedere com'era che stavano le cose.
Avrebbe subito le conseguenze più crudeli della sua intera vita.
Un guizzo nelle spalle di Katsuki fece fremere l'altro alpha.
Il primo manrovescio arrivò con una velocità tale che l'intera folla adunata attrono a loro restò spiazzata.
Il colpo colorò la nocca del biondo di un violento color cremisi.
Saho gemette e ringhiò.
Si dimenava ancora quando arrivò il secondo, il terzo, il quarto.
Kacchan era una furia e sorrideva malvagio mentre gli distruggeva la faccia.
I pugni rapidi e violenti, la belva che aveva dentro ringhiava e scalpitava, il suo alpha ululava compiaciuto.
Ma non era abbastanza.
Non lo sentiva ancora piangere quell'inutile sacco di merda sotto di sé, perciò gli altri colpi furono tali da farlo contorcere a terra, da farlo piangere e pregare, da farlo sottomettere pur di avere salva la vita, ma Katsuki la pietà non l'aveva mai regalata a nessuno.
Aveva toccato qualcosa di suo, qualcosa d'intoccabile e ora lo avrebbe ammazzato con le sue stesse mani.
All'ennesimo colpo un dente volò via dalla bocca dell'altro, che aveva smesso persino di agitarsi e si era rassegnato a piangere e urlare.
Lo colpì ancora e ancora e ancora, finché delle braccia non lo spinsero via mentre lui scalpitava ancora e ringhiava violento.
Si liberò con uno strattone, spingendo colui che aveva osato bloccarlo e si riavvicinò a Saho.
“Ecco pezzo di merda! Dimmi un po'...di chi è Izuku? Di chi stracazzo è?! Urlò sferrandogli un calcio tra le palle, tale che fece piegare Saho su sé stesso e lo fece urlare come se lo stessero per squartare vivo.
Vedendo che non rispondeva gliene tirò un altro e un altro ancora. Costole, costato, fegato; tutto pareva rompersi sotto quella furia.
“K-Kacchan...basta per favore!”
Le braccia di Deku che lo tiravano via, il suo profumo spaventato, le sue mani tremanti. Bakugo lo spinse via con uno strattone feroce, non si curò neanche di dove finì.
Era fuori controllo.

You hurt me, BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora