𝐗𝐈𝐕. 𝐎𝐬𝐜𝐮𝐫𝐢 𝐚𝐧𝐞𝐝𝐝𝐨𝐭𝐢

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Erano circa le nove del mattino quando Vargos finalmente scese dall'auto dopo aver dormito a casa di Ariel

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Erano circa le nove del mattino quando Vargos finalmente scese dall'auto dopo aver dormito a casa di Ariel. Benché Aguillard avesse cercato di convincerlo a dormire nello stesso letto per questione di comodità, Elimar, che era in modo risaputo un gentiluomo fatto e finito, aveva declinato e detto semplicemente che avrebbe trascorso qualche ora di riposo sul divano.

Ariel lo aveva poi svegliato alle otto e mezza, gli aveva offerto del caffè e poi, prima che si congedassero, donato all'amaro e tostato retrogusto della bevanda una nota dolce e paradisiaca: un secondo prima che lui si voltasse per aprire la porta e uscire dall'appartamento, Aguillard lo aveva fermato, si era alzato sulla punta dei piedi e gli aveva baciato una guancia, ringraziandolo per avergli fatto trascorrere una delle serate più belle da qualche tempo a quella parte.

Un inizio tiepido, ma per Vargos quel bacio casto era stato, in un certo senso, l'equivalente di un'iniezione di pura adrenalina dritta nel cuore. Di solito, quando cominciava la sua giornata, non si sentiva così carico di energia ed euforico. Sì, dopo tanto tempo era tornata la voglia di uscire nel mondo e darsi da fare, di accogliere il giorno con un sorriso genuino, e tutto per un semplice bacio sulla guancia.

Il suo stato d'animo frizzante ebbe vita breve, tuttavia. Come fu sceso dalla macchina con l'intenzione di farsi una doccia veloce e cambiarsi d'abito, vide due figure a lui note ferme di fronte all'entrata del palazzo in cui lui abitava. Non fu vedere quei due a impensierirlo, bensì l'accorgersi sì e no subito che stavano bisticciando.

Credo che avessero ragione Casey e Noah a dire che ho commesso un grave errore a lasciare Samuel in compagnia di Idris.

Inquieto li raggiunse e mosse la mano, con una punta di disagio, per salutare entrambi. «Ehi, ragazzi!»

Pothier smise di battibeccare con Evans e piroettò su se stesso, piantandogli addosso gli occhi chiari e, attualmente, oscurati da un'ombra di pura irritazione. «Eccoti, finalmente!» berciò. «Prendi con te questo stronzo o giuro che lo defenestro, mi senti?!»

Vargos sobbalzò e fissò inquieto l'indice dello strego che era appena andato a cozzare contro il suo sterno in maniera tutt'altro che garbata. «Che storia è questa?» domandò confuso. «Credevo che...»

«Credevi male, gioia! È impossibile stare sotto lo stesso tetto con Coso qui! Un giorno in più e avrei tramutato me stesso in pietra per la disperazione!»

Samuel roteò gli occhi. «Ridicolo» borbottò tra sé.

«Visto? Sempre con quell'aria di superiorità! Un giorno o l'altro gli farò passare la superbia a suon di ceffoni, parola mia!»

Elimar ne aveva sul serio abbastanza. «Okay, okay... perché, ora, non fate un bel respiro, non salite da me e mi spiegate per filo e per segno tutto? Mhm?» Sapeva che una simile proposta fosse a dir poco un'arma a doppio taglio, ma a suo parere era assurdo che quei due non riuscissero a trovare un punto d'incontro.

RÓDON - The Alphaga Series| 2# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora