«Fra tutti i posti possibili che avresti potuto scegliere, hai deciso di venire proprio qui.» Ragos scosse la testa e fece uno sprezzante verso nasale. «Certo che sei proprio uno stronzo fatto e finito, Hawthorn.» Lanciò un'altra occhiata alla giovane coppia in lontananza impegnata nel trascorrere una serena mattinata al parco in compagnia della figlioletta. Era un miracolo che Elimar avesse gli occhiali da sole, se non altro celavano la sua chiara avversione per scene del genere.
Crystal gli ficcò in mano la tazza bollente di caffè che aveva preso per lui a un chiosco nei paraggi e tornò a sedersi al suo fianco sulla panchina. «Quindi non vai mai in giro per paura di dover affrontare la triste realtà che mentre noi ci crogioliamo nel nostro personale dolore, il mondo intanto va avanti e continua con la propria vita? Davvero pittoresco, Elimar.»
«Cerco di evitare luoghi del genere, se e quando posso» replicò a denti stretti Ragos, versandosi in gola un sorso della bevanda. «Ti devo un calcio nel culo, comunque, visto che tu me l'hai rifilato ai coglioni.»
Crys trattenne in tempo una delle risposte tipicamente nel proprio stile e respirò profondamente. «Scusa se te ne sei uscito con una chiara battuta sessista o come diavolo ti va di definire certe affermazioni. Stavo solo difendendo il mio onore, sai com'è.»
«La prossima volta difendilo senza prendertela con le mie palle, di grazia.»
Hawthorn soffocò una risata. Era stato soddisfacente, ma evitò di ammetterlo a voce alta con Ragos. Rigirò fra le labbra la sigaretta che si era acceso. «Almeno abbiamo appurato che non vuoi davvero morire, altrimenti non ti sarebbe importato niente dei gioielli di famiglia. No?»
«Perché hai fatto il terzo grado a Heather, si può sapere? Di colpo hai iniziato a ficcanasare negli affari della mia famiglia, fammi capire?»
«La tua famiglia è coinvolta da vicino con la faccenda di Olegov, come entrambi ormai sappiamo. In tempi come questi dicono che la privacy perda significato e sono d'accordo con questa massima. Non sono più affari solo tuoi o di Vargos. Sono affari di tutti quanti.»
Ragos esitò. «Non voglio la tua pietà. Se è per questo che hai scelto di scusarti o roba simile, allora torna pure a detestarmi. Lo preferisco.»
«Non provo pietà per te. Capisco solo come ti senti, chiaro? Da questo punto di vista possiamo comprenderci a vicenda senza correre il rischio di scornarci come cervi. E comunque... litigare non serve a niente con Olegov che si trova chissà dove a pianificare di farla pagare a tutti quanti.» Crystal si umettò le labbra. «Ho preso nella maniera sbagliata la storia di Emery e Dion. Avevi ragione tu, ma dal canto tuo avresti potuto porti in modo diverso. Se mi sento aggredito è normale che poi decida di reagire.»
«Non ti stavo aggredendo. Mi hai solo fatto incazzare con quelle crisi da adolescente mancato. Il punto, Crystal, è che ti stavi piangendo addosso, ti lamentavi della scelta compiuta da Emery e stavi sproloquiando. Qualcuno doveva farti sbattere il muso contro il muro che tu stesso avevi eretto e ho scelto di farlo personalmente.» Elimar sorseggiò dell'altro caffè. «In tutta franchezza... è come se per un attimo avessi rivisto in te il ragazzo sciocco e troppo avventato che ero anni fa. Io ho compiuto l'errore di sottovalutare Olegov, di voler essere io a dargli una lezione per impedirgli di far del male a mio fratello, e ho pagato per questo. Non volevo che tu facessi la mia stessa fine.»
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RÓDON - The Alphaga Series| 2# [Omegaverse]
Fantasy{Prima di leggere questa storia, è obbligatorio aver letto anche "LEÍRON", il primo libro} Crystal Hawthorn ha ventidue anni e un passato turbolento alle spalle. A dieci anni è rimasto orfano, a sedici è scappato dalla casa dei genitori adottivi che...