𝐕𝐈. 𝐅𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐅𝐚𝐭𝐨

322 19 163
                                    


Finalmente l'auto si fermò nello spiazzo che faceva da parcheggio di fronte a un motel tutto sommato dall'aspetto dignitoso

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Finalmente l'auto si fermò nello spiazzo che faceva da parcheggio di fronte a un motel tutto sommato dall'aspetto dignitoso. Non volendo rimanere da solo dopo una giornata piena di fastidiose riflessioni come quella, Crys scelse di dividere una stanza con Gray e dunque vennero assegnate loro due camere. Malgrado tutte le fissazioni che si portava dietro, rimanere da solo dopo tutto ciò che aveva saputo, dopo che la sua vita era stata mandata nuovamente allo sbaraglio, sarebbe stato ancor più sgradevole e foriero di incubi, nonché di pensieri deprimenti.

Prima di raggiungere l'amico, però, Crystal si trattenne nello spiazzo e si voltò per parlare con Ragos. I capelli biondi di entrambi erano imbevuti del riflesso rosa pallido dell'insegna neon del motel. L'aria era tornata a essere fredda, quasi frizzante.
Il più giovane degli Elimar si rigirò la chiave tra le mani incrostate di calli, poi con una di esse si carezzò la barba bionda e ispida. «Hai qualcosa da dichiarare, Hawthorn?» chiese, usando il tono di voce più neutro di cui era capace.

Lo strego cacciatore aguzzò lo sguardo e incrociò le braccia. «Va bene, ammetto di aver esagerato, ma non puoi pretendere che in poco tempo mi passi la voglia di strangolarti. Avresti dovuto gestire la situazione diversamente, quella sera nel locale. È così difficile per te chiedere scusa come si deve?»

Elimar inspirò profondamente. «Mettiamola così: non sono bravo ad approcciare le persone, specie quando sento che la situazione potrebbe diventare pericolosa. Di solito è mio fratello a occuparsi di certa roba, io sono quello che agisce e solo dopo si ferma a pensare. Non sono un tipo diplomatico, Hawthorn.» Come aveva già fatto alla stazione di benzina, scalciò con lo stivale un sassolino. «Ti ho riconosciuto per ciò che eri all'istante e sentivo che se non avessi fatto qualcosa, avresti rischiato grosso. C'erano degli Alfa e se conosco quelli come me, so che non tutti sono dotati di autocontrollo e che possiamo diventare dei veri animali, delle bestie. Non volevo che ti trascinassero nel vicolo più vicino e si approfittassero di te, tutto qui. Non avevo idea di aver che fare con uno strego che uccide mostri per vivere, chiaro? Ho solo visto una persona in difficoltà e capito che se non avessi almeno provato ad avvertirla, l'avrei avuta sulla coscienza a vita.»

Non intendeva dire che se avesse saputo delle capacità di Crystal, allora se ne sarebbe lavato le mani, ma di certo si sarebbe preoccupato di meno. Una contingenza di informazioni mal registrate, ecco cosa aveva causato il disastro di quella notte.

Lo strego contrasse la mascella. «Credimi quando ti dico che di animali ne ho già conosciuti tanti. C'è ben poco che non mi sia già stato fatto.» Niente era stato più traumatico del ritrovarsi vittima della perversione dell'uomo che avrebbe dovuto trattarlo come un figlio e poi sentirsi addirittura dire che era stata colpa sua, non di quel porco schifoso.

Ragos si accigliò. Pareva aver compreso, almeno in parte, che la vita di Hawthorn fosse stata tutt'altro che rose e fiori. «Ne hai passate tante, dico bene?»

«So cavarmela» replicò laconico Hawthorn. «Comunque, forse è meglio lasciarci alle spalle quel che è accaduto quella sera. In fin dei conti il tempo non si riavvolgerà solo perché continuiamo a rivangare il passato. Giusto?»

RÓDON - The Alphaga Series| 2# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora