𝐈𝐈𝐈. 𝐌𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢

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Rebecca Dawson accavallò le gambe sotto il tavolo, allungò una mano verso la tazza fumante che stava di fronte a lei e sorseggiò con lentezza il caffè bollente

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Rebecca Dawson accavallò le gambe sotto il tavolo, allungò una mano verso la tazza fumante che stava di fronte a lei e sorseggiò con lentezza il caffè bollente. Lo fece al solo e semplice scopo di prendere tempo. Quando, tuttavia, fu costretta a dire qualcosa, chiese: «Non ti fai sentire per ventiquattro anni consecutivi e poi hai il coraggio di venire nel mio ufficio, invitarmi fuori a prendere un caffè e pormi una domanda del genere? Certo che ne hai di coraggio da vendere, Ethel Nightbane!»

La mezzelfa incrociò il suo sguardo da sotto le lunghe ciglia e nei suoi grandi occhi color onice si palesò la chiara ombra dei sensi di colpa. «Non sarei venuta a importunarti, Becca, se solo non si fosse trattato di un'autentica urgenza. Credimi, è importante e ti riguarda piuttosto da vicino.»

Rebecca restrinse lo sguardo. «Sei... Oh, per l'amor del cielo! Non so nemmeno come definirti! E non osare chiamarmi in quel modo. Non ne hai più il diritto.» Non l'aveva mai perdonata per aver preferito a lei un miliardario cinquantenne più simile a un cinghiale che a un uomo e ricco sfondato per il quale, ovviamente, Ethel non aveva mai provato alcun sentimento. La sola cosa a cui teneva quella mezzelfa, ormai era chiaro, era il profumo inconfondibile dei quattrini. 

Ethel non resse oltre e sbuffò gonfiando le guance. «Senti, ho solo bisogno di alcune informazioni e poi sparirò di nuovo dalla tua vita. Lo farò per sempre, d'accordo?»

Becca roteò gli occhi, infastidita da quell'atteggiamento perennemente superbo e tediato. «Non vengo a raccontare proprio a te gli affari di un membro della mia Gilda, se non ti spiace.» Neanche aveva bisogno di chiederle come avesse fatto a ricollegare Crystal alla Gilda: l'uomo che lo aveva addestrato e preso con sé era stato, in vita, uno strego facente parte della loro comunità e si era distinto, in gioventù e non solo, per essere stato davvero un bravo fattucchiere. Non c'era cosa che Ethel non sapesse sulle streghe della Gilda e, in ogni caso, era brava nello sviscerare i misteri. Sapeva anche del fatto che Crystal non fosse un semplice strego, ma anche il portatore del Marchio di Perseo e forse... forse non erano le uniche informazioni alle quali era riuscita ad arrivare e una simile prospettiva faceva un po' sudare freddo la professoressa della Silver Meadow.

Si chiedeva, comunque, come mai la mezzelfa fosse così interessata al giovane Hawthorn. Di solito dava la caccia su commissione a persone, a segreti d'ogni genere e aveva un vero talento nell'infiltrarsi pressoché ovunque. Ethel era come l'acqua: a lungo andare riusciva a penetrare in qualunque genere di cosa, compresa la dura e resistente pietra.

La Nightbane sospirò. «Non fa parte della Gilda, stando a quel che ne so e che mi è stato confermato da alcune fonti pressoché attendibili. Non fa parte della Gilda né tantomeno è, o è stato, membro di qualsivoglia accademia di magia» disse, il tono lievemente annoiato. «È un Irregolare, se non sbaglio e se ricordo bene i vostri termini burocratici. Lo è, eppure è stato comunque indottrinato nell'arte del cacciare i mostri. Sono curiosa: chi è stato a insegnargli a fare zig-zag con la spada?»

RÓDON - The Alphaga Series| 2# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora