𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨. 𝐈𝐥 𝐫𝐚𝐠𝐚𝐳𝐳𝐨 𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐜𝐜𝐢𝐝𝐞𝐯𝐚 𝐢 𝐦𝐨𝐬𝐭𝐫𝐢

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L'Haven Lounge Bar era gremito di persone, quella sera

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L'Haven Lounge Bar era gremito di persone, quella sera. La musica di sottofondo a Crystal piaceva, lo rilassava, ma era il chiacchiericcio a guastare l'atmosfera. Non gli erano mai piaciuti i posti troppo affollati, tuttavia, non conoscendo più di tanto la città di Shreveport e avendo assolutamente bisogno di annegare i propri pensieri in un drink, quel locale era risultato essere il più vicino a dove risiedeva attualmente, nonché quello che somigliasse di meno a un formicaio dove le persone si accalcavano in massa proprio come industriose e frenetiche formiche operaie.

A discapito del sovraffollamento le luci soffuse davano comunque luogo a un'atmosfera piacevole e se solo vi fosse stata la musica ad attorniare Crystal, il ragazzo di certo si sarebbe persino potuto assopire.

Ragazzo... si faceva per dire! Si trovava lì da mezz'ora e già un paio di idioti lo avevano scambiato per una donna e gli avevano rivolto delle avances o quel che certi idioti insistenti credevano esser tali. Inutile dire che li avesse mandati dritti al diavolo.

Non che fosse uno che disdegnava la compagnia degli uomini, gli piaceva quanto quella delle donne, ma non era in vena. Non quella sera.

Con un sospiro sconsolato distolse gli occhi color lillà dalla sala e prese fra l'indice e il medio la cannuccia di un'intensa tonalità ciliegia per mescolare la Caipiroska alla fragola che aveva scelto soprattutto per la questione della dolcezza. Lo fece con fare distratto e svogliato. In quell'ultima settimana, come già gli accadeva da anni, più o meno dalla pubertà, di nuovo in lui si era fatta strada una prepotente voglia di sapori dolci e quello era in assoluto il problema minore; l'aspetto realmente fastidioso e spiacevole era rappresentato dai crampi, dall'abitudine spiacevole e non molto normale del suo corpo di salire troppo di temperatura, tanto da dargli l'impressione di essere una fornace ambulante.

Sapeva bene di non essere mai stato normale, suo padre glielo aveva ripetuto fino all'ultimo, fino al giorno in cui era uscito da scuola e una donna e un uomo gli avevano detto che c'era stato un incidente nel quale il povero diavolo era rimasto ucciso. Da allora era cambiato tutto: per un po' era rimasto in istituto dato che non aveva mai conosciuto sua madre ed era stato cresciuto unicamente dal defunto padre. Nessun altro parente, nonno o zio che fosse, si era presentato per sottrarlo a quel posto penoso e triste; più tardi una coppia di coniugi lo aveva infine preso in affidamento e all'inizio tutti e due gli erano sembrati persone normali, ma nei sei anni trascorsi insieme a loro aveva via via scoperto che in realtà non fossero affatto così impeccabili. In quella famiglia non aveva trovato comprensione né tolleranza o affetto: lei, soprattutto, lo aveva costretto a vestirsi da ragazza, a comportarsi come tale, quando invece non si era mai sentito né maschio né femmina, bensì solamente confuso e desideroso di risposte.

L'unica concreta eredità lasciatagli dal padre era il medaglione che recava anche in quel momento attorno al collo, celato sapientemente dagli abiti. Quando il marito della coppia che lo aveva preso in casa aveva dato prova di nutrire nei suoi confronti un interesse preoccupante, morboso e perverso, e la moglie nonostante tutto aveva fatto finta di niente e addirittura era arrivata a incolpare lui per la questione, non aveva retto oltre: una notte aveva afferrato quel po' di effetti personali di sua proprietà, li aveva ficcati in uno zaino e si era calato giù dalla finestra aiutandosi con la pianta rampicante che vi cresceva sotto.

RÓDON - The Alphaga Series| 2# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora