𝐗𝐕𝐈𝐈𝐈. 𝐒𝐢𝐭𝐮𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐭𝐞

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«Cas, non sei costretto a farlo, se non te la senti

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«Cas, non sei costretto a farlo, se non te la senti.» Noah si affacciò sulla camera da letto e guardò negli occhi il fidanzato attraverso il suo riflesso nello specchio.

Casey si infilò il cappotto sopra il completo nero e scosse la testa. «Invece devo farlo, Noah. Lo devo fare per rispetto nei confronti di Cora e Irene.» Non avrebbe portato con sé anche i figli. Erano troppo piccoli per capire la situazione ed era noto che i bambini fossero soliti stancarsi subito quando si trattava di partecipare a funzioni così lunghe e tutt'altro che allegre. I bambini Alphaga, poi, tendevano ad assorbire quel che gli altri provavano e lui non voleva che i gemelli risentissero dell'aria pesante che ci sarebbe stata al funerale.

Nel momento in cui Ariel era tornato indietro, il pomeriggio prima, e gli aveva riferito della morte di Dominic, Casey aveva saputo dare un nome alla strana sensazione che solo pochi minuti addietro lo aveva assalito. Era stato come uno strappo interiore, per quanto una simile definizione non avesse molto senso, e probabilmente quel che aveva avvertito era stato lo scioglimento del vincolo fra lui e Dominic stabilito dal marchio. A detta di Noah che su sua richiesta aveva controllato la cicatrice che lui recava sul retro del collo, il segno stava iniziando progressivamente a svanire e con esso, prima o poi, forse anche i brutti ricordi sarebbero pian piano scivolati nel pozzo dell'oblio.

Sospirò profondamente e raggiunse il fidanzato. «Sono... sono una persona orribile se ammetto che... da quando ho saputo che è morto e ho sentito il legame infrangersi, è come se un peso tremendo fosse sparito dalle mie spalle?»

Noah scosse la testa e gli lisciò il colletto del soprabito. «No, non lo sei affatto» lo rassicurò con sincerità. «Hai il diritto di sentirti così, Cas. Voglio dire... se non avesse dato retta a suo padre, ora Dominic sarebbe ancora vivo e non avrebbe mai dovuto frapporsi fra te e Simon, giusto? Si è scelto il suo destino, a voler proprio esser onesti.»

Casey sapeva che Noah aveva ragione. Diamine, se ce l'aveva, ma non riusciva a smettere di pensare ad Irene e alla povera Cora. Si era recato da loro subito dopo aver appreso la triste notizia e aveva visto Cora in condizioni tutt'altro che rassicuranti. Distrutta e provata, forse... troppo provata. Era stato lui a convincerla a prendere un sonnifero per riposare, almeno per qualche ora, e non era stato semplice farlo.
Quanto a Irene, aveva bevuto tutto il giorno, come se l'alcool avesse in qualche modo potuto riempire il vuoto lasciato dalla morte del gemello. «Non so se Irene sarà presente, a dirla tutta» disse mentre fianco a fianco raggiungevano l'ingresso. Lidia li stava aspettando e avrebbe partecipato anche lei alla funzione, ma Milton, invece, non aveva voluto saperne di presenziarvi. Anziano e testardo com'era, non era riuscito a venire a compromessi con la rabbia nei confronti di Dominic e di ciò che quest'ultimo aveva fatto al nipote. Poco importava che Lidia e Casey gli avessero ricordato che ci si recava ai funerali per dare conforto ai parenti del defunto, non tanto per omaggiare una salma inanimata chiusa in una bara. Era ai vivi che si esprimeva la propria vicinanza in un momento buio e triste, di certo non a chi se n'era ormai andato e non poteva udire le parole di cordoglio né alleviare il dolore dei parenti con un ultimo abbraccio.

RÓDON - The Alphaga Series| 2# [Omegaverse]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora