Capitolo 15( parte 2)

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Ero appena rientrato a casa, erano le due di notte circa ma la stanchezza era ancora lontana dal farsi sentire, riuscivo a pensare solo al tuo viso. Mi eri rimasta in testa come un rompicapo che non riesci a risolvere, e non sembravi avere  l'intenzione di  volertene andare. Volevo rivederti, avevo bisogno di sentire la tua voce, solo un'ultima volta, mi dissi, solo una. Non mi era mai successo prima, avere bisogno di qualcuno non si addiceva ad  uno che si bastava più di chiunque altro, ma tu eri, sei e sempre sarai l'eccezione, in qualsiasi circostanza. È talmente complicato trovare qualcuno  a cui importi davvero di te, ma te, in quel momento, ti stavi preoccupando per me nel modo più sincero che avessi mai visto per qualche ragione a me completamente estranea e sconosciuta, e sembrava così reale, speravo davvero con tutto me stesso che lo fosse.
Bizzarra la vita.
C'è chi ti imprigiona per anni in un pensiero, poi giri l'angolo
e qualcuno ti libera con un sorriso.
E io, seppur non ammettendolo, era da tutta la vita che ti stavo aspettando.

Chiesi a Lello di passarmi il numero della tua amica, Martina, mi sembrava al momento l'unica strada possibile per rintracciarti. La contattai su Instagram mi sembra, non ricordo bene, probabilmente le inviai uno di quei messaggi da quattordicenne innamorato, dove le chiedevo cosa avreste fatto la sera successiva buttandola sul vago, con qualche parolina o frase usata nel tentativo di camuffare il fatto che io volessi vedere solo e soltanto te.
Mi rispose, a dir la verità dopo pochissimo tempo

" io vic ali e auro andiamo al butterfly a ballare, le altre ci raggiungono dopo"

Mi si illuminarono gli occhi appena vidi il tuo nome, mi fermai a quello, il resto del messaggio neanche lo lessi, non mi importava più.
Non sentivo più quel peso, non percepivo più quell'angoscia schiacciante. L'ansia è sempre un vuoto che si genera tra il modo in cui le cose sono e il modo in cui pensiamo che dovrebbero essere; è qualcosa che si colloca tra il reale e l'irreale, ma tu in quel momento sembravi così perfettamente reale nella tua disarmante semplicità.

Vorrei tanto rivelarti un segreto, vorrei sussurrarti che sei stata tutta la mia vita. È una cosa così grande da dire, talmente forte che  deve essere pesata con ogni singolo frammento della propria anima, ed io sento un macigno che mi preme nel petto perché ho bisogno di gridarlo al mondo intero. Ma infondo tu non sei solo tutta la mia vita, tu la vita me l'hai data, la migliore che avessi potuto avere, e la possibilità di coltivare ogni giorno il sogno più bello del mondo con te al mio fianco.
Grazie.
Grazie davvero.

Arrivammo fuori dall'entrata della discoteca, era mezzanotte e già faceva freddo nonostante fosse inizio settembre. Ero nervoso, lo ammetto, perché nonostante fremessi dalla voglia di rivederti, avevo il terrore che tu ti fossi gia scordata di me, e non avrei potuto sopportarlo.
Ci avviammo verso la porta del locale insieme ad altri amici che avevamo incontrato lì fuori poco prima.
Entrai e percepii immediatamente l'odore di fumo misto a sudore invadermi completamente appiccicandosi alla pelle. La musica era alta, c'era gente ovunque, ma io non percepivo la folla, cercavo te.
Mi si avvicinò una ragazza, mi spinse per sbaglio e iniziò ad attaccare bottone. La guardavo ma non la guardavo davvero. Quando intravidi Alice tra la folla, la mia mente ormai era completamente altrove. Non mi ricordo cosa le dissi, o se le dissi effettivamente qualcosa, forse me ne andai e basta.
Attraversai la pista fino a quando sentii Lello tirarmi per un braccio e trascinarmi vicino al bancone dei cocktail. Mi voltai e mi ritrovai davanti Martina con un vodka Lemon in mano che mi sorrideva entusiasta.

" ei ciao alla fine sei venuto" mi disse sporgendosi verso di me per salutarmi. Ricambiai distrattamente, il mio sguardo vagava tra la gente.

" le altre? " domandai con un tono di voce quasi spazientito

" stanno laggiù a ballare"

Mi indicò la direzione con un dito ed io mi voltai di scatto.

Eccoti.
Lì, bellissima come sempre, sorridente, spensierata, libera più che mai.
Eri bella, bella da impazzire, bella in modo assurdo, ma mi spaventavi da morire, perché non riuscivo a vedere altro che te. Ricordo ancora come eri vestita, ogni singolo particolare, ti stavano così bene quelle calze a rete.
Iniziai ad avvicinarmi mentre i miei occhi non si staccavano dalla tua figura. Quando arrivai esattamente ad un passo da te ero nel panico più totale: ero lì finalmente, a qualche centimetro da te, e non avevo la minima idea di cosa fare. Prima ancora che potessi maturare una delle mie solite idee brillanti, tu ti voltasti e i tuoi occhi per un momento mi fecero sussultare. Era come se fossi paralizzato, avrei voluto parlare, dire qualunque cosa, ma poi mi resi conto che non avevo una buona ragione da darti per spiegarti il motivo della mia presenza lì in quel l'esatto momento, quindi preferii rimanere in silenzio.
Ormai la penso così : chi vuole dimostrare, dimostra e chi vuole restare lo fa e basta, senza troppi giri di parole. Chi ti vuole c'è senza se e senza ma. Fine. Ed io, in quel momento, ti volevo più di ogni altra cosa, te lo giuro.
Squadrasti la mia figura dall'alto al basso, percorrendo ogni centimetro del mio corpo. Poi tornasti a guardarmi fisso negli occhi, accennando un piccolo sorriso.

𝑺𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒖𝒏 𝑪𝒂𝒔𝒊𝒏𝒐 𝑺𝒕𝒖𝒑𝒆𝒏𝒅𝒐 // Damiano x VictoriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora