Capitolo 5

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«Posso farle una domanda?» azzardò Jeremy, cercando di smorzare quel silenzio imbarazzante.

«Certo!» rispose Grace che non faceva altro che tormentarsi per aver implicitamente chiesto a quell'uomo di restare.
La sua non era stata proprio una forma di cortesia, bensì una tacita richiesta di non rimanere sola, pentendosi subito di aver risposto impulsivamente.

«Poco fa ha detto che viene qui per ritrovare se stessa...»

Grace annuì.

«Ci riesce?»

Quella domanda la investì in pieno e si prese alcuni istanti prima di rispondere. Avrebbe potuto mentire rispondendo di sì e basta, ma qualcosa dentro di lei, come una voce lontana, la spinse ad ammettere la verità. Aprirsi con un estraneo era ben diverso dal parlarne con chi la conosceva e non aveva mai capito veramente nulla di ciò che l'affliggeva. Allo stesso tempo, percepì che la domanda di Jeremy - ricordò il suo nome - non era rivolta a caso, tanto per parlare; rivide quello sguardo spento, quei profondi occhi castani privi di luce. Probabilmente anche lui era lì per lo stesso motivo e la sua domanda esigeva una risposta sincera.

«Il più delle volte sì, ma dura soltanto il tempo che trascorro qui. Poi la vita quotidiana irrompe di nuovo senza lasciare più traccia della vera me. Così indosso la mia maschera e vado avanti.»

Quelle poche parole diedero a Grace un senso di libertà, cosciente però che anche quella “liberazione” sarebbe durata finché non avesse rimesso piede in paese.

Jeremy non si aspettava certo quella risposta, molto somigliante a quella che avrebbe potuto dare lui benché i motivi erano sicuramente diversi. Aveva pensato che forse ciò che turbava... Grace - era quello il suo nome, giusto? - fosse un qualcosa di passeggero; la volta precedente gli era sembrata una donna “viva”, sicura di sé, energica, adesso, invece, aveva davanti a sé, probabilmente, la vera Grace e, ancora di più, non sapeva cosa fare, cosa dire. Magari anche a lui faceva bene aprirsi un po' con qualcuno, i suoi colleghi conoscevano la sua storia e lo commiseravano, nessuno era mai riuscito a non fargli pensare alla disgrazia che lo aveva travolto. Soltanto Mary gli regalava qualche attimo di spensieratezza quando lo invitava per cena e si ritrovava sommerso dalle risate dei suoi bambini: Jeremy adorava quelle creature che, ignare del suo dolore, lo coinvolgevano nei loro giochi. Dopo cena, poi, scambiava qualche parola con il marito di Mary che riusciva a distrarlo mostrandogli la sua collezione di orologi antichi, incuriosendolo con la storia di ognuno di quei reperti d'antiquariato.

“E se anche lei provasse pena per me?” pensò Jeremy, nonostante Grace non gli avesse rivolto alcuna domanda. Doveva fare in modo che il discorso rimanesse su di lei.

«È così un po' per tutti. Dubito esista qualcuno che non abbia fantasmi dentro di sé. Di cosa ti occupi?» le chiese, cambiando argomento e passando al tu in maniera del tutto spontanea.

«Aiuto mio padre nel suo negozio, quello di orologi vicino alla piazza delle tre fontane. Diciamo che lì di “fantasmi” ce ne potrebbero essere parecchi» disse Grace sorridendo quasi divertita, seppure aveva capito benissimo Jeremy a quali fantasmi si riferisse; dentro di sé era cosciente di averne molti e ammetterlo avrebbe significato stravolgere la sua vita.

«In che senso?» chiese lui curioso.

Grace gli raccontò da quanti anni esistesse la Find Your Time e di come lì ci si sentisse immersi in un tempo indefinito, avvolti dal passato che aleggiava indisturbato nel presente.
Si aprì a lui raccontandogli poi di sua madre, di quanto le mancasse, lo fece con una tale disinvoltura che solo dopo aver parlato tanto si scusò per averlo probabilmente tediato. Ma Jeremy era rimasto ad ascoltarla con piacere - stupendosi improvvisamente di se stesso - nonostante la tristezza che scaturiva dalle parole di Grace. Non solo aveva capito che quella ragazza aveva bisogno di sfogarsi, ma non si era nemmeno annoiato come succedeva sempre quando qualcuno parlava con lui.

«Sai, non ho parlato di mia madre con nessuno da quando lei non c'è più e venire qui è un po' come ritrovarla e stare con lei. So che sembra assurdo ma forse è proprio questo che mi fa sentire bene per un po'!»

E invece Jeremy poteva capirla perfettamente; lì, su quell'altura, dove cercava di mandar via i ricordi e togliersi da dosso lo stress dovuto al lavoro e alla vita vuota che conduceva, Melanie gli appariva più viva che mai.
Quasi si sentì di troppo, però, immaginando di profanare un luogo dove madre e figlia potevano ancora stare insieme. Quel pensiero lo fece sentire a disagio, per di più che non ci aveva visto mai nessun altro.
Grace percepì quel disagio e si affrettò a dirgli che quel posto era l'ideale per riflettere, pensare, ricordare...

«Vieni qui quando vuoi trovare te stesso, non ti garantisco che ci riuscirai pienamente ma... aiuta.»

I loro sguardi s'incrociarono, lui vide un leggero luccichio nei suoi occhi, probabilmente illuminati dal ricordo vivo di sua madre, mentre lei non poté fare a meno di notare ancora una volta quel vuoto intriso nello sguardo di Jeremy, chiedendosi cosa potesse mai affliggerlo. Il suo corpo imponente e vigoroso, che agli occhi degli altri poteva farlo apparire una persona forte e sicura di sé, non aveva però illuso Grace: sotto quella corazza c'erano di sicuro rami spezzati e senza foglie.

*******

Tornarono in paese che ormai il sole era tramontato da un po'. Prima di imboccare la via principale, che li avrebbe condotti poi in due direzioni diverse, si fermarono per salutarsi. Grace lo ringraziò per averla ascoltata.

«Forse sono stata anche un po' egoista... nel senso che non ti ho lasciato parlare...»

«Non devi scusarti, al contrario, mi ha fatto piacere ascoltarti e se hai ancora bisogno, io... ecco...» Jeremy si sentì improvvisamente in imbarazzo. Stava per darle un appuntamento? Stava per dirle: “Quando vuoi, ci sono”?

Ma Grace fu rapida a rispondergli di non preoccuparsi, che non era il caso di pensare a lei. Nel farlo abbassò lo sguardo sulla mano sinistra di Jeremy e guardò la fede. Non voleva di certo creargli problemi. Lui si accorse di cosa i suoi occhi stavano guardando e istintivamente si toccò l'anello con l'altra mano capendo cosa frenava quella ragazza. Ma non era certo quello il momento di dirle la verità e che, nel caso si fossero rivisti, non lo avrebbe messo in difficoltà con nessuno. Forse solo con se stesso...

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