Capitolo 17

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Un rumore sordo spezzò quel momento come lo scoppio di una bolla che placidamente fluttua nell'aria. Jeremy e Grace erano rimasti secondi interminabili labbra contro labbra, respirando l'uno il respiro dell'altra, perdendosi in un bacio delicato senza alcuna intenzione di andare oltre. Lui aveva continuato a sfiorarle la guancia, mentre con l'altra mano aveva cercato le mani di Grace stringendole. Avvolti dal silenzio e dal chiarore della notte, si erano sentiti protetti da quel sentimento che stava divenendo ogni giorno sempre più dirompente, ma del quale entrambi ancora ne avevano un certo timore. Perché ciò che provavano era un qualcosa del tutto nuovo, un'emozione simile eppure diversa da quella provata anni prima per chi aveva fatto parte delle loro vite. Quelli erano stati i primi amori, i primi batticuori, sensazioni primordiali che nulla avevano a che vedere con ciò che li stava travolgendo in quel momento. Nonostante si conoscessero ben poco, entrambi provavano attrazione per l'anima dell'altro... Sì, anima! In loro non era mai scattato il desiderio di appartenersi fisicamente, almeno fino a quel momento, quanto il desiderio di conoscersi ed unire i propri cuori. Dentro di sé, entrambi sentivano una strana sensazione di appartenenza all'altro, come se le loro anime si fossero riconosciute e che fino a quel momento erano state schiave dei propri passati.

«Che succede?» chiese Jeremy allontanandosi di poco ma non lasciando le mani di Grace.

«Non lo so... ma il rumore sembrava provenire dalle scuderie» asserì Grace storcendo le labbra.

In quel bacio, seppur flebile, si era completamente persa e poté notare che anche sul viso di Jeremy sembrava trapelare il disappunto per quella improvvisa interruzione.

Un nuovo colpo li fece sobbalzare e tacitamente corsero all'esterno della villa dove trovarono Susan che sembrava impazzita.

«Corinne sta partorendo» disse trafelata la donna prima di precipitarsi in casa.

«Dov'è?» chiese allarmato Jeremy.

«Seguimi!» rispose Grace accelerando il passo e facendo il giro della villa.

Si ritrovarono davanti alle scuderie e gli occhi di Jeremy si spalancarono meravigliati.

«Lei è Corinne» indicò Grace avvicinandosi alla giumenta e accarezzandola.

In un altro box, uno stallone dal manto rossiccio scalciava in preda al panico. «Buono, Yoti, buono!» mormorò ancora Grace avvicinandoglisi e calmandolo.

«Cosa c'è?» domandò, poi, osservando Jeremy ridere di sottecchi.

«Credevo che Corinne fosse una donna» ammise lui impacciato.

«Una donna che partorisce nelle scuderie?»

«Che c'è di strano?!»

«Beh... nulla!» sentenziò concorde Grace e sorridendo a sua volta. Vedere Jeremy imbarazzato la divertì.

Entrambi cercarono di tranquillizzare i cavalli nell'attesa del veterinario che Susan aveva chiamato.

Un'ora più tardi, un piccolo puledrino giaceva accanto a Corinne che stanca e stremata si lasciava coccolare dalle carezze e dalla voce soave di Grace.

Quando lasciò le scuderie, trovò Jeremy seduto su un cumulo di paglia intento ad osservare il cielo stellato.

«Cosa ci fai qui?» gli chiese, poggiandosi con le mani alla staccionata.

«Ti aspettavo» confessò lui.

Sul viso di Grace si accese un timido sorriso. Prima, nella biblioteca, la luce pallida della luna aveva illuminato fiocamente i loro volti. Ora, invece, alcune lanterne non lasciavano possibilità di nascondere il rossore sul suo viso.

«È tardi... Forse sarebbe meglio rientrare.»

«Peccato!» esclamò Jeremy. «Non vedevo un cielo così da molti anni.»

Grace alzò d'istinto gli occhi. «Potremmo adagiarci qui. Si sta bene.»

Poco dopo, entrambi si ritrovarono distesi su un pagliericcio, con le braccia incrociate sotto la testa ad ammirare quelle miriadi di stelle e ad ascoltare quei pochi suoni che la natura offriva in quella notte nuova e tremendamente felice.
Di tanto in tanto si voltavano per guardarsi e seppure le parole non riuscivano ad uscire dalle loro bocche ci pensarono i loro sguardi a parlare l'uno al cuore dell'altra. Poi, come due calamite che si attraggono inesorabilmente, i loro volti si fecero sempre più vicini fino a far sfiorare i nasi. I loro occhi, che si erano cercati fino a un istante prima, si chiusero. Con una mano Jeremy sfiorò la guancia di Grace attirandola dolcemente sulle sue labbra. Quel loro primo bacio rimasto in sospeso sfociò in un turbine di dolcezza e passione, non fu più un contatto blando quello delle loro bocche bensì un richiamo più che naturale a lasciarsi andare.

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Furono svegliati dalle prime luci dell'alba, col cinguettio degli uccelli e una leggera frescura che accarezzava la pelle. Erano al riparo dai primi caldi raggi di sole che si levava sul versante opposto dell'immensa tenuta, cosicché lo spazio antistante le scuderie rimaneva ombreggiato per l'intera mattinata. Eppure, nonostante la dolce frescura, Grace avvertì, una volta che il sonno l'abbandonò ma tenendo ancora gli occhi chiusi, una strana sensazione di calore avvolgerle il corpo ed in particolare il braccio destro. Pian piano si rese conto di essere poggiata a qualcosa che si muoveva lentamente a cadenza regolare ed era come se la cullasse, infondendole una serenità che non provava da tantissimo tempo. Si sentì al sicuro, come un bruco avvolto nel suo bozzolo. Aprì lentamente gli occhi per evitare che la luce l'accecasse e immediatamente capì di non essere in camera sua. In un lampo ricordò cosa era successo la sera prima e di essersi distesa su un pagliericcio ad ammirare le stelle... non da sola. Sollevò lo sguardo e il volto rilassato di Jeremy a pochi centimetri dal suo, che ancora sembrava dormire, le provocò un brivido che la pervase in tutto il corpo, mentre un sorriso nato spontaneo sulle sue labbra accolse qualche istante dopo il risveglio del dottore.

Anche lui, come poc'anzi Grace, aprì gli occhi lentamente colpito dalla luce del primo mattino, non prima però di aver percepito qualcosa adagiato sul suo petto che gli infondeva calore, quel calore che gli era penetrato inesorabilmente fin dentro le viscere stordendolo ma al tempo stesso conducendo la sua anima in un porto sicuro.
Per la prima volta, dopo anni, Jeremy si svegliò col cuore leggero seppure lo sentisse battere all'impazzata sotto il tocco della mano di Grace ancora poggiata sul suo petto, mentre con un braccio la stringeva a sé perdendosi nel suo sorriso ormai per lui contagioso.
Si scambiarono il buongiorno con un leggero imbarazzo nonostante non riuscissero comunque a staccarsi.

Furono i passi quasi vicini del giardiniere a scuoterli prima che fossero beccati in quel gesto così innocente quanto intimo.

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In mattinata raggiunsero l'ospedale. Nonostante non fosse ancora orario di visite, Jeremy ottenne il permesso di far entrare anche Grace, la quale si accostò con cautela e timore al letto di zia Sarah. Temeva che la donna le inveisse contro e potesse star male di nuovo, ma stranamente aveva un'aria rassegnata che quasi la impressionò.

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