4 - Problemi anche tra i vivi

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Se per i due dispersi il limbo sembrava una meta sicura per scoprire come tornare a casa, per chi era rimasto nella terra dei vivi, le cose non erano molto migliori. La madre e la sorella di Nadja erano sempre tese e controllavano ogni specchio, squillo del telefono e ogni segno che potesse dire che Nadja era al sicuro. Ma cosa cercavano di fatto? Non lo sapevano e quindi cercavano qualsiasi segno.
Il padre di Skeleton e la madre erano invece assolti dalle ricerche.
Un uomo dalle vesti nere, lunghe e la carnagione pallida si presentò al cospetto del sindaco. La moglie di quest'ultimo non riconobbe l'uomo, ma il sindaco che conosceva molte persone, lo riconobbe.
- Tesoro torno in municipio, ho un appuntamento irrimandabile. Se scopri qualcosa chiamami. - e baciata la moglie, il sindaco, si portò con lo sconosciuto. La sua visita non era un buon segno per l'uomo. Persino la vicepreside della scuola, era venuta. Era chiaro che non portavano buone notizie.

Una volta in municipio il sindaco chiese di non ricevere chiamate ne persone, il suo tono era uno di quelli che la segreteria non aveva mai visto, duro, serio inflessibile.
- Figlia di Belialuin, chiudi la porta e sigilla la stanza, quanto sto per dire deve rimanere prettamente riservato. Nessuno salvo noi tre dovrà sapere. - disse l'uomo.
- Con tutto il dovuto rispetto sindaco, se come principe dei demoni avete voi stesso avuto difficoltà a trovare l'ingresso da cui la capra sia entrata a scuola, non è più che chiaro quello che sta succedendo? - disse la donna.
- Non sono a conoscenza di una capra che abbia rotto una tua barriera, il che inizia ad avere un senso anche per me. - disse l'uomo in nero.
- Sogno degli eterni, cugino mio, non celare oltre la tua visita in questo momento è molto più che un segno nefasto. - disse l'uomo guardando il giovane uomo.
- Molto bene, signore degli inferi. - disse il giovane e sedutosi prese un sacchetto.
Il sindaco e la figlia di Belialuin guardarono il sacchetto che sembrava fatto in cuoio.
- Gli eterni hanno ben chiaro quello che sta per accadere e Morte in persona ha già fatto presente che i ragazzi non vanno toccati o attaccati, ma purtroppo non ti nego che all'inferno hai dei nemici, signore degli Inferi. Avrai anche il titolo di principe dei demoni, ma hai sempre e sempre avrai dei nemici. - inizio tirando fuori un fiore di crisantemo dal sacchetto.
La figlia di Belialuin guardò il fiore di crisantemo.
- Cosa vuoi dire Sogno degli Eterni? Che la profezia è irreversibile? - disse la donna.
Il giovane pallido negò.
- La profezia parla di innocenti. Il figlio del sindaco agli occhi degli dei ha una colpa. - disse il giovane.
La donna confusa guardò i due uomini.
- Non ne era conscio. Era solo un bambino. - disse l'uomo.
- Ade, ora smettila. Un uomo deve andare da vivo all'inferno o non rivedrete i ragazzi. Più sono maggiori sono le possibilità che tornino tutti i tuoi figli! - lo rimproverò il suo ospite.
- Sogno degli Eterni ti prego di andare. Ora come ora non possiamo sovvertire la profezia. - replicò Ade rivelando del fuoco al posto dei capelli.
Il ragazzo si allontanò con riverenza e se ne andò.
Una volta che Sogno degli Eterni poi fu uscito, i due presenti nella stanza si guardarono.
- Cosa intendeva con il fatto che tuo figlio non è innocente? - chiede la donna. Ade tacque.

Nel pomeriggio Ade era rimasto in studio a cercare tra i suoi volumi personali una soluzione, mentre la figlia di Belialuin era tornata ai suoi doveri di vicepreside.
Un bussare alla porta lo distolse dai suoi pensieri.
- Il signor Laufeyson vuole vederla. Lo faccio entrare? - chiese la segretaria del sindaco.
Ade si destò da una serie di pensieri.
- Chione fallo passare, poi contatta mio fratello, devo ricevere dei documenti urgenti da lui, ti prego di mettere questo compito in cima alla lista delle tue priorità. E se spenderai qualcosa sarò io a restituirti il tutto con gli interessi. - disse mentre si ricomponeva. 
L'uomo, un signore con un giaccone lungo di velluto verde scuro entrò nella stanza con un bastone da passeggio al proprio fianco ed un elmo caprino sulla testa.
- Il divino Ade, non sapevo ti fossi ritirato a vita privata per fare il sindaco di una città fuori dai radar. - disse il signor Laufeyson. - Mai visto un cronide cadere tanto in basso. -
- Loki... sei l'ultimo essere che volevo vedere ora. Cosa vuoi? - chiese Ade come se stesse ringhiando.
- Che significa cosa voglio? - chiese l'uomo con un sorriso molto ambiguo.
- Loki, signore degli inganni ti do tre secondi prima che ti esorcizzi da questo posto. - sbraitò Ade tirando fuori un librone nero.
- Calmati Ade, sono solo venuto a offrire il mio aiuto. Se non sei più in grado di fare il sindaco posso prendere il tuo posto. - disse subito l'uomo presentando un rotolo con delle firme.
- Sono riuscito a ottenere i consensi necessari per sfidarti un una regolare elezione. - disse presentando il rotolo al suo sfidante. - Accetti o ti fai per vinto già ora? - disse poi.
Ade prese il rotolo e lo impugnò. - Secondo le antiche leggi, senza magia, senza trucchi e senza manipolazioni passate o foture, ne nostre ne di terzi, sia una lotta umana. - disse guardandolo negli occhi mentre il rotolo si infiammò.
Una voce di donna risuonò nella stanza.
- La sfida è partita lo stige ha parlato e le sue acque vi hanno asperso. - disse la voce mentre uno spruzzo di acqua partì da una testina splitter dal soffitto.
Loki ringhiò ma d'altronde non poteva sapere di finire sotto un giuramento dello Stige.
Offeso, Ade venne lasciato da Loki il quale non si accorse di essere completamente asciutto.
Una volta nuovamente solo Ade gridò e la foda Chione venne a lui. - Chiamato signor sindaco? Vostro fratello verrà nella serata. - disse la donna.
- Non ti ho chiamato per quello. Contatta mio figlio Nico. Che torni subito qui. Avrò bisogno del mio braccio destro. - disse l'uomo.
- Ma signore, e Skeleton? - chiese Chione manifestando la sua preoccupazione.
Ade prese nuovamente fuoco come era successo con Sogno quello stesso giorno.
- Credi che non sia preoccupato? - disse urlando per poi tornare normale.
- Mi scusi... - Chione gli mise prima una mano sulla spalla e poi lo abbracciò. - Ade, da quando mi hai fatto uscire di prigione ti devo tutto e lo sai, ma non ti nego che di essere preoccupata anch'io per o ragazzi. D'altronde li ho visti crescere come una zia, sono preoccupata per loro come fossero figli miei. Te ne prego, lascia gestire a me la tua elezione, sarà il mio modo di salvare i ragazzi. - disse Chione.
Ade si rasserenò, e chiuse gli occhi per farsi stringere dalla segretaria. Era visibilmente teso e frustato. Erano due giorni che i ragazzi non si trovavano perché all'inferno.
- Chione, richiama Nico. Sarà meglio che porti ai ragazzi alcune cose che potrebbero fargli comodo. Zaini, vestiti, e altro. Viaggiare con uno zaino sarà pratico e meglio che essere allo sbando. - disse Ade.
Chione sorrise. - Questo è il mio sindaco. - disse poi per cercare di contattare Nico.

L'altra commedia. L'inferno che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora