8 - Il sacrilegio del figlio di Ade

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Cosa aveva raccontato Nadja a Virginia? I fatti risalivano a quanto sia lei che Flare, che Skeleton avevano quattro anni.

Nel mattino di una fresca giornata autunnale, Nadja, Skeleton e Flare giocavano nel giardino dei gemelli. A far loro da baby sitter, la sorellastra dei gemelli, Robin, con la sua fidanzata. Le due erano rientrate un poco per preparare ai bambini la merenda e cambiare il pannolino di Sky che, nonostante avesse tre anni, non riusciva a usare il vasino.
Mentre le ragazze erano dentro, Flare aveva proposto di giocare a fare i cavalieri. Lei sarebbe stata una strega potente come, secondo i racconti, sarebbe stata sua madre, mentre Skeleton, emulando il padre, sarebbe stato un prode eroe cavalleresco.
Nadja come ogni volta era intenta a fare la principessa. I tre giocarono per ore e ore fino a che Flare non disse una parola sbagliata, una specie insolita di insulto e Skeleton la picchiò. Nadja corse dentro casa spaventata e decise di nascondersi sotto il divano.
Quando Robin giunse sul posto Flare era quasi morente, inspiegabilmente ustionata e Skeleton rannicchiato in un angolo terrorizzato a cantilenare che non era stato lui e che voleva bene alla sua sorellina. Lo cantilenava spaventato e terrorizzato. Intorno a lui un'energia nera si era appollaiata come un gufo sulla sua testa. Una serie di spiriti neri uscirono attorno al bambino spaventandolo ancora di più e lo rimproverano duramente. Gli ricordavano che se Flare stava male era colpa sua, che era sacrilegio che Skeleton avesse quasi ucciso la sorella.
La madre dei gemelli torno in casa e avvertita della situazione porto dalle suore il bambino perché lo benedicessero e lo confortassero per cacciare gli spiriti che, con prepotenza, assalivano il bambino per terrorizzarlo.
Quando la situazione si fu calmata e sia Flare che Skeleton erano fuori pericolo le suore spiegarono i fatti ai genitori e di come, secondo loro, tale sacrilegio avesse richiamato lo spirito più nero e vendicativo di tutti sulla famiglia.

Quella sera stessa anche il sindaco e sua moglie ricordarono l'argomento.
- Ricordi cosa disse la madre superiora? Lo spirito del peccato originale è più forte nei miei figli, uno spirito talmente nero che ha reso Skeleton sacrilego... - disse l'uomo bevendo del brandy. Era visibilmente turbato.
- Non capisco cosa ci sia di sacrilego in una liti tra bambini. Non l'ho mai capito. Era prevedibile che i nostri figli avendo eredito anche i nostri poteri si sarebbero fatti del male. - disse la donna guardando il marito.
- Consci la storia di Caino ed Abele? - chiese l'uomo a sua moglie, ed ella annuì.
- Bene, io non presi la parola di Dio sul serio in quel tempo. Da poco avevo il mio potere, mi sentivo invincibile. Decisi ti togliere di mezzo Caino per il suo peccato. Fu allora che fui maledetto. Ma non fui maledetto da Dio, ma da Nemes. Secondo lei impedire la giustizia di Dio era un atto violento e sacrilego come altrettanto era sacrilegio il gesto di Caino. Ella maledisse la mia progenie e predisse che se un figlio ma di Ade ne uccidesse un altro, grandi calamità si sarebbero asperse sul mondo e sulla mia sposa. Ora quando Skeleton dette fuoco a Flare devo confessarti che ho avuto timore che le parole di Nemes si fossero avverate. - disse l'uomo guardando la propria sposa.
- Ade... - sospirò.
- Morte degli Eterni ha impedito che Flare morisse ma così facendo ha dovuto prendere un'altra vita. - disse lui rammaricato. Ed iniziò a spiegare che parlava di una figlia di Ecate nata abortita. La donna chiuse la mano in un pugno portandolo al petto per il rammarico. Flare dalla serratura, osserva e ascoltava in devoto silenzio, come un servo ascolta umilmente il suo signore.
La moglie del sindaco guardò suo marito.
- Quanti figli hai perso sino ad ora? - chiese lei guardando il marito un faccia. L'uomo deglutì come se avesse un boccone amaro da portare giù lungo la gola.
- Se si esclude la mia Bianca ed i figli divini che hanno preso le distanze dopo il mio allontanamento da Persefone? Solo uno di loro ha rancore verso i suoi fratelli. Egli all'avvento di Molock sarebbe dovuto essere noto come cavaliere della pestilenza, lo avevo chiamato Pestilence, ed è l'unico figlio che io abbia avuto da Apollo. - disse guardando fuori.
La donna lo guardò confusa. - Devi sapere che fuori dai miti noti ci sono state due punizioni di Apollo. La prima di cui egli stesso perse memoria risale a circa gli anni sessanta dopo Cristo. In una locanda parlavo con quella che, al tempo che fu, pensavo fosse una donna. Scoprii piu avanti che era Apollo. Zeus decretò che Thanatos ucidesse Pestilence che era divenuto contro il mio volere, un abile arcere. Naturalmente la storia venne sempre taciuta e fu eliminato il problema. Io non fui punito per la mia ignoranza, ma Pestilence non nacque mai in forma umana e ciò lo rese un demone in tutto e per tutto.- disse l'uomo con rammarico.
Flare continuava a spiare i genitori dalla porta. Capiva poco dei loro discorsi.
- Quindi tu temi che se mai Flare e Skeleton dovessero venire alle mani per qualsiasi motivo... - la donna ebbe paura di finire la frase sebbene il tacito silenzio dell'uomo lasciava ben intendere a cosa si sarebbe potuto andare incontro.
- Sulla mia scrivania che un sacchetto di sabbia nera. Tienilo tu. - si limitò a dire. - Tu e Stella seguite i ragazzi io non ce la faccio. - disse poi versandosi da bere.
La moglie guardò suo marito molto amareggiata.
Quello che un tempo era un olimpico temuto, ora dinanzi ai problemi, non poteva rimanere a guardare spogliato dei suoi poteri.
Poche ore più tardi leggendo il giornale locale il sindaco della città non poté non notare che il proprio avversario politico di questi fatti ne stava già facendo arma e propaganda.

L'altra commedia. L'inferno che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora