12 - La gara

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Un momento, un solo momento ed un gong diede inizio alla sfida. Silenzio, non una canzone alla radio, non un suono o un sussulto, ne nulla. Nulla sembrava animare quella che pareva la partenza di una vera e propria gara olimpica.
Nel silenzio del momento tutto era pronto i ragazzi correvano per gli scaffali ma non sapevano cosa prendere, ogni oggetto era fatto d'oro e non sembrava fatto minimamente per essere toccato. Bottiglie di ogni sorta di forma, buste di ogni ogni ben di Dio, tutto quello che era desiderabile comprare era li sotto i loro occhi e tutto d'oro.

Fuori dal negozio Khonshu e Mammon seguivano la gara con fate trepidante. La libertà di Khonshu e il non poter interferire rendeva i due custodi dell'avidità molto irrequieti.

All'interno della struttura intanto Skeleton e Nadja se la prendevano comoda esaminando i singoli scaffali cercando cose che non fossero fatte d'oro. Ed ecco incontrarono una prima coppia sul loro cammino. I due dannati non sembravano conoscersi né andare d'accordo.
- Spiga quel carrello signor Montgomery, non voglio stare in questo inferno ancora a lungo... - disse la donna. Erano un uomo ed una donna. Lui vestito elegante con un completo color carta da zucchero camicia bianca e cravatta nera. A giudicare dal suo apetto, l'uomo, il signor Montgomery, non aveva meno di settant'anni. I pochi capelli visibili, disegnavano un'ampia chierica che ostentava nella poco folta capigliatura che, come un cerchietto di pelo bianco, andava da orecchio a orecchio. La corporatura esile e il naso lungo facevano ben intuire che fosse una persona tutt'altro che raccomandabile. Alle mani due manopole giallo oro rendevano difficoltoso prendere l'oro.
- Mi ascolti signorina CC, se non le sta bene lo prenda lei.- replicò il signor Montgomery.
La donna accanto a lui, invece, la signora CC, indossava un taglieur nero, con una camicia rosa pallido che si faceva ben vedere con il girocollo di perle che brillava su di essa e con gli orecchini abbinati. Nonostante dava segno d'aver un'età matura anche lei, la signorina CC, non sembrava portar male la propria veneranda età, coperta, nonostante l'ambiente squallido dell'inferno da un buon trucco, leggero ma marcato quanto basta perché spiccasse un minimo il rossetto sulle labbra.
CC e Montgomery sembrano legati tra loro da una catena stretta alla vita, anch'essa apparentemente fatta d'oro. Quando CC provò a ricevere l'oggetto d'oro, quello, come se fatto di cera fresca, le cadde dalle mani e si ruppe rivelando che in realtà le mani di CC, erano letteralmente bucate, due buchi sulle palme che le rendevano difficoltoso anche prendere gli oggetti.
Nadja e Skeleton guardarono la cosa esterrefatti vedendo che il pavimento era pieno d'oro in monete, frammenti simili a vetro e altri simili a fango.

Virginia cercando di distogliere lo sguardo da ciò che accadeva oltre la barriera formata dalle casse, pregava in cuor suo che se ci fosse un dio esterno ai fatti che potesse aiutarli, che fermasse quella follia, se non era volontà di Dio che tale gara fosse fermata, che quanto meno non permettesse ai due di farsi male.
La profezia era lì col fiato sul collo dei due giovani ragazzi. Silenzio e l'unica cosa che si sentiva. Quello e un minimo di litigi.
Pig Slayer, nonostante tutto seguiva dato il suo silenzio e sembrava ben intento e non fare nulla di particolarmente strano. Virginia più distoglieva lo sguardo porta solo sul ragazzo accanto a sé, più si chiedeva come facesse a mantenere la calma o una parvenza di essa. In fondo non era facile che Virginia si interessasse a lui. Pig Slayer iniziò a scrivere in terra attirando su di sé le attenzioni sia dell'anima mai nata, sia di Mammon e Khonshu. I tre erano egualmente confusi. Se non era scritto nulla sul pavimento, cosa disegnava? Scriveva? Cosa?

Intanto dentro il supermercato altre coppie di anime sembravano avere lo stesso problema. Il luogo era pieno di oggetti che davano il miglior contributo alla resa della scena. Prodotti in oro erano presi da un'anima con le manopole che goffamente lo dava a quella con le mani bucate perché quest'ultima provasse a metterlo nel carrello.
- Troppo facile sin qui. - disse Skeleton. Di solito, anche se lui per primo non lo dava a vedere, era sempre pensieroso e turbato da qualcosa. Ma più egli guardava quelle anime in pena alla voglia di comprare e possedere tutto, più c'era qualcosa che lo turbava nel profondo.
- Più che altro non ho capito il tuo piano. - fece Nadja volendo chiarire il dubbio sulle bottiglie di latte. Skeleton sorrise.
- Non temere, se ti fidi di me il nostro piano avrà successo. - si limitò a commentare il ragazzo. Era sorpreso che Nadja non avuto di che dispiacersi. Egli sapeva bene che la sua amica era molto sensibile e che a dispetto di sua sorella, a lui, Nadja, non avrebbe mai raccontato più di tanto.

L'altra commedia. L'inferno che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora