11 - Scommesse al supermercato della luna

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Quando quello che sembrava il sorgere del sole i ragazzi si destarono dal sonno, Virginia e Nadja sembravano molto più unite di prima. Sentivano che in qualche modo il loro legame era come più unito. Tutta apparenza o suggestione? Difficile dirlo ma una cosa era certa, le ragazze erano intenzionate a lasciare l'inferno!
A rendere la cosa più dura il fatto che Hela volesse i ragazzi fuori dai giochi in tutto e per tutto. Nessuno doveva lasciare il luogo della dannazione eterna senza rimpianti, sembrava essere quello lo scopo della dea. O quanto meno questa era l'idea della giovane Nadja.

Appena i ragazzi varcarono il cancello dorato, dinanzi a loro un uomo in vesti bianchissime come fatte di latte, sembrò dar loro il benvenuto. Egli portava quella che aveva tutta l'aria di essere una divisa di un inserviente dei grandi magazzini. Pantaloni e polo d'argento e un grembiule bianco, a dir poco immacolato, che sembrava stonare l'inferno stesso. La postura dell'uomo era era regale e il suo collo cinto da una collana tribale con pendente quello che sembrava il teschio di un uccello. L'uomo, pelato tanto da sembrare un santo sotto l'illuminazione di quella specie di supermercato, sorrise. 
- Il mio nome  è Khonshu, sono il dio della luna e del tempo in Egitto. - disse passando loro un carrello vuoto. Mentre meccanicamente si apprestava a compiere tale gesto si rese presto conto che i ragazzi erano vivi. 
- Che cosa curiosa non avete la nostra carta fedeltà... - si limita a commentare. -Chi siete? - chiese poi incuriosito dalla cosa. I ragazzi tacquero, ma PigSlayer voleva farsi avanti, non riusciva  a non esplodere. 
- Uccellaccio di malagurio... tu brutto gufo spennacchiato... - lo insultava rabbioso.
In passato i due si erano incontrati ed a giudicare da PigSlayer non sembrava essere un incontro piacevole. Khonshu lo riconobbe. - Allora testa di maiale, ce l'hai ancora con me per quel demone che non hai ammazzato? - disse il dio egizio per sbeffeggiare il ragazzo. 
- Taccia Khonshu!- lo rimproverò Skeleton. - Lei deve un favore a mio padre o erro? - disse lui mentre lo guardava molto storto. Khonshu infatti non era li per fungere da guardiano ma anche da peccatore. - Se non erro fu Ade ad alleggerire la tua pena qui. - proseguì il ragazzo. 
Il commesso in bianco annuì. D'altronde ricordava bene quel giorno. Aveva perso tempo con delle scommesse e non permesso il suo patrocino ad una missione che avrebbe salvato il mondo dalle brame del serpente Apophis. Non era insolito che il serpente del caos cercasse ospiti da soggiogare per cercare di avere potere sugli altri o per svegliarsi dal suo letargo divino che sembrava essere oggetto di serie preoccupazioni da parte del resto del mondo. 
- So bene che intendi, il gioco d'azzardo, mia delizia, mi fu croce pesante. - disse il dio egizio a consolidare la precedente affermazione del ragazzo. 
- Il cronide che qui ti ridusse la pena a suo tempo, ora dipende in parte da te. - disse Skeleton. Nei suoi occhi una fiamma azzurra era visibile dal punto di vista di Khonshu, che sembrava riconoscere il ragazzo come figlio del dio greco. 

Dopo alcuni istanti di silenzio il dio egizio si assentò per coprire l'unica cassa che sembrava essere presente in quel luogo infernale. Il girone non sembrava minimamente diverso da un grosso supermercato. Ora Virginia aveva ben chiaro dove si trovavano, e più guardava quel posto, meno vi voleva rimanere. 
-Siamo tra gli avari, vi prego tagliamo la corda. - disse la ragazza rabbrividendo in modo molto palese.
Alla cassa intanto il dio egizio sembrava non sodisfatto dei suoi clienti. - Dovete riempiere il carrello, l'acquisto è obbligatorio in questo girone dell'inferno. - diceva loro. Ed i due figuri penitenti, rientrarono in mezzo al supermercato. Khonshu che non voleva che le anime dannate lo lasciassero, fece un sorrisetto malizioso. -Ragazzi che ne dite di fare un gioco con me?- disse tutto gongolante ed orgoglioso. - Vorreste insegnare a queste anime peccatrici come si fa la spesa? Dovrete solo mettere nel carello che ora vi do almeno un oggetto. Se una cosa cade in terra non potrete raccoglierla, questa è l'unica regola e restrizione di questo posto.- disse il dio egizio. Erano anni che non vedeva l'ora di andarsene. Era risaputo che sarebbe subentrato al suo posto un guardiano vivo, che avrebbe dato libertà a quel che di umano era rimasto della sua persona. 
-Per rendere ancor più interessante il gioco, solo i vivi potranno partecipare. - disse per garantirsi la vittoria. Tra se il dio egizio pensava che se i ragazzi fossero rimasti li, Ade avrebbe dovuto rialzare la posta per riaverli. Il tempo e la luna, come mutevole e perfido giudice aveva ormai stabilito la sua ingiusta sentenza. Ade lo avrebbe liberato per riavere suo figlio ed i suoi amici liberi. 
Ascoltando la proposta Virginia scuoteva la testa mentre il PigSlayer non proferiva parola. Di solito non sentir parlare il ragazzo dalla testa suina era normale, ma in questa circostanza anch'egli, come Virginia, aveva avuto delle brutte, anzi bruttissime sensazioni.
Skeleton invece sapendo che essendo lui vivo non incappava in alcuna penalità, ma anzi di poterne contare come vantaggio, si mostrò molto sereno. Nadja mise una mano sulla spalla del figlio del sindaco, e gli sorrise. -Mi fido di te amico mio- disse lei come se, pur non avendo capito la reale gravità della cosa, si fece coraggio e sorridendo gli rimase accanto.  
Dopo che Skeleton ebbe accettato i due presero un carello e si guardarono con una complicità molto seria. Volevano vincere. - Eccellente... davvero eccellente.- disse il dio egizio. -Solo perchè lo sappiate, l'inferno non vi farà vincere tanto facilmente. Infatti scommetto la mi libertà che non porterete la missione a termine prima che giunga la notte. - disse mettendo sul piatto della puntata la sua permanenza, certo di poter riuscire a scappare. Nadja lo guardò avendo un'idea migliore. - Se vuoi scommettere con noi devi essere innocente. - disse la ragazza avendo in parte intuito il piano del dio egizio, il quale, in virtù della sua idea di scappare si limitò a non rispondere ma piuttosto a deviare la domanda in modo filosofico. 
- Innocenti all'inferno non c'è ne sono ragazzina. - gli replicò come a fargli ben capire che se avessero accettato o meno era una loro scelta. In sottofondo si udì battere le mani tanto che l'intero luogo si girò per ammirare l'essere che le batteva.

L'altra commedia. L'inferno che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora