7 - Roseto Nero

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Nel mondo dei vivi erano passate a malapena quarantotto ore dalla sparizione dei ragazzi e tutto il paese era in fermento. Chi li cercava nel cimitero, chi per i boschi, altri ancora lì cercavano perfino all'obitorio, ma nulla. I ragazzi per il paese si erano dati a fuga certa.

All'inferno invece, il tempo sembrava scorrere come meglio desiderava, tanto che li erano passati già quattro giorni se non di più.
Il cammino si faceva arduo e le forze dei due ragazzi mortali sempre più incerte. Giunsero, nel mezzo del loro cammino discendente in un giardino. La cosa destò molto stupore fra i ragazzi ma Virginia non sembrava stupita, anzi, a dire il vero la ragazza sembrava molto irritata di trovarsi li. Era come se non sarebbe mai voluta passare per li.
- È il giardino delle anime mai nate noto anche come cimitero degli iracondi... - disse Virginia con un filo di voce.
- Sembri a disagio, vuoi proseguire o fermarti? - chiese Nadja. Virginia però scosse la testa.
- In teoria questa è casa mia. Essendo figlia di un fantasma e di una dea, io ho un'anima ma sono nata abortita perché non avevo in me la forza della vita, ne potevo averne perché senza carne e ossa. - disse lei a disagio. Ma Skeleton la abbracciò e poi Nadja e persino PigSlayer si unirono all'abbraccio. I ragazzi le dettero una sensazione di calore che Virginia non potettete risparmiarsi dall'arrossire.
- Grazie... - sussurrò ricambiando il calore dei suoi amici.

Dopo essersi rinfrescata ad una piccola sorgente la ragazza si riprese e iniziò a spiegare bene il luogo.
- Qui sono ad ora ospiti le anime mai nate e quelle vittime del peccato di ira. Entrambe sono piante. Sembra, detta in questo modo, che l'inferno si sia dato al giardinaggio, ma non è così. - disse per poi cogliere una rosa nera, mostrandone il fondo ai suoi compagni di viaggio.
- Vedete questa pianta? Le attaccature dei petali sono bianche ma i petali neri. A cosa pensate sia dovuto? - chiese Virginia dopo che la rosa si sgretolò nelle sue mani. Nadja osservò la cosa, così anche PigSlayer e Skeleton, ma mentre Nadja e PigSlayer erano confusi, Skeleton sembrava conoscere la risposta.
- Sono le rose dell'ira vero? Un fiore infernale che si nutre di anime e dei loro rimpianti. - disse Skeleton. - In natura, tra i vivi crescono solo in cimiteri, luoghi di morte o di forte rabbia. Di solito mio padre le estingue da giardino se le vede fiorire. - si limitò a commentare il ragazzo.
- Dici bene figlio di Ade... le rose nere tuttavia sono anche un arma molto potente... - disse un giovane di aitante bellezza, di labbra carnose e capelli di cristallo dai riflessi turchesi. Indossava un'armatura nera dai riflessi dorati. Se non fosse per le spalle ben piazzate di sarebbe potuto definire una donna.
- Sinora hai detto il vero, tuttavia, la regina Hela, non vuole che andiate oltre. Qui tra queste rose fioriranno anche i vostri rimpianti... - disse il giovane cogliendo quattro rose per poi lanciarle, come pugnali kunai, contro i ragazzi. Ogni rosa al tocco del giovane divenne rossa come il fuoco, come se la rabbia in esse contenta si fosse accesa di colpo. Il colpo del ragazzo, purtroppo, mancò il proprio bersaglio a causa di PigSlayer. Egli col suo fisico muscoloso e ben definito aveva avuto pronti riflessi per poter, grazie ad un abile gioco di spade, deviare i colpi.
- Ho sentito parlare di te, dicono che la tua bellezza non abbia rivali tra i morti... - si limitò a commentare il giovane.
- Il guerriero che puzza di pesce sa chi sono... sono fortunato. Meno spiegazioni... - rispose PigSlayer mentre il suo volto si fece come umano. Capelli neri e occhi verdi, un volto dai tratti femminili e mascolini al tempo stesso.

Nell'aria l'odore di rose si era fatto intenso, petali, come polvere in un film western, volavano per il cerchio. I due guerrieri, sembravano pronti a darsele a mani nude. Entrambi tolsero ogni parvenza di armatura come se dovesse essere chiaro che doveva essere una lotta barbara e brutale tra bellezze.
Skeleton ammirava i due contendenti a bocca aperta, rapito dalla loro bellezza.
Entrambi, infatti, erano rimasti a petto nudo e scalzi, coperti solo da pantaloni scuri molto attillati che evidenziavamo i muscoli delle cosce e delle gambe.
Poi più nulla. Spariti. La loro velocità era tale che l'occhio umano non poteva percepirli. Nadja, Virginia e Skeleton erano immobili sul posto per non essere colpiti.
Tra i colpi però era udibile la loro conversazione.
- Perché proteggere degli esseri tali? - chiese il giovane dai capelli azzurri.
- Loro? Amici! - si limitò a dire PigSlayer mentre menava colpi. Era palese però che sotto c'era anche altro. Egli non era un tipo di troppe parole, ma, ben volentieri si metteva in gioco.
Ogni colpo risuonava ed echeggiava come due bastoni che si scontrano.
- Servimi ed avrai salva la vita - replicò il giovane.
- Amici sono vita... - rispondeva il PigSlayer.
E la conversazione andò così per ore.

L'altra commedia. L'inferno che non ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora