Il week-end, per molte persone, é il momento più bello e più atteso della settimana, bhe per me no.
Perché? Perché quasi ogni week-end io, papà, i gemelli e Madison, andiamo in un villaggio, in una casa al mare.
Sembra bello da come lo racconto, ma non é affatto così.
Passare tre interi giorni con papà che mi critica per qualsiasi cosa che faccio, con i miei fratelli che non mi lasciano in pace neanche un secondo, e con quell'arpia rifatta, porta solo a volerti suicidare.
Il viaggio in macchina poi, é odioso. Sentire le canzoni vecchissime degli anni '50 é una cosa deprimente e ti fa salire il nazismo, perché tu provi a coprirle con la tua musica, ma non funziona.
Inoltre questo posto é pieno di persone grandi, e io non posso stare con nessuno. Per questo a volte invitiamo Kat, ma questo week-end non é potuta venire.
Dopo circa un'ora e mezza arriviamo. Mi guardo intorno e il paesaggio é sempre lo stesso. Direi che l'unica cosa bella qui, é il mare.
Senza esitazione mi precipito in spiaggia, come mio solito per rilassarmi.
Mi metto gli occhiali da sole, le cuffie e, relax a più non posso.
Amo fare passeggiate sulla spiaggia e guardare il mare, é uno spettacolo davvero unico. Certe volte mi capita di rispecchiarmi in lui, d'altronde chi non si rispecchia nel mare? Si infrange sempre contro gli scogli, con una grande forza, come se volesse oltrepassarli senza mai riuscirci, eppure ci riprova sempre. Come noi. Rappresenta quella forza che ha ognuno di noi, che ci aiuta a riprovare ogni volta che falliamo.
Quando guardo il mio riflesso nel mare, non so precisamente cosa vedo di me. La mia immagine sembra sfocata, o meglio, io sono sfocata.
La sabbia sotto di me é calda, ma non tanto, é quella sabbia che é piacevole sentire sotto i piedi. Il sole sta tramontando e il mare sta diventando più calmo
Mille pensieri mi inondano la testa fino a quando mi scontro con qualcuno. Borbotta uno 'scusa' e quando alzo la testa e lo guardo mi sembra fin troppo familiare, eppure non l'ho mai visto qui e qui, io conosco tutti.
Dopo essersi scusato va subito via. Chi sarà mai? Dove lo avró già visto? Smetto di pensarci non appena vedo il chiosco dei gelati e non posso non precitarmi a prenderne uno. I gelati sono troppo buoni, e ogni volta che mi capita un gelato davanti non capisco più niente.
Quando guardo l'orologio mi accorgo che sono passate due ore. Come vola il tempo, a me sembravano solo dieci minuti. Corro subito verso casa prima che mi chiami papà infuriato.
Devo ammettere che oggi non é stato proprio un giorno da suicidio. Sono stata il più lontana possibile da Madison ed ha funzionato, per mia fortuna. I miei fratelli sono stati per conto loro e mio padre, bhe lui é mio padre.
Ogni sabato sera, a pochi passi dalla casa, c'é un locale carino, dove vi possono entrare solo le persone del villaggio. É un posto accogliente, si balla, si fa il karaoke, si gioca a carte o si fanno giochi da tavolo. Insomma si fa un po' di tutto. Io ci vado sempre perché adoro quel posto, anche se é un po' da sfigatelli andare da soli. Pazienza.
Inoltre c'é un bancone dove vado sempre a prendere un cocktail che adoro, proprio come sto facendo adesso.
Questo posto é abbastanza frequentato e non é poi così terribile come pensavo.
Il karoke, poi, é la cosa che amo di più in assoluto. Canti e tutti ti ascoltano. Si crea un'atmosfera indescrivibile tra chi canta e chi ascolta e poi, quando si canta, si pensa sempre a qualcuno, ed é questa la caratteristica più bella del canto.
Mentre osservavo ed ascoltavo chi cantava qualcuno si avvicinó a me, ed era di nuovo il ragazzo di prima.
-Ma tu sei Gaya?- mi chiese.
-Mmh si, ci conosciamo?
-Non esattamente. Comunque mi presento, mi chiamo Harry.No, non puó essere. È l'Harry di cui parlava Lucas? Quello che dovrebbe essere il cugino di Ethan? Ecco perché mi sembrava così familiare. Dovrei chiedergli se é davvero il cugino di Ethan? Nono, devo chiederlo a Ethan. Sono rimasta senza parole.
-Ah, allora piacere.
-Lucas mi ha parlato tanto di te, finalmente ci conosciamo.- mi sta guardando con un'aria di sfida che non mi piace per niente.-Ah si?
-Si, io e lui siamo molto amici.- sembra che voglia sottolineare il 'molto'.
-Oh, mi fa piacere.Sorride. Un sorriso strano, di certo per niente amichevole. Ma cosa ci fa qua? Non l'ho mai visto.
-É la prima volta che vieni qui?- gli chiedo.
-Si, tu?
-No, io vengo già da un po' di tempo.
-É un po' palloso questo posto.
-Si, ma non tanto.C'è un silenzio imbarazzante, che non so come rompere. Devo dire che questo ragazzo non mi piace per niente. Vorrei chiedergli se é davvero il cugino di Ethan, ma voglio che sia il mio migliore amico a dirmelo.
-É simpatico Lucas, eh?- grazie al cielo ha parlato e questo imbarazzante silenzio é scomparso.
-Si, é molto simpatico. Voi due da quanto tempo siete amici?
-Da molto tempo. Siamo quel tipo di amici che fanno solo cazzate per sopravvivere.Gli sorrido non sapendo cos'altro dire. Ed ecco che cala di nuovo il silenzio.
Continuo a bere il mio cocktail. Sono nervosa, questo Harry mi fa agitare, mi mette in soggezione. Devo trovare un modo per scappare dalla situazione. É in questi momenti che serve quella testa bacata di Kat, lei saprebbe cosa fare.
É ancora qui, fermo vicino a me, che guarda non so cosa. Perché non se ne va? Bhe, certo, posso anche andarmene io. Il punto é che non so dove andare, non so cosa fare.
-Sei qui con la tua famiglia?- mi chiede. E noto solo adesso che ha due occhi verdi davvero stupendi.
-Si, con mio padre, la sua compagna e i miei fratelli.
-Anche io sono qui con la mia famiglia. Certo che sono pallose le gite con la famiglia.
-Ti capisco.
-Quando te ne vai?
-Domenica pomeriggio, cioé domani.
-Sai se qui c'é un campo di basket? Sto davvero troppo in astinenza.
-Giusto, tu giochi a basket. Comunque no, credo che non ci sia.Mi guardo intorno, magari vedo mio padre o i gemelli così posso scappare via da questa situazione imbarazzante. Vedo Dylan e lo faccio venire verso di me, senza farmi notare da Harry.
-Dylan, dov'é papà?
-É seduto al tavolo con Madison e dei loro amici- risponde mio fratello.
-É tuo fratello?- domanda Harry.
-Si.
-Che carino.
-Carino non é un aggettivo da dare a un maschio- risponde a sua volta Dylan.Tossisco.
-Okay Dylan, andiamo da papà?
-Ma lui chi é?- chiede riferendosi a Harry.-Mi chiamo Harry, ometto.
-E quanti anni hai?
-Ne ho diciotto.
-Così tanti? Io ne ho solo così.- indica sulle mani il numero sette, facendo ridere Harry.Ho chiamato Dylan qui per poter andare via, non per fargli fare conversazione con Harry. Sarà meglio che intervenga.
-Dylan sarà meglio andare o papà si preoccuperà.
-Uffi io volevo stare con Harry.
-Magari un'altra volta. Bhe, ciao Harry.
-Ciao Gaya. Ci vediamo all'inferno.- mi risponde sorridendo alzando l'angolo destro della bocca.Ci vediamo all'inferno? Cosa?
Spero di non incontrarlo più qui, anche se lo vedró sicuramente a scuola. Non mi é sembrato per niente un tipo amichevole.
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Romance-Sei entrata nel mio posto segreto, Gaya. E non so come hai fatto. Non c'era mai entrato nessuno. -Quale posto segreto? -È qui, proprio qui. Disse indicando il suo cuore.