Due

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Credo sia la quinta chiamata che faccio a quella pazza e lei non risponde. Sul serio, se mi ha dato buca per una qualche cazzata, al prossimo allenamento la ridurrò talmente allo stremo da doverla raccogliere con un cucchiaino. Davvero non capisce che lo sto facendo per lei? È un'occasione... un'occasione per fare meglio, per poterla aiutare a evitare incidenti o peggio, la morte.

Con questo pensiero in testa, stringo i denti e provo a richiamarla per la sesta volta. Se non risponde nemmeno a questa, vado a casa sua e mi sente. Quando il cellulare smette di squillare e finalmente ha accettato la chiamata, non le do il tempo di fiatare. «Ma dove diamine sei finita?!» abbaio, livido.

«Devon» singhiozza.

La rabbia che sentivo fino a qualche secondo fa sembra venir spazzata via in un baleno al suono della sua voce fragile. «Avery? Che succede?» domando allarmato.

«Sono... sono stata picchiata. Io- mi fa male tutto, Dev» piange più forte.

«Dove sei? Ti vengo a prendere» asserisco, mentre mi fiondo verso l'uscita della palestra.

«Non lo so» tira su col naso. «Ho iniziato a correre, mi stava seguendo. Io... io non lo so.»

«Vedi qualcosa? Qualunque cosa potrebbe aiutarmi.»

«Sì! Sì!» esclama speranzosa dopo pochi istanti. «C'è... un'insegna. Credo sia un motel. Si chiama Freedom. Non vedo altro.»

«Va bene. Va bene» mormoro. «Resisti, okay? Sto controllando su Maps» dico intento ad aprire l'applicazione e digitare il nome che mi ha fornito.

«Non attaccare, ti prego» mi supplica.

Lei non supplica, mai. Deve essere grave. Cazzo.

«Avery?!» la richiamo.

«Sbrigati, per favore.»

«Devo attaccare per qualche secondo, tesoro, va bene? Sto chiamando un'ambulanza.»

«No, non lasciarmi sola» continua a supplicarmi.

Stringo il cellulare ancora più forte. «Pochi secondi, te lo prometto. Conta fino a trenta. Ti richiamo» attacco, senza lasciarle modo di ribattere e mi affretto a chiamare il 911. Fornisco loro le stesse indicazioni che mi ha dato Avery e la richiamo.

«Pronto?»

«Sono quasi arrivato» l'avverto, continuando a correre.

«Ti prego, fai presto» trema. È terrorizzata.

«Ci sono quasi» la rassicuro. «Avery!» esclamo quando scorgo una figura rannicchiata vicino a un cassonetto dell'immondizia.

«Dev?» mormora, colma di speranza.

«Eccomi, sono qui» mi accascio al suo fianco, prendendole il volto tra le mani per controllare i danni. «Dio santo» mormoro, notando il viso rovinato.

Il suono della sirena di un'ambulanza mi rincuora. Nei minuti successivi, Avery viene caricata in ambulanza sotto urla strazianti. Inutile dire quanto mi senta scosso al momento. Respira, parla, ciò significa che non può essere nulla di eccessivamente grave, giusto?

Per nostra grande fortuna, l'ospedale non è lontanissimo; dunque, facendomi una corsa, riesco a raggiungere l'ambulanza giusto nel momento in cui tirano fuori Avery. Il cuore batte a mille e non credo sia dovuto alla fatica della corsa. La seguo in sala ma non oltre, la portano in radiologia e lì non posso entrare.

Una quarantina di minuti dopo scopro l'esito: quinta e sesta costola incrinate. Deve riposare almeno tre-quattro settimane e non deve fare sforzi fisici eccessivi.

𝐃𝐄𝐕𝐎𝐍, 𝐇𝐀𝐑𝐑𝐘, 𝐌𝐈𝐂𝐇𝐀𝐄𝐋, 𝐑𝐎𝐍𝐀𝐍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora