Tre

4K 208 54
                                    

Un plettro blu con le mie iniziali incise sopra è quello che Avery mi ha regalato lo stesso giorno che ho chiuso con lei. Un plettro blu è quello che ho deciso di trasformare in una collana da tenere sempre attorno al collo il giorno dopo aver visto lo sguardo sofferente di mia madre.

Ho fatto la cosa giusta.

I sentimenti che ho iniziato a provare per lei non vanno bene, niente affatto. Che succederebbe se iniziassimo una relazione e le succedesse qualcosa? Che ne rimarrebbe del mio cuore se al posto di... se al posto di Darren ci fosse lei? Il solo pensiero di vederla riversa sull'asfalto gelido di un'autostrada, il sangue a imbrattarle viso e corpo, mi spezza in due, mi lascia senza un briciolo di fiato in corpo. Eppure, è questo preciso scenario che ho sognato stanotte.

Eravamo in auto, c'era lei al volante, io ero al suo fianco e Aurora nei sedili posteriori. Stavamo chiacchierando del più e del meno, lei mi prendeva in giro e... stavo per ribattere quando l'auto ha sbandato e l'impatto ci ha fatto perdere i sensi. Nel sogno vedevo il mio corpo sul sedile, vedevo Rora proprio com'era allora e Avery... Dio, lei era in una pozza di sangue, il viso irriconoscibile e il corpo in una strana posizione. Gli occhi color cioccolato mi guardavano giusto un istante prima di chiudersi e il petto... il petto si alzava per l'ultimo respiro.

Se ci ripenso mi viene da rimettere, come ho fatto stanotte.

«Buon Natale, Devon» dice.

Poi gira i tacchi ed esce in fretta dalla stanza. È giusto così. Che se ne vada, che si allontani il più possibile da me.

Scendo le scale, incapace di non seguirla, e la vedo accanto all'attaccapanni, mio padre di fronte a lei.

«Avery. Che stai facendo?» le domanda confuso.

Avery è nervosa, sbatte le palpebre più volte, come se stesse cercando di mantenere una certa compostezza. «Mi spiace, devo andare, Danny» indossa il cappotto e afferra la borsa.

«Eh, no. Ti abbiamo già detto cosa-»

«Danny» lo supplica con lo sguardo. «Devo andarmene. Saluta gli altri per me.»

«Avery-»

«Papà» tuono, il tono monocorde. «Lasciala andare e basta.»

Lei non mi guarda nemmeno. E come potrebbe? Le ho appena spezzato il cuore il giorno della Vigilia di Natale.

Sbatto le palpebre, poi massaggio la mascella coperta da una lievissima peluria.

Qualcuno bussa alla porta; dunque, mormoro un semplice: «Avanti.»

Mio padre entra nella stanza che un tempo ospitava una versione più giovane di me e si accomoda sulla parte finale del mio vecchio letto. «Siamo contenti che hai deciso di restare qui al momento e non ti chiederemo nemmeno il perché, ci va bene e basta.»

Sposto lo sguardo su di lui e noto dei tratti somiglianti ai miei. Scorgo pure tanta stanchezza, però, tanto dolore e mi odio per questo. Se c'è qualcuno che non avrebbe mai dovuto soffrire quelli sono loro, i miei genitori, eppure li ho feriti, ho creato in loro lo stesso foro di pallottola che si è creato in me quattro anni fa. Li ho trasformati nella mia copia e poi me ne sono andato lasciandoli dietro. «Resto ancora una notte, credo.»

Lui annuisce. «Non importa.»

«Lo so.»

«L'hai ferita» aggiunge dopo qualche istante di silenzio.

«Lo so» ripeto. «Ma era meglio così. Non poteva continuare» mi ritrovo a confessare.

Mio padre è chiaramente colpito dalla mia rivelazione, proprio come me. Non credevo che sarei riuscito nemmeno a iniziare una conversazione del genere.

𝐃𝐄𝐕𝐎𝐍, 𝐇𝐀𝐑𝐑𝐘, 𝐌𝐈𝐂𝐇𝐀𝐄𝐋, 𝐑𝐎𝐍𝐀𝐍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora