Immortale

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Qualche giorno prima...

Percy aprì gli occhi e la prima cosa che capì fu il luogo in cui si trovava. L'aveva già capito dai suoni ovattati che sentiva, chiaro segno di essere nell'oceano, ma appena aveva aperto gli occhi aveva riconosciuto il tetto verde, cosparso di conchiglie, della sua camera nel palazzo di suo padre.

Una mano gli accarezzò delicatamente la fronte, scostandogli i capelli dal viso e lui si voltò lentamente, incontrando gli occhi preoccupati della sua matrigna, Anfitrite.

- Ben tornato tesoro - disse la divinità alzandosi dalla sedia su cui era per lasciargli un bacio sulla fronte - Tuo padre ne sarà felice -

- C...che...è successo? - chiese il semidio con la voce impastata.

Sentiva la gola secca e la bocca asciutta.
Non ricordava molto, solo che poco prima era davanti la Brooklyn House a combattere una guerra causata da un capriccio della dea della Magia e poi...il nulla.

Avevano vinto?
Perché era nel palazzo di suo padre?
E perché Anfitrite era preoccupata e lo guardava come se potesse morire da un momento all'altro?

Percy si sentiva strano, un pò stanco si, ma nonostante il ricordo della battaglia si sentiva bene. Sapeva che era dovuto dal fatto di essere in fondo al mare ma quella che sentiva era una sensazione strana, a cui non riusciva a dare un nome.

- Te la sei vista brutta questa volta Perseus - gli disse la donna - Non far prendere mai più un colpo del genere a tutti noi -

- Anfitrite? -

- Dimmi - disse lei con un sospiro.

- Mi spieghi che stai dicendo? Io...non ricordo nulla, solo...che stavo combattendo e poi... -

Una fitta gli arrivò alla testa e si portò una mano tra i capelli, stringendo gli occhi per il dolore, mentre delle immagini che non ricordava gli esplosero nella mente:

Era circondato da mostri che lo volevano morto...

- Resta con me Percy! -

Un dolore al petto...

- Il tuo ragazzo se ne sta andando tra le braccia di Morfeo, tienilo sveglio -

- Più Thanatos direi... -

Una lancia gli spuntava dallo stomaco...

Cadde in ginocchio, mentre le forze lo abbandonavano e Annabeth e Carter lo tenevano...

- Fatelo stendere! Devo estrarla! Nico dammi una mano -

- Ha perso troppo sangue... -

- Torna da me... -

Percy si portò una mano all'altezza del cuore e strinse la maglia che aveva addosso tra le dita, respirando con affanno.

- Percy! Ehi! Che ti succede? - chiese la matrigna.

Ma il ragazzo non l'ascoltava più.
Lui...ora ricordava! L'aveva sentito...la sua anima che scivolava via, si era sentito leggero, aveva smesso di sentire dolore, le voci delle persone che aveva intorno si erano fatte sempre più lontane. Aveva chiuso gli occhi e aveva visto il vuoto assoluto...

Si mise seduto di scatto e la dea gli mise un braccio attorno alle spalle e usò l'altra mano per tenergli la testa premuta sul suo petto, mentre il suo cuore batteva impazzito e l'aria gli mancava nei polmoni.

- Sta calmo...sta calmo... - sussurrò Anfitrite cullandolo - Poseidone! Poseidone, per tutti i mari, dove sei?! -

- Sono morto... - sussurrò Percy calmandosi all'improvviso quando la consapevolezza prese il posto del panico - Sono morto! -

- Sssh.. sei qui. Non è vero - sussurrò la matrigna accerezzandogli i capelli - Sei con noi, Perseus. Ci senti? Il tuo cuore batte forte, stai bene -

Il dio del mare spalancò la porta della stanza, preoccupato, ma quando vide la scena si calmò.
Si avvicinò al figlio e alla moglie e fece un sospiro di sollievo. Si sedette al fianco di Percy e gli poggiò una mano sulla testa e una sul petto, per sentire il suo cuore.

Il semidio lo guardò.

- Stai bene figliolo, adesso stai bene- sussurrò. Poi chiuse gli occhi - Grazie...fratello -

                              ***

- Quindi sono morto sul serio ma sono tornato in vita...giusto? - chiese Percy cercando gli occhi di suo padre.

Era passata qualche ora da quando si era svegliato e sia Poseidone che Anfitrite avevano voluto aspettare che il ragazzo si riprendesse prima di spiegargli quello che era davvero successo.
Era ancora nella sua stanza, al letto, ma era seduto poggiato con la schiena alla testiera e aveva lo sguardo lucido e non più confuso.
Nella stanza era rimasto suo padre, seduto su una poltrona al suo fianco.

- È più complicato di così - rispose il dio.

- Allora spiega, perché non ci sto capendo niente - rispose Percy- Sono stato sia negli Inferi che al Tartaro e sono sicuro che il luogo in cui mi trovavo non era nessuno dei due -

- La lancia che ti ha colpito...non sappiamo se si sia trattato del fatto che sei un semidio greco o se era proprio la lancia ad avere quel potere ma...tu non stavi morendo per la ferita ma perché quell'arma ti stava disintegrando l'anima. Ti stava...annullando, stava per farti sparire da qualsiasi possibile esistenza...-

- Ed è stata...Ecate? -

Poseidone scosse il capo.

- Non può avere quel potere e comunque quando l'abbiamo presa ha detto che non voleva ucciderti, solo metterti fuori gioco per qualche ora, in modo da agire indisturbata...in effetti...la ferita di per se non era grave -

- Quindi? Come avete fatto e riportarmi...qui? - chiese il ragazzo guardandolo.

Non sapeva che cosa significava che la sua anima si stava disintegrando e che cosa comportava.
Non si sentiva diverso...gli sembrava di essere tutto intero.

- Ade e Thanatos, con l'aiuto di Anubi, quando abbiamo capito che la colpa era della lancia egizia è riuscito a recuperare le parti della tua anima e a riportarla indietro - spiegò il dio.

- E quindi sono vivo...ok. tutto nella norma -

Suo padre non rispose ma nemmeno smentì e Percy si voltò a guardarlo, confuso.

- Perché ho la sensazione che stia arrivando un ma? -

Poseidone si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro nella stanza, agitandosi.

- Non arrabbiarti e non andare in escandescenza d'accordo? -

Il figlio lo guardò cominciando a sentire  la preoccupazione. Dopo l'attacco di panico che aveva avuto prima non poteva sapere come avrebbe reagito ad un'altra notizia bomba.

- Il tuo corpo era infettato dalla magia. Rimettere la tua anima lì non avrebbe risolto nulla, saremmo tornati di nuovo a punto e a capo... -

Percy si guardò nel riflesso dello specchio, ancora più confuso perché quello che vedeva era il suo viso e il suo corpo, quindi non capiva che cosa intendeva suo padre. Si alzò la maglia per vedere se il suo addome era ancora nei limiti del normale.

- Papà...ma cosa stai dicendo? -

- Il tuo...il tuo corpo mortale Percy, era il tuo corpo da mortale il problema - spiegò - E Zeus e tutti gli altri dei non potevano davvero permettersi di perderti, non così quindi...hanno ascoltato il mio desiderio ed è stata una decisione unanime -

Il semidio scosse il capo, cominciando ad agitarsi. Aveva capito, stava capendo che cosa intendeva suo padre ma non voleva...non poteva crederci!

- Non potevamo lasciarti in quello stato, non abbiamo avuto scelta - disse Poseidone avvicinandosi - L'unico modo era...renderti immortale -

Exousía TheïkósDove le storie prendono vita. Scoprilo ora