Condannato a morte

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La cella in cui si trovava non era più buia di altri luoghi in cui era abituato a stare. Malfoy Manor non era certo il massimo della luminosità e sicuramente, il luogo in cui lo tenevano da giorni, era più accogliente delle prigioni che c'erano nei sotterranei di casa sua dove suo padre lo aveva portato spesso per fargli vedere che cosa significa disubbidirgli.

La stanza in cui si trovava era piccola, ma aveva una finestrella da cui filtravano luce e aria, inoltre gli avevano anche dato un materasso per dormire.
Aveva ceppi a polsi e caviglie ma era il minimo, non era un ospite, ma un condannato a morte.

Non se ne pentiva, non era un problema. Certo, non aveva vissuto appieno la sua vita, aveva lasciato spesso che gli altri, a partire da suo padre, gli dicessero cosa fare, e della vita che aveva condotto, solo una minima parte l'aveva decisa da sé ma ormai era tardi.
Aveva preso una decisione, una delle poche dopo la cotta che aveva preso per la strega più insopportabile di Hogwarts, ma ne era valsa la pena.
La sua vita in cambio di quella di Hermione Granger.
Per una volta aveva fatto qualcosa di buono.

Forse quello che era successo era lo scotto da pagare per come si era comportato nei suoi diciotto anni di vita, il destino gli aveva mandato il conto: farlo prima innamorare di una persona che aveva sempre odiato, ricambiato tra l'altro, per poi obbligarlo a dare la vita per quella stessa persona.

Sospirò. L'ansia lo stava divorando, non capiva: avevano deciso di ucciderlo, allora perché ancora doveva aspettare? Perché lo lasciavano a marcire in cella invece di dargli il colpo di grazia?
Se era per farlo riflettere sulle sue colpe aveva già dato alla grande.

Sentì il rumore della serratura scattare e poco dopo la porta si aprì.
Sadie Kane fece il suo ingresso.

- Sei venuta a darmi la tua benedizione? - chiese ironico alla ragazza.

Lei scosse il capo, sorridendo amaramente.

- Per me non hai colpe e non meriti questo. Se non me lo avessi chiesto, implorando, di cederti a loro, non lo avrei permesso- disse la ragazza.

Lei era stata reticente fin da subito della decisione che aveva preso il ragazzo, che tra l'altro era diventato il suo protetto. Ma Draco era andato da lei e l'aveva pregata, dicendole che non avrebbe permesso che la ragazza di cui era innamorato morisse e alla fine Sadie lo aveva accontentato.
Aveva pensato a cosa avrebbe fatto lei nella stessa situazione e se al posto di Hermione ci fosse stato Anubi.
Non avrebbe esitato per salvarlo.

- Ho deciso così - rispose il ragazzo - Grazie comunque, per averci provato, ad aiutarmi dico -

Lei annuì e si sedette sul materasso al suo fianco, incrociando le gambe.

- Hai paura? - chiese dopo un pò.

- Di cosa? -

- Di morire, hai paura di morire? -

Draco fissò davanti a sè.
Se aveva paura di morire?
Non ci aveva mai pensato in realtà.
Però...nella sua vita aveva avuto paura, di suo padre che non si accontentava mai e di Voldemort, del mago oscuro aveva avuto paura. Aveva avuto una paura folle quando gli avevano ordinato di uccidere Silente, aveva avuto paura quando sua zia lo metteva alla prova perché aveva la sensazione che il nipote non era del tutto con loro, con i Mangiamorte.
Ma ora?
No, non sentiva quel sentimento che aveva sempre dato per scontato fosse paura.

- In realtà no - rispose dopo averci riflettuto - Ho provato paura nella mia vita ma a questo punto, non la sento. Quindi no...non credo di averne -

Sadie annuì.

- Credo sia un bene - disse - Anubi dice che è un bene se il defunto se ne va con la pace nel cuore, è più facile passare dall'altra parte -

- Non sei arrabbiata con me? - chiese lui.

- E per cosa? -

- Per il tuo amico...- rispose - Pensi che era pronto? O che se ne sia andato tranquillo? -

- Non lo so e non posso saperlo. Dopotutto non passa nel regno dei morti dell'Egitto - rispose Sadie - E no...non sono arrabbiata con te, te l'ho detto, non hai colpe -

Draco sbuffò e si portò le ginocchia al petto, poggiandoci sopra i gomiti.

- Hai intenzione di restare fino a quando non sarà il momento? - chiese dopo un pò il ragazzo.

- Se ti fa piacere, ti darò compagnia fino alla fine -

                                ***

Draco aprì gli occhi quando sentì di nuovo la porta aprirsi. Si era addormentato e non se ne era accorto, poggiato con la testa alla spalla di Sadie.

- È ora - disse Jason aprendo la porta.

- Gli altri...sono andati via? - chiese.

Non voleva che i compagni di scuola e soprattutto Hermione, vedessero il momento in cui lo avrebbero ucciso.

Il figlio di Giove scosse la testa.

- Perché? - chiese il mago - Non voglio che...-

- Glielo abbiamo detto di andarsene ma ci hanno chiesto quest'unica cosa, volevano restare, hanno insistito - rispose Jason - Andiamo, forza -

Si avvicinò al mago e fece per prendergli il braccio per alzarlo in piedi ma Sadie lo fermò poggiandogli una mano sul braccio.

- È necessario? Dovete farlo per forza? Non si può...fare in qualche altro modo? -

- Non chiedermelo - rispose il semidio - Non sono in vena, l'unica cosa è che Poseidone ha detto che non ne vuole sapere niente, quindi si è offerta Clarisse...non è una cosa che facciamo volentieri ma...Ze...mio padre dice che forse è l'unico modo per appianare la situazione e per fermare una guerra. Mi dispiace -

Poi tolse le manette a Draco, lo fece voltare e gli legò le mani dietro la schiena con una corda, per poi portarlo fuori.
A Jason non piaceva quella storia ma sia Greci che Romani chiedevano vendetta.
Non si era trattato di uno scontro alla pari dopotutto, Hermione Granger aveva colpito Percy alle spalle ed era stata una vera e propria calunniata.

Il figlio di Giove portò il mago nell'arena dei combattimenti che era gremita di persone, maghi ed Egizi compresi e lo fece inginocchiare al centro dove Clarisse lo aspettava con un'ascia in mano.

- Ce ne avete messo di tempo - disse la figlia di Ares.

- Non ne voglio sapere niente - disse Jason - Non me ne voglio andare ai Campi della Pena da morto -

Poi lasciò il ragazzo e si allontanò, uscendo dall'arena.

Clarisse prese per i capelli Draco, lo fece piegare per scoprirgli il collo e sollevò l'ascia.

Il mago chiuse gli occhi e strinse i denti. Aveva detto che non aveva paura di morire e che non rimpiangeva nulla ma con l'ascia a pochi centimetri dalla sua testa non ne era così sicuro.

Perché, cazzo! Aveva solo diciotto anni e non aveva fatto nulla che ne valesse la pena, nella sua vita.

L'ascia fendente l'aria ma invece di colpire la carne e le ossa, cozzò contro il metallo e la gente nell'arena trattenne il fiato.

- Ma tu...non eri morto? - chiese Clarisse scioccata.

- Si - disse una voce che Draco conosceva - Ti piacerebbe vero, Clarisse? -

Exousía TheïkósDove le storie prendono vita. Scoprilo ora