capitolo 7

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Mi lancia un'occhiataccia e si alza da terra. Si pulisce la polvere dai jeans sporchi a causa del pavimento non pulito.

«Cos'era quella? Una smerdata?» Mi chiede sedendosi sul letto. A questo punto decido di sdraiarmi sul mio e cominciare una conversazione con.. devo chiedergli come si chiama.

«Si» rispondo cercando di far sembrare la risposta più ovvia possibile. Mi guarda per pochi secondi, poi comincia a ridere talmente tanto che butta la testa all'indietro. Ha le mani sulla pancia a causa delle troppe risate.

«No. Nessuno mi smerda qui. Nemmeno tu. Intesi?» Ora è diventato serio. Troppo serio. Poi chi si crede di essere? Io posso smerdare chiunque. Non rispondo alla domanda, ma gliene faccio un'altra.

«Come ti chiami?» Chiedo cercando un contatto visivo con lui. Non lo trovo.

«Mirko» Risponde. Lo vedo prendere il cellulare e lasciarlo sul comodino in parte al suo letto, con gli auricolari.

«Piacere, Rebecca» Continuo io. Però non sembra importargliene qualcosa. Sembra simpatico. Sembra.

«Piacere. Mh.. quanti anni hai?» Chiede senza guardarmi. Be', almeno questo sembra importargli.

«Sedici, diciassette tra poco» Dico mentre lui si distende sul letto. Non posso fare a meno di guardare i suoi muscoli tendersi ogni volta che si muove.

«Quasi diciotto» mi risponde. Si mette le mani dietro la testa e fissa il soffito. È così pensieroso.

Non sembra così male fino ad ora in ospedale. Se non ci fosse stato Mirko sarei morta di noia. Insomma, non dico che è il compagno di stanza migliore, ma non posso nemmeno dire che mi piace molto come amico.

Dalla stanza entra un medico con due pacchi enormi in mano. Li poggia al pavimento e ci chiama.
«Fatemi il favore di portare questi al piano terra» indica i pacchi, dopo annota con la biro qualche appunto su dei fogli.

«Oh, contaci. Io non mi muovo da qui» Avverte Mirko.

«Mirko» Il medico lancia un'occhiataccia severa, dopodiché indica con la biro: prima i pacchi, dopo Mirko e infine il piano di sotto. Il ragazzo riccioluto davanti a me lascia un verso di lamento.

«Anche lei» questa volta indica me. Che c'entro io?

«Io?» Dico nello stesso momento in cui Mirko dice «Lei?»

«Si, da solo non ce la farai» finisce il signore, quando esce dalla porta e va via.

Non voglio portare dei pacchi al piano di sotto, non voglio fare le scale. E nel caso ci fosse l'ascensore non ho comunque voglia.

«Muoviti» Mi dice Mirko mentre prende un pacco. Oh, no caro, qui non ci siamo capiti. Non mi dici quello che devo fare. Scuoto la testa facendogli capire che non voglio.

«Allora vuoi che mi spacchi due braccia per colpa tua?» Ha la voce fredda. Cambia umore spesso. Prima conversavamo come normali amici e ora mi ritrovo a urlargli contro. Sbuffo prima di scendere dal letto e prendere un pacco.

Apre la porta con la mano libera e io lo seguo verso il corridoio sperando ci sia un ascensore. Ditemi che c'è.

Vedo una specie di cabina grigia verso la fine del corridoio e ringrazio Dio perchè non ci siano le scale. Si ferma davanti e chiama l'ascensore. Stiamo in attesa fin quando non arriva al nostro piano.

i wanna be your life || Mirko TrovatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora