12.

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megan's pov

Siamo da poco atterrati a Chicago.

Abbiamo appena finito di fare il check-in, ora entriamo in ascensore e andiamo al secondo piano.

La receptionist ci ha informati del fatto che ci sia stato un piccolo inconveniente, Jackson aveva prenotato due stanze, la prima per loro e l'altra per me, ma al momento ne è disponibile solamente una con un letto matrimoniale ed uno singolo.

Ci siamo ritrovati costretti ad accettare, dato che gli hotel nelle vicinanze hanno esaurito le camere.

Siamo appena entrati in camera e il lusso della stanza sicuramente non passa inosservato.

Questo ragazzo continua a sorprendermi.

Prima di venire qui ci siamo fermati in un fast food a mangiare qualcosa per cena, quindi ora non ci resta che metterci a dormire.

Sto per aprire la valigia quando Jackson decide di togliersi la maglietta, senza farsi molti problemi a mostrare i suoi pettorali scolpiti.

Mi incanto per un secondo a guardarlo, ma quando i suoi occhi incontrano i miei distolgo immediatamente lo sguardo, tornando a fare ciò che stava occupando la mia mente fino a qualche secondo prima.

Prendo un paio di culotte nere, una felpa oversize verde petrolio, un paio di calzini di pile bianchi e mi dirigo verso il bagno senza dire una parola.

Mi cambio piegando ordinatamente i miei vestiti e appoggiandoli sul termosifone, passando al viso.

Mi strucco rapidamente e do' una pettinata ai miei capelli.

Mi laverò domani mattina, ora sono molto stanca e l'unico pensiero ad occupare la mia mente oltre al fisico di Jackson, è il letto.

Esco dal bagno e pongo i miei vestiti nella valigia.

Sento qualcuno toccarmi la spalla e mi irrigidisco leggermente, per poi girarmi verso il diretto interessato.

Non amo il contatto fisico con le persone della quale non mi fido completamente, non avendo un solido rapporto e non conoscendolo a pieno.

«Vado a farmi una doccia, ci pensi tu a cambiare Abigail?» mi domanda, buttando lo sguardo su sua figlia che sta ancora osservando la stanza.

«Va bene.» gli rispondo, così lui entra in bagno con ciò che gli servirà.

«Abby vieni qui che ci mettiamo il pigiamino, vuoi quello con i coniglietti o quello con i cuori?» le chiedo.

Lei si avvicina, sedendosi sul letto matrimoniale e stropicciandosi un occhio.

«Quello con i cuori.» mi risponde.

Così apro la sua valigia e lo estraggo, lasciandola aperta sull'altro letto.

L'aiuto a togliersi i vestiti e a cambiarsi e poi come ho fatto precedentemente con i miei, rimetto i suoi all'interno della valigia.

Lei sbadiglia.

«Hey piccolina, che ne dici di metterti sotto le coperte e provare a fare la nanna?» le propongo, ed Abigail stranamente non obbietta.

Si copre e chiude gli occhi.

Probabilmente dovrei fare la stessa cosa anche io ma in questo momento non ho la minima voglia di dormire.

Mi siedo sul letto e dopo poco Jackson esce dal bagno con addosso una tuta, emanando un buon profumo maschile.

«Sei sveglia?» mi domanda, ed annuisco.

«Non ho molto sonno.» ammetto.

«In realtà neanch'io, ti va di bere un bicchiere di vodka? ce n'è una bottiglia alla pesca.» mi propone, così accetto.

Mi siedo sul divano presente al centro della stanza e dopo poco mi raggiunge, appoggiando la bottiglia e due bicchieri sul tavolino in vetro.

Riempie entrambi, lasciando la bottiglia stappata sul tavolo.

«Domani devo essere lì per le dieci, tornerò per ora di cena.» mi informa.

«Okay, devo fare qualcosa in particolare con Abigail?» gli chiedo.

«No, solo falle mangiare la frutta e la verdura a pranzo, ultimamente sta facendo troppe storie e non mi piace, deve mangiare anche cibo salutare.» mi risponde.

«Certo, lo farò.» gli dico.

Poi prendo il mio bicchierino di vodka e mando giù tutto il liquido al suo interno in un solo sorso, sentendolo poi bruciare in gola.

«Ti piace bere?» mi chiede, ed io mi affretto a scuotere la testa.

«Cosa? assolutamente no, capita raramente e senza ubriacarmi.» chiarisco.

«E con la droga?» mi domanda, schietto.

Lo guardo senza dire una parola per qualche secondo.

Mi ha per caso preso per una tossico dipendente?

Capisco che sia interessato a conoscere la mia vita privata perché deve sapere chi si prende cura di sua figlia quando lui è assente, ma sta esagerando.

«No, né droga né alcol.» dico alzandomi.

«Non so per chi tu mi abbia preso, sono una persona per bene, Jackson, una persona come tante.» mi altero leggermente.

«Potresti essere meno riservata, Megan, sembra che tu nasconda qualcosa.» ammette.

«Io non nascondo nulla, semplicemente non vado a raccontare la mia vita privata al primo che passa, non credo che a te serva esserne a conoscenza.» gli rispondo, puntando lo sguardo dritto nei suoi occhi verdi.

Si alza in piedi anche lui, passandomi fin troppo vicino, senza distogliere mai lo sguardo, per poi allontanarsi.

«Sì, hai ragione, non sono affari miei.» mi risponde finalmente.

Così annuisco, andandomi a sdraiare sul letto singolo.

Lui senza dire niente spegne la luce, così chiudo gli occhi cercando di dormire, invano.

Ho troppi pensieri per la testa, tuttavia dopo un po' riesco finalmente ad addormentarmi.

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora