38.

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jackson's pov

Credo di star per impazzire.

Mi sento come un vulcano in eruzione.

Io sono il vulcano e la lava i pensieri che tengo dentro.

È tutto il giorno che m'impegno per non incrociare Megan, ed è difficile quando si abita nella stessa casa.

Non riesco a non pensare a lei, i suoi capelli biondi, i suoi occhi, il suo corpo e le sue labbra.

Le stesse labbra che vorrei divorare in questo momento, e la sto evitando perché probabilmente non riuscirei a resistere.

Ho tenuto questi pensieri dentro di me per troppo tempo, mi sta diventando difficile trattenermi.

Esco dalla mia camera per andare in cucina, ma vedo Megan che sta camminando, e credo sia diretta in camera mia, probabilmente mi sta cercando.

Mi guardo intorno velocemente, sono vicino alla porta finestra che da sul giardino, così esco cercando di far meno rumore possibile.

Oggi indossa un paio di jeans skinny bianchi con un top azzurro.

Non potrei resistere.

Cammino per il giardino, fino a quando arrivo all'altra porta finestra che da sulla sala.

Così, guardando che non ci sia Megan, entro in casa.

«Jackson, ti stavo cercando.» sento dire da Megan, vedendola poco dopo venire verso di me.

Cazzo.

«Devo andare, non posso parlare ora.» mi invento una scusa sul momento, iniziando a camminare per poi passarle accanto.

Ma lei mi ferma, mettendomi una mano sul petto.

Guardo la sua mano allontanarsi da me, mordendomi il labbro per trattenermi.

«Per favore, aspetta.» mi dice, guardandomi con i suoi occhioni azzurri.

«Megan, cosa non capisci nella frase "devo andare, non posso parlare ora"?» le domando, e lei abbassa lo sguardo, allontanandosi leggermente da me.

«Scusa, non importa.» mi risponde, girandosi, ma quando fa per andarsene, senza pensarci, la prendo per un polso, facendola girare verso di me.

«Aspetta.» le dico, e lei mi guarda confusa.

«Non volevo essere scontroso, dimmi.» le dico.

«Perché mi stai evitando da tutto il giorno?» mi domanda.

Che domanda scomoda.

«Non ti sto evitando.» nego.

«Invece sì, ti sembro così stupida da crederti?» mi domanda.

«Non penso che tu sia stupida, e smettila di insistere.» le rispondo.

«No, non la smetto, è la verità, tu mi stai evitando.» mi dice.

«È pure testarda..» sussurro a me stesso.

«Cosa?» mi domanda.

«Smettila di guardarmi in quel modo.» dico qualche secondo dopo.

«In che modo?» mi domanda, continuando a guardarmi e mordendosi il labbro.

«Megan se continui non sai che potrei fare.» le rispondo.

«Mh, cosa?» mi risponde, trattenendo un sorrisetto e continuando a provocarmi.

«Potrei scoparti, ora.» le rispondo.

Lei mi guarda sorridendo.

«Non ora, ci sono le bambine, magari più tardi.» mi sussurra.

«Sei incredibile.» le rispondo.

«Non so se prenderlo come un complimento.» mi dice.

«Sì, prendilo come complimento.
Non sai quanti vorrei fartene.» le rispondo.

«Davvero?» mi domanda.

«Sì, non so quanto riuscirò a resisterti ancora, sei.. sei stupenda, ed ora sono serio.» le rispondo.

«Non lo stai dicendo perché ti faccio pena da quando ti ho parlato del mio passato, vero?» mi domanda, abbassando per un attimo lo sguardo.

«No Megan, non devi neanche pensarlo, fidati.» le dico, e lei mi sorride.

«Non sono abituata a sentire complimenti, ho passato anni sentendo insulti tutti i giorni.» mi risponde.

Le sorrido, e le accarezzo una guancia, e lei chiude gli occhi per un secondo.

«Sei stanca?» le domando.

«Un po'.» mi risponde.

«Sono quasi le dieci, vado a mettere a letto Abigail poi stiamo un po' insieme, ti va?» le domando, e lei annuisce.

«Ti aspetto in camera tua ok?» mi domanda.

«Sì.» le rispondo.

Ho messo a letto Abigail, Avril sta dormendo, abbiamo un po' di tempo per noi.

So che per Megan non è facile, ha solo vent'anni e insieme a me si ritrova a stare dietro ad una bambina di quasi sei anni e una neonata.

Non si lamenta mai, ma ha bisogno di un po' di riposo anche lei.

«Vuoi guardare un film?» le domando, e lei annuisce.

«Vado a cambiarmi, torno subito.» mi dice.

Torna dopo pochi minuti, indossa un pantalone della tuta grigio con una felpa beige.

Si sdraia sul letto accanto a me, appoggiando la testa sul mio petto.

Avvio il film ed inizio ad accarezzarle i capelli.

Le si chiudono gli occhi.

«Se Avril si sveglia durante la notte ci penso io, tu dormi mh?» le domando, e lei annuisce.

Dopo poco noto si sia addormentata.

Continuo a vedere il film e quando finisce, spengo la televisione.

Per non svegliarla rimango nella stessa posizione, chiudendo gli occhi.

Dopo poco mi addormento anche io.

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora