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jackson's pov

È lunedì, il giorno che da' inizio ad una nuova settimana lavorativa.

Sono seduto nel mio ufficio, alla mia scrivania, ma non riesco a pensare al lavoro.

Ho un pensiero fisso di nome Megan.

Quella sera ho reagito d'impulso.

Un mio caro amico, nonché il mio miglior dipendente, mi aveva appena comunicato che si sarebbe trasferito all'estero.

Non ho perso solamente un dipendente, per me era come un fratello, mi è sempre stato accanto e mi ha sempre aiutato a compiere decisioni importanti, a farmi capire quando stavo facendo degli errori, ed ora sarà ad un volo d'aereo da me.

È stata la prima persona che mi è capitata davanti e mi sono sfogato con lei.

Ormai però l'errore l'ho fatto, non posso tornare indietro.

Non ci metterò molto a trovare una nuova baby-sitter per Abigail.

Passo il resto della giornata con la testa fra le nuvole e verso le otto di sera vado a prendere Abigail a casa di Viola.

Sono state insieme tutto il pomeriggio, perciò non ho dovuto trovare nessuno che la guardasse.

«Tieni papà, l'ho fatto oggi all'asilo!» mi dice passandomi un foglio che guardo distrattamente e poi poso sul sedile accanto al mio.

«Come contorno ci sono gli spinaci, non voglio capricci, capito Abigail?» le domando mentre accendo l'auto per andare verso casa.

«Mh mh.»

Quando arriviamo a casa preparo velocemente la cena, avendo molto appetito, e poi ci mettiamo a mangiare.

Più tardi l'aiuto a mettersi il pigiama e poi, quando si è addormentata, vado in camera mia e prendo il pc.

Lo accendo e carico un annuncio, scrivendo su di esso che sono in cerca di una baby-sitter che lavori dalle sette e mezza di mattina alle otto di sera, ogni giorno, tranne il sabato e la domenica.

Non farò lo stesso errore di dare anche alloggio alla futura baby-sitter di Abigail, con Megan non sono riuscito a trattenermi e dopo esserci andato a letto non riuscivo più a guardarla allo stesso modo, la situazione stava diventando complicata, non riuscivo più a gestire le emozioni in sua presenza e questa è un'altra motivazione per cui l'ho licenziata.

Spengo il computer e lo riporto nella stanza che uso come mini ufficio in casa.

Torno in camera e mi metto sotto le coperte.

Ormai è arrivato dicembre, il Natale è sempre più vicino, e sarà il primo Natale con Abigail, vorrei renderlo speciale ed indimenticabile per lei.

Domani non andrò a lavoro, non so a chi lasciare Abigail, dato che per sciopero l'asilo resterà chiuso.

Mi sveglio ed apro la mia email, vedendo un paio di messaggi da un'email sconosciuta.

"Ho visto il suo annuncio, sarei interessata.
Mi chiamo Charlotte ed ho 50 anni."

"Perfetto, le do' il mio numero di telefono.
È libera in mattinata per fare un colloquio con me?
Se la considererò idonea, potrà iniziare a lavorare da domani." scrivo, e la risposta non tarda ad arrivare.

"Si, sono libera. A che ora devo presentarmi?"

"Per le dieci.» rispondo.

Dopo averle comunicato anche la mia via, vado in camera di Abigail, che vedo sveglia a giocare con un suo peluche.

«Amore, buongiorno, ti va di fare colazione insieme?
Oggi non lavoro.» le domando, e lei annuisce.

Si alza e mi segue fino in cucina, per poi sedersi su una sedia, ad attendere che sia pronta la colazione in silenzio.

In questi ultimi giorni è abbastanza taciturna.

«Abby vieni a vestirti, tra non molto arriverà una signora.» le dico.

«E chi è questa signora?» mi domanda, mentre entriamo nella sua camera.

«Potrebbe essere la tua nuova baby-sitter, te lo dirò con certezza dopo che ci avrò parlato.» le rispondo.

«Ma io voglio Megan..» la sento sussurrare.

«Megan non tornerà, vedrai che ti affezionerai anche alla prossima baby-sitter che avrai.» le dico mentre apro il suo armadio per decidere cosa farle indossare.

La vedo scuotere la testa dallo specchio, ma faccio finta di nulla.

Mi sento in colpa.

Prendo una maglia color blu notte con scritto "fashion" in argento, un leggings grigio chiaro e dei calzini antiscivolo, e l'aiuto a vestirsi.

Poi le spazzolo i suoi lunghi capelli castani, lasciandoglieli sciolti.

Controllo l'orario e corro nella mia stanza a prepararmi velocemente.

Metto un semplice jeans nero con una felpa bianca.

Dopo pochi secondi sento suonare il campanello, così mi sbrigo ad andare ad aprire.

Mi ritrovo davanti una signora con i capelli castani e corti, e gli occhi color nocciola con una forma leggermente allungata, vestita casual.

Mi porge la mano ed io la stringo.

«Charlotte Wills, salve.» si presenta.

«Jackson Taylor.» dico.

La faccio entrare ed andiamo nel mio ufficio, dando inizio al suo colloquio.

Sembra promettere bene.

𝑰 𝒏𝒆𝒆𝒅 𝒚𝒐𝒖Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora