A lume di candela

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Quello doveva essere il terzo o il quarto calice di vino che buttava giù in poche sorsate.
Non lo ricordava di preciso. Probabilmente, se gli avessero servito vodka liscia non se ne sarebbe neanche accorto, troppo intento a tenere sotto controllo l'agitazione che gli sconquassava le viscere.
Il fatto che Jungkook fosse seduto di fronte a lui, bello da far schifo in quella mise aderente che faceva divagare i suoi pensieri verso orizzonti a luci rosse, non gli rendeva di certo la cosa più semplice.
Era stato un perfetto gentleman, lo aveva portato in un bel ristorante non troppo affollato, né troppo vistoso da farlo sentire povero appena varcata la soglia, si era premurato di chiedere un tavolo appartato e ci mancava, come ciliegina sulla torta, che gli spostasse anche la sedia per farlo accomodare.
Era andato a decine di altri appuntamenti e mai si era sentito così nervoso. Solitamente usciva di casa sicuro di sé nel suo outfit composto in appena dieci minuti, incontrava la ragazza in questione battendosi una pacca sulla spalla per l'ottima scelta e andavano al cinema o al ristorante, sempre lo stesso, quello ad appena quattro vie da casa sua, carino e pulito, ma niente di eccessivo, anche perché non se lo poteva permettere e, tra una chiacchiera e l'altra e una bottiglia di vino della casa, la serata giungeva al termine condita con qualche sguardo malizioso e sorriso ammiccante.
Quello che seguiva era un vero e proprio copione: ragazza, ragazzo, cena e poi, se la ragazza ci stava, serata di palpeggiamenti oppure, se la controparte era una di quelle vecchio stampo, un semplice bacio davanti alla porta di casa. Un copione che aveva letto e interpretato talmente tante volte da poter anticipare ogni mossa, ogni parola come, ad esempio, quando puntualmente gli arrivava un messaggio, qualche giorno dopo l'uscita, con scritto: "Mi dispiace, ma non credo possa funzionare" con tanto di emoji triste.
Quell'appuntamento, però, era completamente diverso rispetto a quelli a cui era già andato.
Non sapeva cosa aspettarsi e la cosa lo mandava in agitazione. Non si era sentito così neanche quando Jimin gli aveva organizzato quel terribile appuntamento al buio qualche tempo prima, quando una volta arrivato al caffè, aveva scoperto che la ragazza aveva sì e no sedici anni e una sfacciataggine da fare invidia, mentre lui temeva seriamente per la sua fedina penale immacolata.
Fino a quel momento aveva aleggiato tra di loro un imbarazzo palpabile come non c'era mai stato neanche agli esordi della loro conoscenza. Chiacchieravano del più e del meno, del lavoro, del ricco menu con prezzi da capogiro che tenevano tra le mani, delle prossime sessioni di allenamento, ma mai avevano affrontato il motivo per il quale si trovavano seduti ad un tavolo decisamente piccolo, l'uno di fronte all'altro, tutti in tiro e con tre candele rosse a rischiarare l'atmosfera.
Era stato Jungkook ad invitarlo ad un appuntamento, eppure anche lui sembrava a disagio costretto in quegli abiti eleganti, in un luogo che, nonostante si fosse comportato da perfetto gentiluomo, non sembrava rispecchiare la sua vera natura da pub rumorosi e piatti abbondanti.

-Vacci piano con quel vino, non vorrei doverti tenere la testa sopra il water per il resto della sera- gli sfilò l'ennesimo calice che si era portato alle labbra nella speranza che calmasse almeno un po' i suoi nervi.

-Nessuno si ubriaca con il vino- cercò di riafferrare il suo bicchiere, perché era l'unica cosa a cui si poteva aggrappare saldamente in quel momento.

-Io non ci giurerei, le tue guance sembrano due pomodori- e chi glielo diceva che era diventato rosso per tutt'altro e non per il vino? Che era tutta quella strampalata situazione in cui si trovavano che lo faceva sentire strano e che, ogni sguardo che Jungkook posava sullo scollo della sua camicia o sulla sua bocca, gli faceva crescere dentro un calore che a mano a mano diventava sempre più insopportabile?

-É solo che qui dentro è davvero caldo- arrotolò le maniche fino ai gomiti a voler ricalcare la cosa, mentre il corvino lo scansionava per l'ennesima volta.

Appoggiò il calice che ancora teneva in mano scivolando un po' più giù sulla seduta comoda. Quando pensava si mordeva l'interno della guancia, posando gli occhi dove capitava, senza soffermarsi troppo su niente.

Between you and meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora