Capitolo 10: L'innocenza di un bambino

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Bakugo's POV

Arrivammo di fretta ai dormitori e io aprii la porta della mia camera, facendolo entrare. Dopodiché chiusi la porta a chiave.

Lui rimase immobile a fissare il vuoto, con lo sguardo verso terra. Mi faceva sentire malissimo. Le lacrime iniziarono di nuovo a rigargli il viso, in silenzio.

Presi una maglia e dei pantaloncini dal mio armadio e glieli diedi: <<Tieni, usa il mio bagno e le mie cose e fatti una doccia, poi mettiti questi. I tuoi vestiti sporchi buttali lì a terra, dove stanno anche i miei, così domani mattina li porto in lavanderia e li faccio lavare. Poi ti aggiusterò la felpa e te la riporterò>> lui non disse niente e dopo aver preso i miei vestiti andò in bagno a lavarsi.

Io lo aspettai fuori la porta, appoggiato al muro, con le mani tra i capelli.

Che cavolo di situazione... da ora in poi non permetterò mai più che qualcuno lo tocchi. D'ora in avanti dovrà essere solo felice e i suoi occhi non dovranno mai più cacciare lacrime di tristezza.

Nel frattempo aprii un cassetto e tirai fuori delle barrette di cioccolato.

Quando Deku uscì dal bagno, fece come gli avevo detto e quindi mise i suoi vestiti sporchi insieme ai miei.

<<Siediti>> gli dissi, cercando di essere il più calmo possibile, così si sedette sul letto. Era così spento e apatico che sembrava quasi una macchina, rispondeva ai miei ordini.

<<Tieni, mangia qualcosa>> gli porsi le barrette, ma lui scosse la testa, tenendo lo sguardo abbassato. <<Dai mangia, devi recuperare le forze! Lo mangio anche io insieme a te>> e così accettò, senza dire nulla, prese la barretta al cioccolato fondente.

Io ero in piedi davanti a lui e quasi di istinto, mentre mangiavamo, con la mano libera decisi di accarezzargli quei morbidi capelli verdi che andavano dove volevano. Lui sussultò appena al mio tocco inaspettato, ma poi si calmò immediatamente.

<<Senti, vado a farmi una doccia anch'io, se vuoi inizia a dormire, sei stanco>> gli dissi, senza ottenere risposta. Lo guardai finché non entrai nel bagno.

Quando uscii lo ritrovai esattamente dove l'avevo lasciato, immobile, non aveva cambiato nulla della sua posizione.

Sospirai e presi la sedia della scrivania, mettendola di fronte a lui e sedendomi lì. Attesi qualche secondo, ma lui non fece nulla, così gli misi una mano sul ginocchio e iniziai a parlare.

<<Che ti hanno fatto quei bastardi?>> lui non rispose subito, e i miei occhi caddero su dei lividi e su dei graffi che aveva su entrambi i polsi, così glieli presi delicatamente e li girai verso di me: <<Te l'hanno fatto loro questo?>> gli chiesi, con tono un po' arrabbiato, lui semplicemente annuì.

Presi ad accarezzargli i polsi e lui finalmente alzò lo sguardo verso i miei occhi rossi: i suoi erano altrettanto rossi, ma per le lacrime, e queste intanto continuavano a scendergli lungo il viso. Fece un gran respiro e iniziò finalmente a parlare, mentre si lasciava accarezzare da me.

Mi raccontò tutti i minimi dettagli di quello che quei bastardi gli avevano fatto, continuando a piangere in silenzio, come se le lacrime gli scendessero in automatico.

Avevo una forte voglia di abbracciarlo e di farlo calmare tra le mie braccia, ma mi trattenni. L'unica cosa che feci fu alzarmi dalla sedia e mettermi sul letto di fronte a lui, eravamo entrambi con le gambe incrociate e abbastanza vicine da toccarci. Intanto gli tenevo sempre i polsi delicatamente.

<<...mi hanno chiamato in tutti i modi e continuavano a ripetere cose del tipo che io e te da piccoli facevamo cose in pubblico senza contegno... ma io continuo tutt'ora a non capire... o forse a non ricordare?>> aggiunse dopo qualche secondo di pausa, guardandomi dritto negli occhi.

L'innocenza di un bambino: la condanna di un ragazzo | BAKUDEKUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora