CAPITOLO VENTI

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Per due giorni consecutivi non mi mossi dal mio ufficio, ero immersa tra le scartoffie e la musica dei lettori Mp3, non avevo staccato gli occhi dal computer per ore se non per andare a dormire.
Chris stava lavorando ormai su un altro caso di omicidio, una donna era stata trovata morta nel suo appartamento con varie coltellate alla schiena, non centrava niente con il mio caso bensì, centrava il marito che non si riusciva a trovare da giorni.
Lo vidi più rilassato e tranquillo da quando Jay l'aveva ritirato dal caso del Musicista, ormai era diventato il soprannome del nostro carissimo serial killer.
La nostra relazione stava andando a gonfie vele, anche se eravamo immersi in litigate profonde infatti, erano due giorni che camminavamo in casa mia senza parlarci.
Con Matt, il figlio, avevo instaurato un rapporto fantastico, anche se a volte mi chiedeva, di nascosto dal padre, quando avrebbe rivisto Sarah, mi si gelava il sangue ogni volta che parlava di lei.
Conosceva la verità, ma era così dolcemente immaturo che non riusciva ad accettarla.

Poi c'era Jay, che continuava a tenermi sotto controllo e mi assillava, entrava ogni due secondi nel mio ufficio per vedere cosa stessi combinando e aveva chiesto a qualcuno di seguirmi fuori dal lavoro, ma lui non sapeva che io ne ero a conoscenza.
Lo faceva per il mio bene, per proteggermi e così avevamo fatto con Vicky, un agente di polizia era con lei 24 ore su 24.
Era rimasta scioccata da ciò che aveva visto, tanto che faceva difficoltà ad uscire di casa, anche con qualcuno al suo fianco.
E infine Harry, il quale era in libertà vigilata non avendo prove concrete nell'accusarlo e avendo moventi credibili, la cosa che però mi appariva strano, fu la busta contenente le orecchie tagliate delle vittime, quella che trovammo nel suo appartamento.
Era una prova plausibile ma non abbastanza per accusarlo, non avendo trovato nessuna sua impronta sopra, bensì, quelle di Dayenne e May.

Di quest'ultima, non vi erano state trovate tracce, probabilmente aveva lasciato il paese con un nome falso, così avevamo inoltrato delle sue foto in tutte le centrali d'Europa, Occidente e Stati Uniti, così facendo, la ragazza era ricercata in gran parte del mondo.
Chi commette crimini di questo genere, ha purtroppo la vita segnata.

Mentre digitavo sulla tastiera del computer di Harry, aprendo qualsiasi casella in cerca di prove, una notifica mi fece distogliere lo sguardo da ciò che stavo scrivendo.
La aprii ma quella mail era mezza vuota, vi era allegato un file che non tardai ad aprire, con su scritto 'tu sei come me.'
Non riuscii a capire, se quella frase fosse riferita a me o ad Harry, ma la risposta arrivò subito non appena feci partire il file, contenente un video.
Mostrava la mia colpevolezza nei confronti di Dayenne, il filmato, che era stato registrato dalla videocamera nella mia auto, faceva vedere la consapevolezza che avevo avuto nell'uccidere Dayenne.
Chiunque l'avesse mandato, era riuscito ad entrare nel mio computer e a rubare quel file che nascondevo da settimane.
Iniziai a preoccuparmi, ma non tanto nell'andare in panico!
Se quel video fosse finito in mani sbagliate, non avrei rischiato la galera ma bensì, avrei rischiato il mio posto di lavoro, avrebbero ritirato il mio distintivo e se la fortuna girerebbe un po' dalla mia parte, mi avrebbero solo sospeso per un lungo periodo.
Avevo comunque ucciso un'assassina, ciò significava, che nulla era a favore di Dayenne.

Inoltrai quella mail al mio laptop, per poi farla sparire del tutto dal computer di Harry, non ero l'unica a lavorarci su.
Subito dopo averlo spento, Jay entrò nella stanza senza neanche bussare, fui infastidita da quel gesto, era diventata ormai un'abitudine, ma lo ignorai soltanto sbuffando.
«Che stai facendo?» chiese sedendosi di fronte a me.
«Stavo controllando il computer di Harry... volevo chiederti se potessi uscire qualche ora prima, Chris è impegnato e devo andare a prendere Matt a scuola!» gli chiesi mettendo in ordine la mia scrivania.
«Adesso giochi a fare la mamma?» ghignò accavallando le gambe.
«Sto con un uomo che ha un figlio, che hanno perso entrambi la figura femminile della famiglia, non rimpiazzerò mai Sarah, ma questa ormai è la mia nuova vita...» dissi alzandomi, un po' su di giri. «Posso andare?»
«Si, ma sarà Peg ad accompagnarti, non posso muovermi da qui!» disse annuendo.

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