La grande porta della comunità si chiuse lentamente alle mie spalle, mi portai una ciocca di capelli dietro all'orecchio avvicinandomi alla reception del posto.
Una donna di colore e folti capelli ricci, masticava rumorosamente una gomma mentre passava il suo tempo sul cellulare.
Ci dividevano delle sbarre di ferro battuto, così tossii per attirare la sua attenzione.
Mi guardò abbastanza scocciata mentre posava l'aggeggio elettronico sul ripiano dove vi era seduta.«Posso aiutarla?» domandò storcendo le labbra.
«Detective Chelsea Pearson, avrei bisogno di parlare con un suo superiore!» esclamai mostrandole il mio distintivo.
La donna si sporse, scrutandomi dalla testa ai piedi per poi ritirarsi ed annuire: «Le chiamerò il Direttore, intanto lasci i suoi oggetti e la pistola in quelle scatole lì e si accomodi!»
La ringraziai facendo poi come richiesto.
Lasciai i miei averi nelle mani di un uomo della sicurezza che si preoccupò di posarli in una scatola, dopodiché, mi accomodai concentrandomi sull'aspetto di quel posto.Era cupo e sporco, le mura erano rivestite da piastrelle bianche ma coperte da macchie nere e colature gialle. Le luci erano di un colore arancione intenso ed illuminavano poco l'ingresso, le finestre erano sbarrate, il pavimento era nero e le superfici dei mobili erano ricoperti di polvere.
Cercai di segnarmi tutto questo a mente, avrei mandato un'ispezione. Capivo che in quel posto ci vivevano dei tossici ma questo non voleva dire che dovevano vivere nelle peggiori delle condizioni, erano pur sempre essere umani che andavano aiutati e non dimenticati.Un uomo dai capelli biondi, con indosso una camicia bianca e pantaloni grigi, sbucò dalla mia sinistra sorridendo.
«Agente, sono Liam Maddison, Direttore della comunità, a cosa devo la vostra visita?» disse l'uomo incrociando le mani dietro la sua schiena.
«Buongiorno Direttore, mi scuso di essermi presentata senza preavviso ma avrei bisogno delle informazioni riguardo a due ragazze che sono state qui, il mio nome è Chelsea!» dissi alzandomi.
Liam fu titubante per un attimo ma poi annuì, facendomi cenno di seguirlo.
Prima che potessimo imboccare l'entrata per le stanze dei dipendenti, venni distratta da un ragazzo dagli occhi scavati, affiancato da un'infermiera.
Mi guardò da sotto al cappuccio che indossava della sua larga felpa, le sue mani erano tenute in tasca e i suoi capelli lunghi e bagnati gli ricadevano in viso. Muoveva in continuazione la mascella respirando rumorosamente.«Ragazzo, andiamo!?» lo richiamò l'infermiera notando che si era fermato nel fissarmi.
Mi voltai pietrificata dal suo sguardo mentre tornai a seguire Liam.
«Direttore, se mi permette, gradirei fare un giro del posto mentre discutiamo delle due persone interessate!» gli riferii.
Liam si voltò turbato da quella richiesta ma accettò senza indugiare.
«La prego, da questa parte!» mi disse invitandomi ad entrare nella sala comune.
«Allora, di chi vuole sapere?» continuò camminando al mio fianco.
«Di due ragazze di nome May e Dayenne, non so i loro cognomi, mi hanno riferito che in passato sono state qui, le sto cercando perché sospettate di omicidio... speravo lei potesse aiutarmi!» spiegai guardandomi intorno.La sala comune era messa peggio dell'entrata.
C'erano alcuni ragazzi e ragazze seduti a dei tavolini di plastica, chi giocava a carte e chi si rannicchiava su se stesso sofferente per l'astinenza.
Scrutai anche lì l'ambiente, le mura erano anche qui ricoperte da piastrelle ma più nere e zozze di quelle di prima, dalle finestre pendevano ragnatele miste con la polvere e neanche lì mancavano le sbarre.
«Ne ho bisogno...» sentii mormorare da uno dei ragazzi mentre si mordeva nervosamente le unghie.
Non avevano più di venticinque anni, rabbrividii ma allo stesso tempo rimasi dispiaciuta da ciò che i miei occhi stavano vedendo.
Avrei voluto prendere posto a sedere e parlare con ognuno di loro, capire perché lo facessero... ma fare anche da psicologa non ricadeva nei miei piani!«May e Dayenne...» Liam mi fece riportare l'attenzione su di lui mentre con sguardo pensieroso si mordeva il labbro inferiore. «Se non ho un cognome, non posso aiutarla Agente ma... penso che su Dayenne potremmo fare qualcosa!» confessò guardandomi.
«Si spieghi meglio Direttore!» esclamai incuriosita.
«Le darò delle cartelle di ragazze che sono state qui sotto nome di May, non avendo il cognome non posso farci molto ma... qualche settimana fa è ritornata qui una delle ragazze di nome Dayenne, farneticava cose incomprensibili riguardo degli omicidi, delirava così abbiamo deciso di metterla al sicuro... magari lei può darci uno mano a capirci di più!» concluse sorridente Liam.
Assottigliai i miei occhi in due piccole fessure nel guardarlo, quell'uomo non me la raccontava giusta.
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Sinfonia
Misterio / SuspensoAccettato il caso di un serial killer che inonda di paura la città Inglese, Chelsea è costretta a ritornare nella sua amata Londra. Corpi seminati in ogni punto della città, sangue sparso, casi irrisolti e indizi mancati scombussoleranno la vita del...