PROLOGO

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L'orologio segnava le undici e mezza di sera non appena l'arbitro fischiò la fine della partita.
Il proprietario del pub dove sedevo abbassava lentamente il volume del televisore, scoprendo bisbigli, fischi ed urli da parte della tifoseria della squadra vincente.

Due a zero per il Liverpool che giocava in casa... gran bella partita.

Tolsi lentamente gli occhiali posandoli in un cofanetto di cuoio e di seguito chiusi il mio taccuino, riponendo il tutto nella mia borsa.
Alzai lo sguardo notando ormai poche persone nel locale: c'erano i camerieri che ripulivano i tavoli vuoti, il barista che iniziava a sistemare il bar e due o tre clienti che si affrettavano a prendere l'ultimo drink.

Mi ero rinchiusa in quel pub vicino casa per prendere una pausa dal lavoro, ma l'unica cosa che ero riuscita a fare era stato cercare di trovare collegamenti tra i casi che mi erano stati assegnati.

Mi alzai sistemandomi i jeans e posai di seguito la borsa sulla mia spalla, raccogliendo con la mano destra il bicchiere dal tavolo contenente la birra.

«Non la beve quella?»
Una voce maschile mi fece voltare alla mia destra.
Un ragazzo sedeva poco distante da me che mi osservava con occhi quasi stanchi, dei capelli marroni disordinati e un sorriso bianco avvolto da una barba quasi riccia.

«O almeno... pensa di finirla da sola?» continuò lui schiarendosi la voce.
«Non pensavo neanche di averla ordinata, in realtà...» risi.
«Infatti non lo ha fatto!»
«Oh!» esclamai guardando la birra.
«La vedevo così presa dalla sua posizione che ho pensato di offrirle un bicchiere, ma lei non si è smossa per niente... Polizia Inglese?»

Sussultai a quella domanda e scossi subito dopo la testa.
«Dipartimento investigativo di Polizia Scozzese.» annuii fiera.
Il ragazzo si alzò ridacchiando dandosi quasi delle arie vittoriose.
«Lo avevo capito non appena ha alzato gli occhi sulla rissa che si era creata al bancone, solo allora ha alzato lo sguardo dal suo taccuino!»

Risi alla sua affermazione incrociando le braccia al petto: «Beh, potevo semplicemente essermi spaventata...»
«Ha ragione, volevo solo trovare un modo per parlarle... è molto carina!» sorrise lui guardandomi.

Ricambiai il sorriso rimanendo in silenzio.
Ogni tanto un complimento mi faceva stare bene, sopratutto in questo periodo, il peggiore che io avessi mai vissuto.
Eppure, questo ragazzo non lo conoscevo, poteva essere per tutte queste ragioni del mondo un malintenzionato.

«Ti va se ti offro un drink... emh?» domandò lui incitandomi nel dire il nome.
«Chelsea e accetto volentieri» risposi sorridendo.

***

Aprii di colpo la porta di casa mia avvinghiata ad Harry, così si chiamava il ragazzo conosciuto al pub qualche ora prima.
Lasciai cadere sul pavimento la borsa, indietreggiando verso la camera da letto e tirandolo con me mentre ci scambiavano baci affannosi.

Passammo il resto della serata a bere, a ridere e a parlare di noi, poi tra uno shot e l'altro si sa come va a finire.

Mi sfilai velocemente i jeans accomodandomi sul letto ed Harry tirò via i suoi, seguendomi poi sul materasso.
Ci infilammo sotto le coperte, le mie labbra formicolavano come il resto del corpo per via dell'alcool, in quella notte fonda la pioggia cadeva fitta su Londra e tra quegli ansimi e tuoni ebbe inizio la miglior serata di sesso di tutta la mia vita.

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