CAPITOLO UNO

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«Quando è stato trovato il corpo?» domandai camminando al fianco di Chris, comandante della stazione di polizia est di Londra.
«Questa mattina intorno le undici, la donna delle pulizie si recava come ogni mercoledì all'abitazione» iniziò a spiegare Chris salendo le scale dell'appartamento. «Ha sentito un forte odore varcata la soglia, in casa non c'era nessuno»

Entrammo nella stanza interessata dove a terra giaceva un corpo privo di vita coperto da un telo bianco. Storsi il naso per il cattivo odore che c'era.
Iniziai a guardarmi intorno, cartellini numerati di colore giallo erano sparsi sul pavimento.
«Tieni!» esclamò Chris porgendomi dei guanti bianchi.

Li indossai ed iniziai ad esaminare.
La stanza era piccola, conteneva solo un letto, un armadio ed una scrivania.
C'erano segni di lotta, evidentemente la vittima aveva provato a difendersi.
La camera era in disordine, i vestiti giacevano quasi tutti sul pavimento, lo specchio sulla scrivania aveva una crepa con degli schizzi di sangue.

Per come si presentava l'ambiente, sembrava quasi che l'assassino volesse deviare le sue tracce: che si trattasse di un omicidio o di una rapina?
Questo ancora nessuno poteva saperlo.

Lasciai passare alcuni agenti con la tuta bianca presi nell'esaminare i piccoli indizi.
«Bene, uno dei coinquilini è alla centrale di Liverpool Street, dobbiamo andare!» disse Chris alzando lo sguardo dal suo cellulare.

Annuii e lasciai la stanza.

«Come procede in Scozia?» domandò Chris mettendo in moto l'auto della polizia una volta averla raggiunta.
«È molto più fredda di Londra» risi.
«È sempre stato il tuo sogno trasferirti lì» continuò lui con lo sguardo fisso sulla strada.
«Già...» mi limitai a dirgli voltandomi a guardare fuori dal finestrino.

Stava calando lentamente il tramonto sulla città, l'orologio segnava le quattro in punto ma fuori sembrava già notte fonda.
L'inverno Londinese rendeva la città ancora più fredda e buia, nuvole grigie si spostavano velocemente in cielo, il tempo quasi minacciava pioggia ma si sà, è semplicemente Londra.
Caotica in cuor suo, ma bellissima allo stesso tempo.

Mi voltai verso Chris, un uomo affascinante sulla trentina, sempre di tutto punto: i capelli erano di un marrone chiaro e ben sistemati, barba perfetta e occhi color blu. Sempre con giacca e cravatta.

«C'è qualcosa che devo sapere di questo Killer?» domandai.
Chris alzò le spalle portandosi due dita sotto al mento: «Non sappiamo molto... a metà novembre abbiamo capito che si trattasse dello stesso Killer semplicemente perchè lasciava la sua firma... per il resto, ne sappiamo quanto te» mi rivolse uno sguardo veloce per poi accostare. «Sono felice che sei tornata!»

«Sono qui solo per il caso Chris, dimmi di più della firma» dissi sorridendogli e scendendo dall'auto una volta arrivati a destinazione.
La stazione di polizia era un via vai di gente disperata, dal ragazzino ammanettato per aver fumato illegalmente, al tassista indignato perchè un cliente non aveva pagato la corsa a finire con L'Ufficiale che con sguardo perso continuava a spiegare, con scarsi risultati, ad una vecchietta che la Oyster, abbonamento mensile o settimanale per la metro, va ricaricata ogni volta scaduta.

«Nella prima vittima...» iniziò a spiegare Chris aprendomi la porta d'ingresso della centrale. «Trovammo un MP3 nella cavità orale, questo lettore conteneva una sola canzone, Le nozze di Figaro di Mozart»

Ci fermammo davanti ad una porta chiusa, al suo interno attendeva il coinquilino della vittima il quale sarebbe stato sottoposto ad un interrogatorio.
«Vai avanti» dissi io.
«La seconda, la terza, la quarta e la quinta vittima presentavano lo stesso lettore con la stessa canzone e tutte loro hanno le orecchie tagliate, non è una pista ma è già qualcosa!»

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