Capitolo 1

1.8K 103 55
                                    

Elizabeth

Ho perso il conto delle ore che sono passate da quando ho salutato il mio gatto, la mia famiglia e anche Erick. Le ultime ore sono state davvero infernali su quel aereo che è partito dall'Italia e l'unico momento in cui finalmente ho avuto la possibilità di alzarmi per più di cinque minuti è stato quando è atterrato l'aereo arrivando finalmente a destinazione, Los Angeles. È stata la prima volta che ho preso un aereo nei miei diciannove anni di vita e la prossima volta forse ci penserei a lungo prima di risalire. Non pensavo che stare seduta per così tante ore di fila su un sedile potesse essere così terrificante. Ho visto molte volte video di persone dove mostravano con tanto entusiasmo i loro viaggi verso l'America e pensai che realmente fosse così semplice e soprattutto per niente noioso ed invece ho capito che in realtà è tutto il contrario. Il cibo che ci hanno dato non lo darei neanche al mio gatto Silvestro e poi le hostess sono state realmente fastidiose dato che appena cercavo di sgranchire un po' le gambe mi seguivano solo per ricordarmi di tornare al mio posto e dopo aver provato per cinque volte di prenderle in giro sempre usando un scusa diversa il risultato è stato sempre lo stesso.

"Signorina è pregata di tornare al suo posto" era questa la frase che usavano mentre falsamente mi sorridevano, così arrabbiata ma anche ormai stanca per le restante ore del volo sono rimasta incollata al sedile e quando finalmente mezz'ora fa mi sono alzata le gambe mi facevano davvero male e per quanto riguarda il mio povero sedere per qualche secondo pensai di averlo perso dato che non lo sentivo più.

Una volta scesa dall'aereo e superato il momento di paralisi sono andata a recuperare le mie valigie fermandomi poi ad osservare il posto intorno a me. Questa è anche la prima volta quando sono così lontana dalla mia famiglia in un posto a me sconosciuto e spero tanto che questa città ma soprattutto le persone possano accogliermi con gentilezza come io farò con loro.

Sono una semplice ragazza fiorentina ma con un grande sogno da realizzare e non per caso sono finita dall'altra parte del mondo, mentre terrorizzata guardo la gente frenetica che si spintonano tra di loro dandomi l'impressione che facessero a garra per uscire il prima possibile dall'aeroporto. Sospiro piano mentre mi prendo di coraggio e afferro le mie valigie dirigendomi fuori e dopo essermi sbracciata un tassista molto gentile si è fermato aiutandomi a caricare le valigie nel porta bagagli rispondendo poi al telefono mentre mi accomodo all'interno del taxi.

<Betty, come va amore? Sei arrivata?> chiede mia madre Ginevra.

<Si mamma, l'aereo è atterrato da poco> rispondo in modo veloce.

<E adesso che fai? Hai recuperato le tue valige?>

<Si mamma. Non iniziare a mettermi ansia con le tue domande. Ho caricato le valigie nel taxi e sto andando a casa mamma. Non ho perso la borsa, non mi hanno rubato il telefono dato che ti sto parlando e non mi rapinerà nessuno mamma va bene? Appena arrivo ti chiamo> dico disperata per poi staccare la chiamata è passarmi le mani nei capelli disperata. Mia madre Ginevra è una persona molto ansiosa e questo fa di lei una tortura, la mia tortura personale. Amo tantissimo mia madre ma a volte mi porta alla disperazione soprattutto nell'ultimo periodo da quando le avevo comunicato che sarei partita per studiare fuori. Il mio sogno è sempre stato quello di studiare in America, a Los Angeles, e questo lo sapevano tutti i miei famigliari e amici, compresa mia madre ma lei non era ancora pronta di lasciarmi a spiccare il volo ma mio padre Cameron, un uomo molto ragionevole le ha fatto cambiare idea. Così mia madre si è staccata un po' da me lasciandomi fare questa esperienza, la mia di esperienza e spero tanto che un giorno il mio sogno possa diventare realtà.

<Siamo arrivati signorina> mi informa in modo gentile il tassista distraendomi dai miei pensieri. Istintivamente sposto lo sguardo sul finestrino della macchina per guardare oltre e osservare l'ambiente fuori rendendomi conto che effettivamente siamo fermi davanti ad una piccola villetta così mi sbrigo a pagare e scendere velocemente dalla macchina recuperando anche le mie valigie.

Il meglio di me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora