Capitolo 3

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Elizabeth

Da quando sono arrivata a Los Angeles qualche giorno fa non ho avuto modo di visitare la città come si deve, per questo la mia coinquilina Ava si è proposta come guida turistica per farmi vedere le bellezze di questo posto. Abbiamo girato per le strade di Los Angeles tutto il giorno e forse l'unica volta quando ci siamo fermate è stato solo per pranzare e adesso per fare la spesa.

<C'è un posto che mi piacerebbe visitare> confesso felice mentre ripongo dentro il carrello le cose che devo comprare.

<Si lo so, in questo giorni ti porterò al molo di Santa Monica> borbotta la mia nuova amica mentre riempie il carrello di solo schifezze.

<Un po' di cibo genuino non guasta> dico sincera mentre guardo le cose che vuole comprare. Ma chi diamine mangia la pasta già pronta chiusa in scatola?

<A me piace e poi non tutti sono bravi come te a cucinare> risponde velocemente mentre si affretta a prendere altri alimenti. Il secondo giorno dal mio arrivo avevo deciso di preparare la cena per tutte due e avevo optato per le lasagne che io tanto adoro e Ava si è complimentata con me mentre quel fastidioso di Jacob ha mangiato come un maleducato senza dire una parola. No che avessi bisogno dei suoi complimenti ma poteva almeno farmi sapere se era di suo gradimento. Ho capito che Ava e Jacob sono buoni amici dato che quest'ultimo durante la giornata passa spesso a trovare Ava e se la prima volta che lo vidi mi sembrava un ragazzo pieno di se e prepotente devo dire che adesso non saprei come descriverlo. Il secondo giorno è stato anche l'ultimo in cui l'ho sentito parlare, almeno con me. Non mi ha più rivolto la parola e non ho fatto altro che pensare se magari l'ho offeso in qualche modo senza rendermi conto.

<Il cane!> sbotto poi all'improvviso quando mi ricordo di avergli detto che non volevo più vedere il suo cane.

<Quale cane?> chiede Ava in modo confuso appena mi raggiunge.

<Quello di Jacob> mormoro piano mentre pian piano le colpe iniziano a prendere possesso della mia mente. Non ho mai trattato male nessuno in vita mia e non ho mai urlato contro nessuno ma già dal primo istante in quella casa Jacob nel giro di poco è riuscito a tirare fuori una parte di me che non pensavo neanche di possedere. I miei genitori mi hanno sempre insegnato di rispettare il prossimo e di comportarmi bene e adesso mi sento davvero in colpa per aver detto quelle parole a Jacob.

<Perché sei triste?>

<Mi sono ricordata di aver detto a Jacob di non portare più il suo cane da noi e dato che non mi rivolge più la parola ho pensato che forse ci è rimasto male>

<Tranquilla Betty, lui in realtà è fatto così. Non è molto socievole> risponde mentre abbozza un piccolo sorriso.

<Quindi pensi che non c'è l'ha con me?>

<Sono sicura che gli ha dato più fastidio il fatto che tu pensavi che fosse gay> risponde ridendo mentre ci mettiamo in fila per pagare.

<Ho dimenticato di prendere la cioccolata, arrivo subito> dice Ava in modo veloce e senza darmi il tempo di dire qualcosa inizia a correre come una matta per poi sparire dalla mia visuale.

<Testa persa> sussurro piano mentre inizio a mettere sul rullo la nostra spesa. Nonostante sono qui da qualche giorno ho notato spesso che Ava dimentica le cose e non parlo solo di comprare quello che le serve ma anche a casa a volte dimentica di fare piccole cose. Continuo a mettere sul rullo i prodotti fino a quando una frase, una di quelle che sicuramente non si sentono tutti i giorni mi fa bloccare all'istante mentre il mio respiro si mozza.

Fermi tutti. Questa è una rapina.

A quelle parole tutti i presenti si bloccano all'istante mentre vedo di sfuggita la cassiera alzare le mani in segno di resa. Le mie gambe improvvisamente prendono a tremare mentre il mio cuore batte forte per la paura. Stupidamente faccio l'errore di alzare lo sguardo posandolo sui rapinatori ma l'unica cosa che riesco a vedere sono due figure, all'apparenza maschili, vestiti di nero e con il viso coperto da un passamontagna altrettanto nero. Uno dei due punta una pistola verso la cassiera mentre l'altro prende i soldi dalla cassa. Quello con la pistola sicuramente si avrà sentito osservato dato che l'attimo dopo gira la testa guardandosi intorno e quando nota il mio sguardo fisso sulla sua figura la pistola che teneva in mano, la stessa con la quale minacciava la cassiera, la possa su di me facendomi venire un colpo. Il mio cuore pulsa così forte nel mio petto che probabilmente scoprirà a momenti.

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