Capitolo 14

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Jacob

<Che intenzioni hai con Liz?> domanda mia sorella mentre continua a girare la pasta dentro il piatto senza però portare almeno una volta la forchetta alla bocca.

<Chi è Liz?> domanda la curiosità fatta persona, ossia mia madre.

<Nessuno>

<Elizabeth>rispondiamo contemporaneamente sia io che Nikki e mia madre nel sentire la risposta di mia sorella improvvisamente cambia umore. I suoi occhi splendono mentre le sue labbra si curavano all'insù, sorridendo felice. Già, è questo l'effetto che quella ragazzina fa a tutti noi.

<Hai deciso finalmente di mettere la testa a posto? Sono così felice che hai una relazione con Elizabeth. È davvero una brava ragazza> dice entusiasta mentre felice guarda mia sorella. Quella ragazza è così brava, così buona che praticamente tutti la adorano, e mia madre stravede per lei. Ho sputo che da quando lei è mia sorella si conoscono Liz è venuta molte vuote qui per aiutare Nikki a sistemare la sua stanza. Mia madre mi ha detto che quel piccolo concentrato di emozioni chiamato Elizabeth ha praticamente buttato ogni cosa dalla stanza di Nikki e questo perché secondo lei quella stanza aveva un aura negativa e interferiva con lo stato d'animo di Nikki.

<Non ho nessuna relazione con Liz> mormoro a bassa voce per poi sospirare. È vero, io non ho mai avuto una relazione e non saprei neanche come comportarmi ma quello che provo per Liz non ho mia provato per nessuna. Lei è riuscita di attirare la mia attenzione sin dal primo giorno che l'ho incontrata, con tutto che addosso aveva un semplice vestito azzurro che mi ricordava Alice nel paese delle meraviglie.

<Ha già sofferto abbastanza Jacob. Se pensi di prenderla in giro te la vedrai con me> sento mia sorella mormorare e quando alzo lo sguardo su di lei posso notare i suoi occhi fulminarmi.

<Sofferto?> domando inarcando le sopracciglia mentre lei resta impassibile alla mia domanda facendomi capire che non aprirà bocca e che la sua risposta sarà solo un grande silenzio.

<Non lo farei mai> ammetto sincero subito dopo. Liz è una ragazza straordinaria e mi è bastato poche volte vedere i suoi occhi tristi per impuntarmi di non ferirla male. Lei pur non conoscendo Nikki aveva deciso di aiutarla, così come aveva deciso di voler aiutare me ma non la metterei mai a rischio. Quella ragazza dagli occhi da cerbiatta è stata in grado di farmi perdere la testa ed è entrata nel mio cuore alleviando il dolore che mi portavo dentro.

<Me lo auguro tanto Jacob, così come mi auguro che nessuno si avvicini a lei> dice in modo duro mentre stringe fortemente la forchetta nella sua mano.

<A chi ti riferisci?> chiedo curioso mentre la osservo. Il suo sguardo sembra come perso, nei suoi pensieri forse, mentre il suo corpo, la sua postura è diventata rigida.

<A nessuno in particolare> risponde facendo spallucce per poi alzarsi dalla sedia e sparire dalla mia visuale.

<Non te la prendere sul personale figliolo. Nikki tiene tanto a Elizabeth> risponde mia madre mentre dolcemente appoggia la sua mano sopra la mia.

<E non è l'unica> sussurro piano per poi salutare mia madre e uscire fuori di casa.

"Chi è stato a compiere una simile brutalità ?" domanda Liz con la voce spezzata dal pianto.

"Non l'abbiamo mai scoperto sai? La polizia non aveva trovato nessuna pista e l'unica in grado di dirci qualcosa aveva smesso di parlare"

"È stata traumatizzata Jacob. È normale che Nikki si è chiuso in se stessa. Ha cercato di metabolizzare il suo dolore e le sue paure da sola" risponde a bassa voce mentre si stacca di poco da me e quando la sua mano si poggia sul mio viso accarezzando la mia guancia istintivamente chiudo gli occhi, beandomi di questo meraviglioso contato.

"Io penso che sia stato qualcuno di nostra conoscenza ma al tempo stesso non avrebbe senso. Tutti volevano bene a Nikki. Lei prima era proprio come te sai? Premurosa con tutti e molto vivace. Non posso accettare il fatto che qualcuno che magari le sta intorno le abbia fatto del male. Perché? Cosa ha fatto Nikki per meritarsi una cosa del genere?" domando come la voce fioca. Non mi sono mai dimostrato debole neanche davanti hai miei amici, mentre con lei però mi sembra tutto così normale. Persino lasciar andare quelle lacrime che non sono stato in grado di versare per tutto questo tempo. Ho sempre pensato che non avessi il diritto di piangere, no quando mia sorella era messa peggio di me, no quando lei sembrava il fantasma di se stessa.

"Non capisco chi farebbe una cosa del genere" sussurra sconvolta.

"In tutto questo tempo ho cercato di trovare i colpevoli ma ogni cosa che ho fatto è stato invano" dico tristemente mentre la guardo negli occhi. Quei stessi occhi che mi mandano fuori di testa.

"Se vuoi posso aiutarti a trovarli. Insomma, io non saprei neanche cosa fare ma magari in due potremo trovare qualche pista" propone frettolosa facendomi sussultare.

"Non è necessario" dico in modo aspro mentre mi alzo mettendomi all'impiedi, venendo seguito da Liz. Non potrei mai implicarla in questa storia. Ci sono ragioni che lei, che nessuno sa e non permetterei mai che le mie scelte la mettessero in pericolo.

"Nikki si merita giustizia Jacob" sussurra piano con le lacrime agli occhi e nonostante vorrei starle lontana non posso. Lentamente mi avvicino a lei asciugando quelle lacrime per poi stringerla fra le mie braccia, allontanandomi subito dopo e andarmene in silenzio.

Il rumore del mio telefono mi porta con la mente al presente interrompendo i miei pensieri, il ricordo di quella notte nel girando. Se quella sera me ne andai è stato per paura. Avevo paura di quello che la sua vicinanza mi faceva sentire pensando che lei non mi ricambiasse.

<Ho appena visto Liz nella caffetteria che c'è difronte al campus> mi informa Henry appena accetto la sua telefonata.

<Da quando sei divento uno stalker?>

<Da quando al suo tavolo si è seduto Thomas e anche Tracy> dice velocemente e quando sento i nomi di quei due la preoccupazione mi assale.

<Non perderla d'occhio> ordino in modo duro per poi dirigermi verso la macchia e mettermi al volante.

<Oh Nikki, sapessi cosa sarei disposto a fare per le persone che amo> mormoro tra me e me ripensando alla minaccia che mi ha fatto a tavola.

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