Entrai come una furia nella mia stanza, sbattei la porta e mi strappai di dosso lo stramaledetto camice. Lo strattone non era stata una mossa saggia per il mio fianco, che in tutta risposta mi fece vedere le stelle e anche le galassie, e mi fece scappare altre imprecazioni.
Nota mentale: Appena possibile recarsi alla chiesa più vicina per confessione. Tanto non ci sarei andata come sempre.
Presi dall'armadio un paio di pantaloncini e una canottiera nera. Andai davanti allo specchio, e come temevo, ero un disastro.
Capelli sparati in aria, soprattutto un ciuffo sopra l'orecchio desto, sfidando le leggi di gravità, puntava verso sinistra e non ne voleva sapere di andare dietro l'orecchio. Neanche il miglior gel del mondo riuscirebbe a fare un a cosa del genere.
Sospirai e presi una molletta per legare i lunghi capelli biondo platino in una coda stretta.Andai in bagno e mi sciacquai il viso. La situazione non era cambiata poi molto, anzi.
Ripensai al sorrisetto sfrontato che il bastardo mi aveva rivolto, e la rabbia si impadronì di me.
Uscii dalla stanza e mi diressi all'ascensore, entrai e salii al piano delle palestre.
Le porte si aprirono, feci alcuni passi in avanti e svoltai a destra, lungo il corridoio di vetro dove potevo vedere diversi ragazzi che si allenavano in diverse stanze con strumenti diversi.
Mi diressi in fondo al corridoio, dove di solito mi andavo ad allenare con Jin.
Lo trovai che meditava, con gli occhi chiusi, seduto in mezzo alla stanza con le gambe incrociate e le mani poggiate sulle ginocchia.
Mi sedetti di fronte a lui nella sua stessa posizione e lo guardai, pronta per la sfuriata che sarebbe arrivata a momenti.
-Sei arrabbiato molto o moltissimo?- chiesi
Lui fece un respiro profondo e aprì gli occhi.
Ok era arrabbiatissimo, se avesse potuto con quello sguardo mi avrebbe ridotto in cenere. Jin non era uno di quegli uomini che non puoi neanche guardare in faccia perché ti fanno troppa paura. Cioè aveva sempre una faccia imbronciata, ma quando avevi bisogno di qualcosa lui era sempre lì. Lui era come un padre per me. Avvolte, da piccola, pensavo che lo facesse solo perché aveva perso la figlia quando era ancora molto piccola, e con lei anche la moglie, in un attacco alla città alcuni anni prima della mia nascita.
Jin aveva i capelli neri come la pece rasati, non troppo altro e corpo atletico.
-Ti avevo chiesto, molto cortesemente, di accogliere il ragazzo con il massimo rispetto, e non mettendo il muso e lanciandogli occhiatacce. E andandotene per giunta mentre ti sto parlando!- era diventato rosso per la rabbia.
-Non hai visto quel bastardo come ha riso appena mi ha visto? Già e tanto se non gli ho tirato un pugno, invece di starmi tanto ad urlare contro dovresti ringr....-
Non finii la frase perché mi accorsi che la faccia di Jin si stava facendo ancora più rossa per la rabbia trattenuta, vederlo mi faceva venire un po' da ridere. Mi ricordava un cartone animato, ma cercai con tutta me stessa di trattenere le risa.
-Ora tu andrai dal ragazzo e gli chiederai scusa per il tuo comportamento inadeguato, e non accetto scuse!- urlò.
Io in tutta risposta, mi alzai, ed uscii sbattendo la porta. Non volevo fare la parte della mocciosa , ma non avrei mai chiesto scusa a quel idiota. Neanche morta.
Entrai nella prima stanza che trovai libera, presi i guanti da box rossi, e cominciai a colpire il sacco, ignorando le fitte al fianco, o almeno ci provavo.
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Into the Darkness
FantasySiamo molti anni nel futuro. Un attacco da parte di un enorme armata di demoni ha drasticamente ridotto la popolazione umana. Alex, mezzo demone, mette ogni giorno in gioco la propria vita per proteggere il suo popolo, che non la accetta e la dispre...