Capitolo 5

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Cercai di mettere a fuoco ciò che si trovava intorno a me. C'era molta luce...finestre...Nithael...aspetta. Nithael?!?

-Nithael- cercai di dire, ma dalla mia gola uscì solo un lieve lamento.

Udì la mia voce e dalla sedia dove probabilmente aveva dormito tutta la notte si svegliò e mi guardò.

-Oh Dio Isafiel! Grazie al cielo!- mi abbracciò ma lo fece come si abbraccerebbe una cosa delicata che si sta per rompere. -Quando ti hanno vista i dottori hanno detto che eri in condizioni molto gravi, avevi tagli profondi in tutto il corpo.- Era preoccupato, si vedeva chiaramente.

Cercai di muovermi in modo da ricambiare l'abbraccio, ma appena lo feci una fitta di dolore mi colpì alla schiena.

-Sciocca non muoverti! Stai meglio ora ma non sei del tutto guarita...faresti meglio a rimanere a letto-

-Va bene- Il mio tono scocciato mi fece solo guadagnare un'occhiataccia da Nithael.

-Isafiel...chi ti ha ridotto in questo stato?-

Sbiancai ricordando i fatti avvenuti l'altro pomeriggio...

Silenzio.

-Isafiel? Parla...ti prego dì qualcosa-

Il mio respiro si fece più affannoso e sentii la testa girare.

A quanto pare Nithael se ne accorse perché disse -Isafiel...non importa, davvero...me lo dirai quando ti sentirai pronta-

Ripresi colore -Grazie-

Anche se dolorante decisi di mettermi a sedere, ma nel farlo sfiorai inavvertitamente il mio collo. Sbarrai gli occhi e volsi il mio sguardo verso Nithael.

-La collana...- sussurrai tutto d'un fiato. Nitahel si alzò e mi venne incontro, poggiò la sua mano sulla mia testa e mi scosse leggermente i capelli.

-Isafiel...l'importante è che tu ora sia qui e che tu stia bene- Il sorriso che mi fece non coinvolse però anche gli occhi.

-Ma, Nithael, tu tenevi a quella collana. Era di tua nonna- Mi sentivo in colpa, avevo perso l'ultimo ricordo di sua nonna...

-Di certo il ricordo di mia nonna non si trovava in quella collana. Io la porto sempre con me-

Quelle parole mi commossero e nonostante io avessi perso una cosa a lui cara mi aveva perdonato.

Che gran cuore

-Ti manca la sua presenza vero?-

-Non sono gli addii che fanno male...ma i ricordi che ne seguono-

Che parole sagge

Sospirò

-Isafiel, adesso dovresti riposare- Si avvicinò a me e mi lasciò un bacio tra i capelli, se ne andò chiudendo lentamente la porta e sussurrando -Sogni d'oro dolce angelo-.

Mi sdraiai e mi addormentai quasi subito iniziando a sognare, ma non sogni belli no... sognai quegli occhi gialli che mi fissavano e che seguivano ogni mio movimento e anche se non potevo vedere a causa dell'oscurità potevo sentire quel ghigno dai canini lunghi farsi strada tra le sue labbra.

Quelle labbra...

Mi svegliai tutta sudata, tanto che la vestaglia mi aderiva in molti punti a causa del sudore.

Portai la mano istintivamente al collo perché il senso di soffocamento era ancora presente dal precedente sogno. Toccando il collo ricordai ancora la collana che avevo perso...

Devo riprenderla

Avevo deciso. Mi vestii in fretta e furia e con molta attenzione aprii la porta della stanza. Uscii di soqquatto dall'edificio e mi diressi all'uscita del Paradiso...ma non sarei passata dai cancelli, no...avrei preso un altro passaggio.

Mi diressi e est, mentre i cancelli si trovavano a nord...mi diressi verso quelle gradinate.

Si trovavano sotto delle nuvole ai confini del Paradiso e in pochi conoscevano la loro posizione.

Arrivata nel posto dove si trovavano iniziai a cercarle, e una volta trovate le percorsi fino ad arrivare al fondo. Le scale terminavano in un pavimento fatto d'acqua...più che acqua sembrava gelatina, ed era in continuo movimento.

Mi lasciai cadere in quel portale. Tutto ciò che sentii fu solo come se la terra e il cielo si scambiassero, dopodiché emersi dal lago.

Quel lago che tanto tempo fa io adoravo e che ora era stato rovinato.

Riemersi dall'acqua in fretta e furia senza accorgermi che non ero neanche bagnata...la fretta era troppa per fermarsi a pensare, dovevo tornare in Paradiso prima che qualcuno di indesiderato mi trovasse.

Ripercorsi tutta la strada facendo attenzione sia a dove mettevo i piedi sia a dove poteva essere cascata la collana.

La vidi, grazie alla luce della luna che illuminava il ciondolo, riuscii a vederla.

Era rimasta incastrata tra quei cespugli dove io e Samuel ci eravamo nascosti.

I sensi di colpa si fecero sentire, ma decisi di ricacciarli indietro. Mi avvicinai alla collana per prenderla ma qualcosa di più veloce mi passò davanti e la prese al posto mio.

-Bella questa collana. E' tua?-

Il mio cuore accellerò.

-Tu...- non riuscivo a muovermi, lui era lì, con quegli occhi gialli che mi avevano perseguitato sin ora.

-Sì io- disse con nonchalance -ma puoi chiamarmi anche Asmodeo-

Il demone si inchinò con fare elegante.

Quei capelli neri con delle ciocche color d'argento incorniciavano un volto angelico.

Bellissimo...MA COSA VADO A PENSARE?!?

-V...Vorrei indietro quella collana... P...per favore- Non riuscivo a smettere di tremare.

La mia reazione probabilmente lo divertiva, perché iniziò a ridere di gusto.

Che bellissima risata

-Oh piccolo angelo...persino in un momento come questo chiedi per favore? Patetico- Mi osservò, e il suo ghigno si allargò -Se hai così tanta paura perché non scappi come hai fatto l'ultima volta?-

Sbarrai gli occhi. Bastardo, sta cercando di far leva sui miei sentimenti.

Con la voce più ferma che potevo gli chiesi -Avresti potuto farlo molte volte...Perché non mi hai ancora ucciso allora?-

-Oh ma tu mi servi viva...- Cosa? - E' molto raro avere un angelo peccatore nelle proprie mani. Siete molto rari e oltretutto molti di voi cadono non ricordando poi nulla del Paradiso. Tu non sei ancora caduta...sei come oro per noi-

-Chi ti dice che verrò con te?- dissi ritrovando il coraggio.

-Sei piccolina ma sei tutta pepe!- Scoppiò in una risata -Non mi serve la tua autorizzazione per portarti con me all'Inferno-

Dopo queste parole, con una velocità che pensavo non fosse possibile, percorse quei metri che ci distanziavano e mi afferrò per la gola sollevandomi.

-Spero che tu abbia salutato tutti lì sopra- dopo aver detto questo strinse le presa sulla mia gola facendomi svenire.



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