Capitolo 20

151 16 4
                                    

Mi svegliai e mi stiracchiai lentamente nel letto portando le coperte fino in fondo ai piedi. Restai in quella posizione contorta per qualche minuto poi mi decisi a voltami e guardare la sveglia.

LE 9:00???

Mi alzai di scatto mettendomi seduta per poi catapultarmi fuori dal letto.

Perché Asmodeo non mi ha svegliata?

Mi lavai in fretta e furia e mi vestii con i soliti indumenti neri. Mi diressi verso la porta rischiando di inciampare sui vestiti che avevo sparpagliato ovunque e la spalancai con forza.

Mi trovai davanti Juvia.

-Buongiorno....- dissi abbassando la mano dalla maniglia e fermando la mia corsa.

-Mi domandavo quando ti saresti svegliata- mi rispose con tono brusco a braccia incrociate ma sempre con un' espressione che non lasciava trapelare nulla.

-La sveglia...- dissi voltandomi un attimo verso la porta -Non ha suonato...-

Lei si staccò lentamente dal muro dove era appoggiata e abbassò le braccia dirigendosi con passo lento e studiato verso di me. Io intanto, intimidita, mi spiaccicavo sempre di più alla porta ormai chiusa. Arrivata di fronte a me disse -Pensi che io ti lasci passare queste cose? Non sono come Asmodeo e presto lo capirai da tutte le gocce di sangue e sudore che ti farò sputare- fece una pausa per dare più enfasi al discorso e poi con voce altrettanto bassa, roca e minacciosa aggiunse -D'ora in poi alle 6:00 ti voglio qui davanti, non tardare di un singolo secondo poiché da quale maestro io ora sono per te ho tutto il diritto di punirti come meglio riterrò opportuno-

Detto questo allontanò il suo viso dalla mia faccia e mi volse le spalle per poi incamminarsi verso i corridoi. Io la segui accelerando il passo.

-Ma Asmodeo non è più il mio maestro?- chiesi con voce alta tanto che Juvia mi rifilò un'occhiata truce.

Mi degnò solo di quel breve sguardo, poi si girò e continuò la sua veloce marcia.

Arrivati fuori dall'Inferno lei mi portò al campo nella quale ero solita addestrarmi e cominciò a mettermi alla prova con vari allenamenti estenuanti.

L'ora di ritornare agli Inferi arrivò più lenta del previsto. Arrivate all'interno di essi struscicai i piedi fino ad arrivare nella mia stanza per poi barricarmici dentro. Dovetti ricordarmi tutto il percorso a memoria poiché ad un certo punto Juvia mia aveva lasciato da sola.

Entrata dentro la mia stanza chiusi la porta e scivolai contro essa.

-Oggi voleva proprio uccidermi...tsk, come può pretendere che io faccia tutte quelle cose?- mi lamentai.

Stetti per terra appoggiata alla porta per una buona decina di minuti. Quando poi decisi di alzarmi dovetti reggermi alla sedia per rischiare di non ricadere giù. I muscoli e le ossa mi dolevano da impazzire.

Quando fui in piedi guardai dove avevo poggiato la mano poiché il tessuto mi sembrava diverso da quello della stoffa di cui era ricoperta parte della sedia.

La sua giacca...

Guardai la sveglia sul comodino.

Sono le 17:30, ho tutto il tempo di lavarla e di farmi una bella doccia prima della cena.

Presi la giacca e mi diressi verso il bagno, aprii il rubinetto del lavandino facendo versare l'acqua tiepida in un catino. Aggiunsi del sapone e poi misi la giacca dentro. La lasciai a mollo per qualche minuto per far sì che il fango si ammorbidisse per poterlo togliere più facilmente e poi iniziai a strofinare. Soddisfatta del risultato buttai l'acqua sporca e sciacquai con dell'acqua pulita la giacca per una seconda volta, finito questo la lasciai gocciolare un po' e poi mi misi ad asciugarla pian piano con il phon.

L'angelo peccatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora