Capitolo 8

225 16 3
                                    

In questi giorni provai con vari tentativi di rompere, o almeno piegare, le sbarre della cella. Ma fallii.

Il ghiaccio, che avrebbe dovuto sgretolarle non lo fece.

Il vento, che avrebbe dovuto tagliarle, fallì.

E l'acqua..bhè, non la usai nemmeno, dopotutto l'acqua intrappola, purifica e guarisce...non sarebbe servita a niente contro quelle sbarre.

Insomma...fallii in tutti i miei tentativi. Doveva esserci una runa molto potente su quelle sbarre per bloccare i poteri di un angelo, oppure era semplicemente il posto che mi indeboliva.

Oppure sei tu quella debole

Chiusi gli occhi con forza, scacciando via quel pensiero.

Io non sono debole

I miei pensieri furono interrotti dal rumore di una chiave che entrava nella serratura. La cella si aprì.

Comparì come al solito Asmodeo con quella che avevo capito essere la guaritrice di corte.

La donna anziana si avvicinò a me e come al solito mi controllò le ferite del quale mi erano rimaste solo le cicatrici. Cicatrici che avrebbero segnato la mia pelle per sempre.

L'anziana donna mi tolse le bende e guardò per un attimo il mio corpo.

-Non posso fare niente per farle sparire, dovrai imparare a conviverci-.Detto questo mi passò un composto leggero di erbe su ogni cicatrice che poi non ricoprì con le solite bende.

Fatto tutto il necessario e avendo preso gli unguenti che aveva posato sul pavimento se ne andò.

Nella cella rimanemmo solo io e Asmodeo. Si avvicinò a me e all'improvviso mi disse -Oggi sarai spostata in una delle stanze dell'Inferno, non starai più nelle celle- le labbra gli si curvarono in un sorriso -Avremmo quindi l'occasione di stare ancora un po' insieme, contenta?-

-Da morire-

Lo sentii sghignazzare anche se con un braccio appoggiato al muro faceva in modo che la mano gli coprisse la bocca.

-Allora ci si vede oggi, a presto angioletto-.

Aspettai alcune ore da sola nella cella a pensare...Lucifero...perché fa questo?....Non penserà mica che ricevendo i suoi servigi io cambi idea? Ma per favore!..

Dopodiché uno schiocco della serratura mi fece alzare gli occhi. Una donna di mezza età, forse verso la quarantina, stava aprendo la cella.

Cosa ci fa un'umana qui?

-Isafiel, prego, seguimi- Si girò in modo da darmi le spalle e tornò da dove era venuta. Mi affrettai a raggiungerla e la seguii. Ci inoltrammo in quel corridoio che mi inquietava tanto, ed avevo ragione ad averne paura. Un lungo corridoio della quale non si vedeva la fine a causa dell'oscurità si estendeva davanti a me. Era diviso in due parti, a destra, delle fiaccole dalla scarsa luminosità illuminavano il corridoio...a sinistra invece...celle e celle di esseri mostruosi che si contorcevano tra le catene rugginose e piene di sangue, sembravano essere lo scarto di esperimenti malriusciti.

Mi avvicinai istintivamente alla donna che avevo davanti.

-Questo è quello che succede a chi disubbidisce anche al più minimo desiderio del nostro signore Lucifero-

O mio Dio. Quindi quelle persone una volta avevano un volto, un corpo...una forma.

Restai in silenzio. Non sapevo che dire. Cercai di non voltarmi alla mia sinistra e di isolare il mio pensiero da tutti quei rumori e quei lamenti.

L'angelo peccatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora