Mi improvviso psicologo, veggente e salvatore... che volete, c'è crisi!

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Giada era venuta a trovarlo due volte da quando Leo era stato rinchiuso lì, e da ciò che il ragazzo aveva potuto indovinare, significava che fosse passato un giorno intero, dato che gli aveva portato il pranzo, e poi la cena.

Leo aveva mangiato, perché non avrebbe fatto lo sciopero della fame solo per darle fastidio, ma aveva aspettato che se ne andasse prima di girarsi.

Perché non aveva la minima intenzione di dedicare attenzione a quella falsa amica traditrice manipolatrice carceriera, quindi, ad entrambe le visite, si era messo di spalle, e non aveva risposto a nessuna delle sue domande, frasi preoccupate, o giustificazioni.

Non c'erano parole che Leo potesse dire di rimando, dopotutto, solo parolacce.

Ma questa è una storia family friendly, quindi nessuna parolaccia.

Pertanto Leo non aveva parlato.

Ma aveva pensato.

Aveva pensato eccome.

E lo scorso capitolo insegna che lasciare Leo chiuso da qualche parte a pensare e progettare cose non è mai una buona idea, per chi è contro Leo.

Purtroppo per Leo, però, in quel momento non aveva molti piani.

Aveva idee per quando sarebbe uscito da lì, ma nessuna per come uscire.

Le aveva davvero provate tutte, nelle ultime 24 ore.

Tranne cercare di convincere Giada, perché sapeva che era un caso perso.

Ma Jahlee...

L'aveva chiamato più volte, per fargli delle domande, e il dio si era presentato quasi sempre, per poi sparire dopo poche frasi.

Era palese che non fosse felice di come la situazione si fosse evoluta, ma era troppo assoggettato alla figlia per esprimere davvero i suoi pensieri. E Leo... non sapeva se lo capiva o no.

Non aveva figli, ovviamente, ma aveva una sorella più piccola alla quale avrebbe dato il mondo.

Aveva degli amici che stava cercando di salvare con tutte le sue forze.

Sapeva cosa significava dare la priorità a qualcuno, che valeva più di sé stesso.

Ma Leo non aveva mai permesso che la priorità offuscasse la sua moralità, il suo giudizio, e i suoi ideali.

Ed infatti, a scapito della priorità verso sua sorella, aveva infranto la promessa fatta a lei perché provare a salvare tutti i suoi amici era più importante.

Jahlee... sembrava seguire gli ordini della figlia solo per farla felice, senza pensare a quello in cui lui credeva davvero.

Ma forse le divinità ragionavano in un modo impossibile da comprendere.

Solo che Leo doveva farlo, se voleva uscire da lì.

Anche se, ora come ora, sembrava un'impresa impossibile.

-Jahlee...- chiamò la divinità per la decima volta, quel giorno.

-Leonardo... potresti parlare con mia figlia? Sta davvero male per tutto quello che sta succedendo- esordì il dio, comparendo oltre la cella di Leo.

Compariva sempre fuori dalla cella, e mai dentro. Leo non sapeva se fosse perché la cella era fatta in un determinato modo che impediva anche al dio di entrare senza prima sbloccarla, o se cercasse semplicemente distanza da lui.

Sapeva che non aveva gradito il suo commento.

-Puoi dirle di liberarmi e aiutarmi, e poi potremo parlare- rispose con un sorrisino sgradevole.

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