Chi non può fare insegna... era così il detto?

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Leo era un papà davvero orgoglioso.

La sua piccola Red Velvet era ormai cresciuta, e aveva imparato a volare.

Svolazzava in giro per la stanza senza alcuna difficoltà, ed era diventata grande quanto l'intera testa di Leo, capelli compresi.

Considerando che aveva poco più di otto giorni, era uno scatto di crescita non indifferente.

E quindi Leo era davvero molto orgoglioso di lei.

E aveva deciso, dopo attenta ponderazione, che il nome finale da darle sarebbe stato Red Velvet.

Perché un nome collegato alla cucina era perfetto per legarla a Leo, e il rosso si collegava perfettamente al suo piumaggio brillante.

E comunque era stato il nome che più sembrava piacerle, dato che rispondeva sempre più velocemente quando Leo la chiamava così.

Pertanto, era ormai ufficiale.

La sua piccola uccellina si chiamava Red Velvet, detta Red, Vevi, o Velvettina a seconda di quanto in fretta Leo doveva chiamarla, e a seconda anche del suo umore.

-Grande Vevi! Velvettina sei bravissima... attenta! Sì, così! Awwww, crescono così in fretta!- Leo la stava inseguendo per tutta la stanza, con le mani sotto di lei nel caso fosse caduta, ma Red Velvet sembrava molto sicura sulle sue ali, e sembrava ormai già adulta.

Leo aveva letto i libri presi in biblioteca, e sebbene non fosse minimamente convinto della razza di Red Velvet, supponeva che potesse trattarsi di un uccello di fuoco, o firebird. Erano creature che nascevano e crescevano in luoghi caldi, caratterizzati dal piumaggio rosso e arancione, con un'alta temperatura corporea e un'alta intelligenza, infatti erano spesso addestrati, anche a scopi militari. Ormai erano diventati molto rari, e di solito evitavano il contatto con gli esseri umani.

Questo spiegava perché Red Velvet si nascondesse sempre quando c'erano altre persone.

...non spiegava perché fosse così attaccata a Leo.

Ma lui non se ne lamentava, e stava continuando a prendersi cura di lei.

Anche se, ora che sapeva volare, era probabilmente arrivato il momento di lasciarla andare.

Se fosse dipeso da lui, l'avrebbe tenuta lì per sempre, ma era troppo pericoloso farla vivere in quella piccola camera, e in quel clima di terrore.

E Leo aveva già una debolezza, a palazzo, non voleva che il principe Victor ne trovasse un'altra da usare contro di lui, perché due debolezze significava liberarsi di una subito per far capire che faceva sul serio, e tenere l'altra come sicurezza nel caso Leo avesse voluto ribellarsi.

Ovviamente tale debolezza era Clay.

Leo non aveva avuto la possibilità di parlargli, in biblioteca, e non lo aveva ancora rivisto, cosa normale dato che era passato meno di un giorno, ma aveva comunque capito che se si fosse ribellato ancora un po', Victor avrebbe potuto prendersela con Clay.

Avrebbe dovuto aspettarsi che sarebbe stato rapito anche lui, quando avevano preso Leo, e sebbene fosse un Giuda traditore che lo aveva venduto ai cattivi, a Leo si stringeva comunque il cuore nel vederlo così.

Dopotutto era solo un bambino, e aveva solo agito nel modo che riteneva giusto, anche per proteggere i suoi amici.

Questo Leo lo aveva capito.

E il suo tradimento non cambiava la promessa che Leo gli aveva fatto, in ogni caso.

Avrebbe protetto quel bambino come voleva proteggere tutti gli altri.

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