Okay, inizia a diventare davvero ripetitivo, ma questo capitolo comincia con Leo che si sveglia.
Oh, quale novità.
So che in questa storia Leo sembra Dante Alighieri vista la quantità considerevole di volte in cui viene messo ko e si sveglia dolorante, ma possiamo affermare che questo sia un po' l'Inferno della sua avventura, vista la guerra, le ansie e i dolori.
In futuro potrebbe visitare un inferno un po' più letterale, ma non voglio fare spoiler.
Vi posso dire che Leo si svegliò con la testa molto dolorante, e il suo primo istinto fu di mettersi un po' di ghiaccio sul probabilmente enorme bernoccolo che gli si era senz'altro formato in testa.
Non uscì nulla dalla sua mano sinistra.
Strano.
Ma era troppo scombussolato per rendersene del tutto conto, dato che la botta era stata davvero fortissima.
Si era dimenticato quanto violente fossero le botte in testa di Brandon, era un miracolo che non fosse morto per sbaglio.
-Oh, sei sveglio- lo accolse una voce poco distante, che Leo non credeva di aver mai sentito.
O meglio, aveva una leggerissima nota familiare, ma non abbastanza da fargli dire qualcosa tipo "Oh no! Conosco questa voce!"
Se il proprietario sapesse della sua indifferenza, rimarrebbe molto offeso.
Leo si mise a sedere, e si guardò intorno, preoccupato.
A differenza dello scorso capitolo, dove una volta sveglio si era ritrovato in un letto pulito, con uccellini che cinguettavano fuori dalla finestra e un gran figo che gli teneva la mano con affetto, questa volta era in una cella polverosa e scura, su una lastra di metallo durissima, e non sembrava esserci nessuno intorno.
-Chi è là?!- chiese, guardandosi intorno nell'oscurità e cercando di abituare gli occhi.
Solo qualche candela era accesa, ma offrivano un'illuminazione minima.
-Te l'avevo detto che prima o poi saresti stato mio. Beh, quel giorno è arrivato- continuò la voce, con tono di chi stava per fare un monologo da cattivo.
Leo sentì una vaga nota di familiarità, ma non riuscì proprio ad accostare la voce a un volto.
Ma la figura fece una pausa ad effetto, nell'ombra, come se si aspettasse che Leo lo riconoscesse.
Leo si scervellò il più in fretta possibile per non fare una figuraccia e non irritare il suo carceriere.
Allora, aveva una voce maschile, ma non era Brandon, quasi sicuramente. Né Fausto il fusto.
Poteva anche essere Fausto il fusto in realtà, se Leo si basava sulla voce, ma la figura nell'ombra era molto meno imponente di lui quindi Leo lo escluse.
Mmmm, Brandon lavorava per i ribelli e per la corte di Valkrest, quindi probabilmente era qualcuno di Valkrest.
Oh, giusto!
-Remington!- esclamò, anche se non gli era sembrata molto la voce di Remington, però chi altri poteva essere?
La figura rimase in silenzio qualche secondo.
-Riprova- suggerì, in un sussurro.
Cavolo, non era Remington.
Forse non era di Valkrest.
O forse, sì, magari non era un uomo!
-Se sei Angela hai un brutto raffreddore. Se vuoi posso prepararti una minestra- propose Leo, che non provava la massima simpatia per il capo dei ribelli, a dirla tutta, ma la rispettava e aveva pena per lei. Era anche la sorella di Silvia, la madre di Giada, e Leo stimava molto Silvia, quindi aveva intenzione di essere gentile con Angela.
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Rainbow Candies
Fantasy[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers] Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cu...