Leo aveva riflettuto a lungo su come uscire, passando anche quasi tutta la notte in bianco con una serie di piani irrealizzabili su come scassinare una porta, e alla fine aveva deciso di provare con il classico trucco delle forcine nella serratura.
Solo che non aveva forcine.
Quindi aveva ripiegato su strumenti della cucina, che modestamente sapeva usare in modo egregio.
Si era avvicinato alla porta con un arsenale di coltelli, forbici, un pelapatate e in generale qualsiasi cosa potesse servire a forzare una serratura o buttare giù la porta.
Si era rimboccato le maniche.
Aveva armeggiato alla serratura per almeno quaranta minuti.
Si era stancamente appoggiato alla maniglia, irritato dai tentativi fallimentari.
...e la porta si era aperta in tutta tranquillità.
E al momento Leo stava fissando l'uscio spalancato, circondato da inutili utensili che non gli erano serviti a nulla, e chiedendosi perché non avesse provato prima ad aprire la porta che evidentemente non era stata chiusa a chiave.
Ma non aveva senso.
Perché non era stata chiusa a chiave?!
Leo dava per scontato che Victor l'avesse chiusa.
Che Remington l'avesse lasciata aperta di proposito per aiutarlo a scappare?
"No, Victor ha dato ordine di non chiuderti a chiave perché da per scontato che non riuscirai mai a scappare" gli rispose Remington, sentendosi chiamato in causa.
Leo non sapeva se sentirsi offeso o orgoglioso dal fatto di essere così tanto sottovalutato.
Preferì sentirsi orgoglioso.
Avrebbe approfittato della libertà per scappare in fretta e senza essere intercettato! Victor si sarebbe pentito di averlo sottovalutato.
"Per me ti sopravvaluta"
-E invece no!- si lamentò Leo, tirando fuori la testa dalla camera e guardandosi intorno in cerca di una via d'uscita.
C'erano due strade: destra, o sinistra.
Ed entrambe erano completamente identiche, scure, e senza nessuna indicazione.
"Pensavi che Victor ti avrebbe lasciato un cartello con la scritta 'uscita' davanti alla camera?" chiese Remington, che aveva deciso di piantare le tende nella mente di Leo.
"Perché no? Sperare non costa nulla" rispose Leo, stando attento a non parlare a voce alta per non allertare nessuno, e scegliendo la strada a destra.
"Ora chi è che sottovaluta gli altri?" lo prese in giro Remington.
"Invece di giudicare, perché non mi aiuti? Dove devo andare per uscire?" Leo provò ad ottenere supporto. Remington sembrava un possibile alleato, in quel momento.
"Sono la Svizzera, e se proprio prendo le parti di qualcuno, in questa circostanza, quel qualcuno è Victor" gli ricordò il semidio, facendolo sospirare.
"Perché lavori per Victor? È insopportabile" indagò Leo, continuando per il corridoio con attenzione, ma non incontrando nessuno.
C'erano molte porte chiuse, ma nessuna di esse sembrava un'uscita, quindi Leo continuò a camminare, sperando di non perdersi.
"Si prende cura di mia madre" rispose Remington, semplicemente.
"Tiene tua madre ostaggio?!" Leo era indignato. Non credeva fosse così crudele anche con il suo pro-pro-pro-pro-pro-pro...
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Rainbow Candies
Fantasy[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers] Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cu...