Capitolo 24 ~ Cain

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Sapevo che il mondo era cambiato, mi aspettavo che lo fosse. Gli Umani sono una razza giovane, eppure sono in grado di riplasmare sé stessi e il pianeta in cui vivono con una velocità che mi ha sempre meravigliato. Non è facile riprendere la vita in mezzo a loro dopo essere stati così a lungo lontani. Tante cose da imparare, dettagli sciocchi che sono invece fondamentali per confondersi tra loro. Cinquant'anni sono molti, troppi. Quasi nessuno di noi si allontana così a lungo dal consesso umano per propria scelta, e a ragione. Nell'antichità non aveva importanza. Eravamo dei, e gli dei potevano permettersi di apparire e scomparire a proprio piacimento senza che nessuno facesse domande. Non dovevamo preoccuparci di reinventarci.

Non ci avevo pensato, quando ho lasciato che mi catturassero. Non pensavo a niente, quel giorno, non c'era spazio per nulla nella mia mente, se non per il dolore e il senso di colpa.
Ora devo cercare di colmare le lacune, di ambientarmi. A molte cose provvederà l'Ordine, come sempre ha fatto in passato per quelli tra noi che si sono trovati in situazioni analoghe, che hanno avuto bisogno di ricominciare. Una nuova vita, una nuova identità. Documenti e denaro, soprattutto denaro. A meno che il mondo non sia cambiato così tanto sono certo che ne avremo bisogno. Ci sono però altre cose. Dettagli trascurabili solo in apparenza, minuzie unicamente agli occhi degli ingenui.

Gli abiti non sono null'altro che un costume, un mezzo per confondersi meglio tra la folla, dunque lascio quietamente che il mio solerte Cavaliere mi trascini fuori dalla casa che abbiamo appena finito di tinteggiare per poi farmi salire sull'autobus diretto verso il centro del paese. Il mezzo è quasi vuoto, e di questo sono grato. La folla, le voci, sono un'assalto continuo per i miei sensi obnubilati dal buio e dal silenzio. Il tragitto è breve, solo tre fermate e scendiamo. Lei mi prende per mano e mi conduce decisa verso i negozi di abbigliamento che sorgono sulla piazza. Le persone si voltano al mio passaggio, mi fissano. Alcune con discrezione, altre con impudente insistenza. Il fascino oscuro che ci rende seducenti agli occhi delle prede traspare persino attraverso le difese che ho accuratamente innalzato intorno a me. Abbiamo imparato dai Sangue Fatato. Alcuni dei loro segreti li hanno condivisi con noi volontariamente, altri li abbiamo appresi bevendo il loro sangue, ma pochi ci sono stati più utili di questo, la capacità di mascherare la nostra vera forma, di apparire meno straordinari, meno memorabili. Possiamo mascherare il nostro aspetto, celare il nostro vero io dietro a una maschera di imperfezione, ma non saremo mai in grado di arginare del tutto il sottile fascino oscuro che esercitiamo. È come un profumo che ci portiamo addosso. Ci sono abituato, ma non posso dire che mi piaccia. Un tempo, forse, ma col passare dei secoli inizi ad apprezzare sempre più i vantaggi di un quieto anonimato.

«Se la gente ti guarda così ora che sei sporco e mal vestito non riesco a immaginare cosa potrà fare una volta che sarai pulito e tirato a lucido» commenta Coco.

Una piccola, innocente provocazione.

Mi stringo nelle spalle. «Al giorno d'oggi non ci serve più, ma ricorda che siamo nati così per un motivo piuttosto valido».

«E quale sarebbe?» mi domanda in tono scherzoso.

Lo chiede per provocarmi nuovamente o davvero non ricorda? Fatico a capirlo. Potrei cercare ancora una volta il contatto con la sua mente ma no, è un collegamento troppo intimo e personale perché io possa permettermi di usarlo per simili futilità. Studio la sua espressione, sincera, innocente. Non ricorda. Può capitare. Quando tante informazioni si agitano tra mente conscia e subconscio è facile scordare qualche dettaglio di secondaria importanza.

Sarà divertente vedere la sua reazione. Per un attimo concedo al vecchio me stesso, quello che mieteva nemici a migliaia sui campi di battaglia, di emergere. Lascio che le mie labbra si modellino in un sorriso cupo, pericoloso. «La bellezza serve per attrarre le prede» dichiaro in un sussurro.

Coco spalanca la bocca per lo stupore, ma subito la richiude. La sua espressione si fa pensosa. «Non ci avevo mai pensato, ma ora che me l'hai detto direi che è sensato» asserisce seria.

Adesso sono io ad essere stupito. Non lo sapeva, non ci aveva mai pensato, eppure lo accetta, semplicemente. Non tutti i Cavalieri lo fanno, per alcuni è difficile scendere a patti con certi aspetti della nostra natura.

«Non ti turba?» le chiedo.

Lei si stringe nelle spalle con indifferenza. «Che ti devo dire? Sei un predatore, no? Lo sapevo fin dall'inizio e non capisco perché, se la cosa non mi ha disturbato prima, dovrebbe disturbarmi adesso. Oltre ad essere indegno per un Cavaliere sarebbe anche un'inaudita dimostrazione di ipocrisia e, se c'è una cosa che assolutamente non posso tollerare, è l'ipocrisia. Il mondo, al giorno d'oggi, ne è fin troppo pieno».

Rimango interdetto per un istante poi, senza essere in grado di trattenermi, scoppio in una risata quasi convulsa.

«Che c'è di divertente?» domanda la mia giovane accompagnatrice, offesa.

Lentamente recupero il controllo di me. «Sei adorabile, assolutamente adorabile» dichiaro.

Mi fissa come se fossi ancora più strano di quanto non sia in realtà. Io scuoto la testa sorridendo.

«Sei una perla rara. Non è facile per noi essere accettati, nemmeno dai Cavalieri, specie da quelli che, come te, sono nati umani. Ci sono aspetti di noi con cui non è semplice scendere a patti».

Lei sbuffa, esasperata, alzando gli occhi al cielo. «Come se non sapessero tutti perfettamente di cosa vi nutrite quando noi non siamo nei paraggi. Proprio come dicevo prima: ipocrita».

Sembra volere aggiungere altro, ma poi ci ripensa. A sua volta scuote la testa e alza le mani in segno di resa. «Credimi, è meglio che su certe cose io non mi esprima. Anzi, che ne dici se accantonassimo la questione e ci dedicassimo a quello per cui siamo venuti?»

Deliziosamente, splendidamente pratica. Quanta saggezza in un corpo così giovane!

La seguo docilmente all'interno di uno dei negozi di abbigliamento. Non amo fare compere, ma posso facilmente comprendere l'utilità della cosa, dunque non è mia intenzione lamentarmi. Sono pronto a tutto: alle noiose, infinite prove degli abiti nei camerini, all'interminabile ricerca per scovare abiti che soddisfino non solo le mie esigenze pratiche ma anche il senso estetico della mia accompagnatrice; quello a cui non ero affatto pronto è l'atmosfera opprimente del locale. Le luci troppo forti, la musica martellante, il calore in un ambiente fin troppo piccolo...un'aggressione infinitamente peggiore di qualunque cosa abbiano subito oggi i miei sensi. L'odore acre del sudore mi assale, subito soppresso da un altro aroma, mille volte più intenso, infinitamente ammaliante: quello del sangue che pulsa nelle vene dei clienti accaldati. Il profumo mi assale, mi attanaglia la gola fino quasi a soffocarmi. Mi sembra perfino di avvertirne il sapore sulla lingua. La sete risorge feroce, violenta.
Coco se ne accorge senza che io abbia bisogno di dirle nulla, ed è un bene. Mi è necessaria ogni singola goccia di energia che ho in corpo per dominarmi, per mantenere un contengo impassibile. Riesce a interpretare correttamente i segnali, una cosa in genere non semplice per i Cavalieri che si sono Risvegliati da poco. Spero mi perdonerà se non le porgo immediatamente i miei più sentiti complimenti.

Si sporge verso di me. «Ce la fai a resistere per qualche minuto?» mi domanda in un sussurro appena percettibile.

Annuisco, deglutendo. Basta non respirare in fin dei conti. Non che ne abbia davvero bisogno, è più che altro una abitudine. Il problema è che le vecchie abitudini sono dure a morire.
Mi lascio trascinare da lei fino a raggiungere i camerini. Avverto il suo sollievo, e un pensiero fugace che si trasmette a me attraverso il contatto della sua mano sul mio polso.

"Porte, non tende. È già qualcosa".

Guardandosi intorno circospetta mi spinge dentro allo stanzino più vicino, seguendomi subito dopo e chiudendosi a chiave la porta alle spalle.

Senza nemmeno accorgermene la afferro quasi con violenza, bloccandola contro la parete e, prima che io abbia il tempo di pensare, le mie zanne affondano nella sua carne morbida e delicata mentre il sublime liquido che scorre nelle sue vene mi empie le labbra, scendendo nella mia gola riarsa in un'ondata di dolcissima estasi.

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Cain non ama fare shopping ma acconsente graziosamente a questa attività non solo perché me vede la necessità, ma per assecondare la sua solerte compagna Cavaliere. Maschietti? Prendete appunti 😂

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