Capitolo 25 ~ Shiver

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Mi guardo freneticamente attorno, divorando con gli occhi ogni dettaglio. Dunque è questo il covo del nemico. Me lo immaginavo diverso ma dopotutto, conoscendo Rea, non mi sarei mai aspettata nulla di meno. È come lei: elegante, opulento, ma diclasse. Non pensavo certo che vivesse in una bettola di terz'ordine.

La padrona di casa scivola leggiadra su un pavimento di marmo nero talmente lucido da potercisi specchiare, mentre io la seguo rischiando continuamente di inciampare nei miei stessi passi, impegnata come sono a starmene con il naso all'aria. Soffitto affrescato. Chissà perché, ma la cosa non mi stupisce. Riderei del tremendo cliché, ma quale barbaro potrebbe ridere davanti a tanta bellezza? Secoli di storia ci guardano dall'alto. La loro storia. Amori e battaglie, trionfi e sconfitte, affrescati dalle sapienti mani di artisti di straordinario talento. Rimarrei a guardarli per ore. È la loro storia, ma è anche la mia storia; i nostri popoli sono da sempre comprimari che si contendono il grande palcoscenico del mondo. Vorrei tanto visitare la loro biblioteca, leggere le cronache redatte dalle Signore dell'Ordine. Sarebbe interessante conoscere la loro versione dei fatti. I Cavalieri avranno i loro difetti, come tutti, ma almeno loro, a differenza nostra, non hanno quel viziaccio orribile di ritoccare il resoconto degli eventi. Ai nostri capi piace, ahimè, distorcerlo a proprio favore. E quegli imbecilli pensano anche che nessuno se ne accorga. La loro ingenuità disarmante mi farebbe sorridere se non fosse, in realtà, assolutamente tragica.

A Cavalieri e Vampiri non importa di fare bella figura a tutti i costi. È giusto. Bisogna avere memoria di tutto, anche e soprattutto degli errori, altrimenti come si potrà mai sperare di non continuare a ripeterli all'infinito?
A malincuore distolgo lo sguardo dagli affreschi.

«Carino l'ambiente. Sobrio. Modesto» dichiaro. L'invidia, per un attimo annientata dal semplice, genuino stupore, è tornata ad alzare la sua brutta testa. La maschero col sarcasmo, ma in fondo la stessa invidia cos'é se non un modo per nascondere la fitta di dolore che mi ha stretto senza preavviso il cuore, il nodo che mi ha serrato la gola?

Un lusso e una raffinatezza che eclissano di gran lunga quelle delle nostre dimore nobiliari. Un angolo di mondo per loro, un rifugio immerso nella bellezza mentre la nostra gente vive nell'ombra e nella polvere, costretta a mendicare tra i sassi. Ho visto quello che Rea ha da offrire alla sua gente, noi che cosa abbiamo da dare alla nostra invecep?

Lo sguardo, ora assente, scivola tra statue e dipinti. Ritratti. Alcuni visi mi sono familiari. Si susseguono sulle tele i volti di alcuni tra i più tremendi e possenti tra i loro protetti. Ho imparato fin da piccola a temere e rispettare i loro nomi; ho studiato le loro immagini sui libri e ancora adesso sono in grado di recitare quei nomi come fossero una preghiera. C'è anche Cain, ovviamente, e, accanto a lui, un riquadro di parete vuoto, più scuro. Non occorre molta fantasia per capire quale ritratto dovesse occupare un tempo quel posto. Approvo: va bene non rinnegare le ombre nella propria storia, ma meglio non incensare la memoria dei bastardi concedendo loro un posto d'onore nella galleria dei ritratti.

Sposto la mia attenzione sulle statue. Sì, c'è tutto il repertorio. Abbiamo statue classiche, sculture moderne e, giusto per non perdere le buone abitudini, qualche armatura tirata a lucido qua e là. Appropriato. Questo posto, in fondo, resta pur sempre un santuario di guerrieri. Riconosco anche pezzi d'arte forgiati da mani di certo non umane: straordinario!

Un momento, un momento. Statue classiche? Mi blocco sul posto, gli occhi sgranati e un suono strozzato che mi esce dalla gola mentre un dito tremante punta verso la scultura incriminata.

«Ma... ma quella non è...?» domando con voce tremante.

Rea si gira verso di me, sorridendo. «Sì, proprio quello che pensi».

La fisso con occhi sgranati. «Ma non stava in un museo?»

Il suo sorriso si allarga ancora di più. «Quella è la copia di età romana. Qui stiamo parlando dell'originale greco».

Se la mia bocca fosse solo un po' più spalancata rischierei di slogarmi la mascella. «E di grazia, come mai ce l'avete voi?»

«Come tu sai l'età della maggior parte dei nostri protetti si misura in secoli, se non addirittura in millenni. Una volta molti di questi gioiellini appartenevano a loro. Li hanno donati all'Ordine in segno di ringraziamento» dichiara con naturalezza. Poi aggiunge: «Ora, se vuoi cortesemente ritornare in te e seguirmi...»

Va tutto bene. Sto bene. Credo di essermi ripresa. Fango e polvere. Statue greche e dipinti. Scuoto la testa. Eccola qui, palese e innegabile: la differenza tra una buona e una cattiva amministrazione!

Sospiro profondamente. Mi sa che questi avrebbero una cosetta o due da insegnare ai nostri capi.

E poi, diamine, i loro protetti donano loro statue greche per ringraziarli, e che cazzo! Non proprio quello che fanno gli Umani con noi. Insomma...non è che io pretenda statue e gioielli, ma una manifestazione di gratitudine più tangibile di quella misera manciata di croccantini che occasionalmente ci elargiscono quando, incontrandoci nella nostra forma felina, ci scambiano per gatti randagi farebbe piacere!

Sospiro profondamente. Spero davvero che questa visita serva a qualcosa di più che a farmi venire il sangue amaro. Smetto di curiosare e, armata di rinnovata determinazione, riprendo a seguire Rea lungo i tortuosi corridoi.

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Mattina al lavoro, pomeriggio in laboratorio all'università...ma la pubblicazione di un capitoletto a settimana riusciamo ancora a gestirla, speriamo di continuare così...

Non è che non ricordo di aver tra l'altro promesso uno spin-off delle "Lezioni", ma si sa, Loretta è pigra, dunque i tempi di stesura del suo diario intimo si dilatano...

This Is My SinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora