Scostai i lunghi capelli dal viso, mentre raccoglievo le mie cose da terra e mi dirigevo alla caffetteria della facoltà. ero stata una fortuna per me trovare quel lavoro e dovevo tutto alla mia compagna di stanza. I corsi erano iniziati da nemmeno due mesi: avevo conosciuto Caroline pochi giorni prima dell'inizio delle lezioni, quando avevo iniziato a portare le mie cose nell'alloggio. era una ragazza abbastanza semplice, dai lunghi capelli biondi ed il sorriso smagliante. si era presentata a me con esuberanza che mi aveva lasciata senza parole. era stato facile instaurare un rapporto di amicizia con lei, Era impossibile non volerle bene. non appena mi vide arrivare, mi fare un gran sorriso. la salutai con un gesto della mano ed andai ad indossare il grembiule. mi diedi una veloce occhiata nello specchietto che tenevo in borsa: il leggero trucco che avevo messo quella mattina reggeva ancora. Sorrisi al mio riflesso e mi avviai diretto il bancone. io e Caroline seguivamo corsi differenti, io lettere e lei filosofia e, fortunatamente, riuscivamo a darci il cambio per ogni lezione. la caffetteria Era di proprietà del padre, così come il campo da lacrosse, quello da basket, quello da tennis e l'aria ricreativa. Era un grosso magnate dell'editoria e poteva permettersi qualsiasi cosa all'interno di quel campus, ma non aveva intenzione di vizia la figlia: le cose se le doveva guadagnare. lo ammiravo per questo è anche Caroline era felice di non essere stata cresciuta come una ragazzina viziata. Che dire? Era stata solo un gran fortuna per me conoscerla. Ero riuscita a pagarmi l'iscrizione in quella discreta facoltà, non una delle più prestigiose dello stato ma sicuramente faceva la sua bella figura, ma avevo bisogno di un modo per tirare avanti e il padre di Caroline non era avaro per quanto riguarda gli stipendi. quel giorno i nostri turni coincidevano per qualche minuto, così riuscii a distrarmi almeno un pò. ci divertivamo a vedere le facce disperate dei ragazzi che venivano a reclamare caffè. Caroline mi raccontò della mattina: di come aveva messo a tacere con una sola occhiata quella biondina tinta, spocchiosa e gonfia come un canotto che frequentava il suo stesso corso. ogni volta che veniva giù in caffetteria, ci trattava come fossimo sguattere è così accadeva con molte altre ragazze identiche a lei. io ci passavo semplicemente sopra, mostrando un sorriso cortese ad ognuna di loro. non potevo cacciarmi nei guai. avevo impiegato mesi a costruirmi quella facciata e non potevo buttarla giù mettendomi a litigare con delle stupide oche giulive. volevo solo godermi la vita appieno, cogliendone ogni attimo, ma stando sempre nel mio semplice anonimato. "Elena io stacco, ci vediamo più tardi!" Mi disse Caroline, mentre già si allontanava con la borsa in spalla e i libri tra le mani. sospirai e rimasi seduta alla cassa, mentre aspettavo che gli studenti consumassero il loro pranzo e venissero a prendere il caffè che gli avrebbe aiutati ad affrontare il resto della giornata. mentre sfogliavo svogliatamente le pagine del libro di letteratura inglese, un'ombra mi oscurò la vista. alzai gli occhi e sbuffai, conscia di chi mi sarai trovata davanti. "Ehy, Gilber!" Esclamò il ragazzo davanti a me, col viso nascosto dietro un paio di occhiali scuri. Ian somerhalder, viso asciutto, lineamenti scolpiti e sorriso mozzafiato. Bello quanto insopportabile. Il solito ragazzo con l'aria da duro e una ragazza diversa nelle mutande ogni sera. aveva la malsana idea che ogni elemento del genere femminile cadesse ai suoi piedi, pronta a soddisfarlo, solo con un'occhiata. frequentavamo lo stesso corso di letteratura inglese e da che ero arrivata avevo visto crollare tutte le ragazze del primo anno sotto il suo sguardo. restavo solo io, l'unica immune a quanto sembrava. per lui ero solo il giocattolino più divertente, la preda più difficile. ancora non avevo capito che con me non avrebbe fatto centro. osservi stizzita il ciuffo di capelli che spuntava fuori dal cappello nero che indossava m. Era italiano e si era trasferito in Kansas solo l'anno precedente. si era messo in pari con i corsi velocemente, era un ragazzo estremamente intelligente e aveva dato più esami in un anno di quanti credevo possibili. così adesso era un anno avanti a me, ma comunque indietro nel corso di letteratura inglese. caroline, che aveva parecchi amici più grandi, mi aveva informato del fatto che lui era a un passo dal terminare quel corso ma improvvisamente aveva deciso di rinunciare a fare l'esame. "che ti porto?" Gli chiesi senza guardarlo. "Un cappuccino" disse sedendosi in un degli sgabelli di fronte a me. sbuffai, non era intenzionato ad andarsene. "un cappuccino a quest'ora?" Gli chiesi dandogli le spalle, mentre armeggiavo con la macchina dei caffè. "mi sono appena svegliato" rispose lui è sentii il suo sguardo sulla mia schiena... O fondoschiena, probabilmente più su quest'ultimo conoscendo il personaggio. Sorrisi sarcasticamente, tra me e me. Chissà qual era stata la ragazza di quella notte. Non gli diedi soddisfazione di chiedergli cosa avesse combinato e lui sembro rimanerci piuttosto male. Quando il cappuccino fu pronto, glielo posso davanti agli occhi. Mi guardò con un sopracciglio alzato:" come? A me senza disegno?" Chiese fingendo dispiacere. Alzai gli occhi al cielo. Ero diventata " famosa" per i miei disegni sui cappuccini in base a quel che mi ispiravo dopo una sola occhiata. Gli sorrisi forzatamente e ripresi il cappuccino tra le mani. In meno di un minuto, era di nuovo davanti ai suoi occhi con un delizioso messaggio che lo invitava ad andare gentilmente a quel paese. Mi lanciò un'occhiata di sfida e poi si portò la tazza alle labbra, nascondendo il suo solito sorriso beffardo. Mentre ripulivo il bancone, continuavo a sentire il suo sguardo a dosso. Sembrava avesse deciso di passare tutto il pomeriggio seduto lì. Tiro fuori un libro, lo stesso che avevo io dietro al bancone, ed iniziò a studiare. Rimasi a fissarlo incuriosita, chiedendomi dove volesse andare a parare. Dopo un pò, notai gli sguardi curiosi di quasi tutti i presenti rivolti verso noi ed un leggero brusio sollevarsi per la sala. Incrociai lo sguardo di Paul, un ragazzo che frequentava tutti i miei corsi, con cui avevo iniziato a stringere una buona amicizia e che giocava a basket con somerhalder. Mi guardava come a chiedermi una spiegazione, ma io scrollai le spalle sconfitta. Quello non era un comportamento da ian somerhalder, quando non aveva lezione era sempre circondato da decine di ragazze, ognuna speranzosa di essere la prescelta. La fortunata che avrebbe passato la notte con lui. Sbuffai, infastidita da tutti quegli sguardi, ed affondai anche io la testa nel libro. "Senti, Gilbert..." Mi chiamo dopo poco ian. Detestavo quel soprannome, me l'aveva affibbiato perché ad ogni lezione riuscivo sempre a spostare l'attenzione sulle figure femminili della letteratura, tra cui la mia preferita: Jane austen. "Ho un nome". Sbuffai. "Elena?" Chiese lui divertito. " che vuoi" " cosa ne pensi delle grandi doti di Enrico VIII?" Mi chiese con sguardo malizioso. Stavo per esplodere. Era fastidioso e sopratutto non demordeva. Mi sporsi sul bancone e per un momento ebbi un flash della vecchia me. Cercai di non badarci e mi avvicinai al suo viso. Lui continuava a sorridermi, sembrava quasi soddisfatto della mia reazione. I nostri nasi quasi di sfiorarono, quando gli parlai: " non verrò a letto con te" mi allontanai di scatto, prima che avesse la possibilità di fare qualsiasi mossa, e tornai a sedermi al mio posto. Dopo pochi minuti, venni circondata dagli studenti che pretendevano la loro dose di caffeina. Ringraziai il cielo, almeno mi avrebbero tenuta impegnata. Preparai dodici caffè in meno di cinque minuti e quando voltai di nuovo il mio sguardo sul posto in cui era seduto ian, lui non c'era più.
"E insopportabile" dissi uscendo dal bagno avvolta in un minuscolo asciugamano bianco e con i capelli bagnati che mi ricadevano sulle spalle. Caroline sorrise mentre fissava i suoi libri. "Sei l'unica che l'ha respinto" disse scrollando le spalle. " da quel che so, da che è attivato qui non era mai successo" la guardai seria e sventolai due dita in aria in segno di vittoria: " finirò negli annali" esclamai mentre cercavo disperatamente il cellulare che avevi lanciato sul letto. Il prof salzam mi aveva suggerito di lasciare un messaggi con il mio numero nella bacheca in segreteria, per offrirmi di fare una mano a chi non riusciva a digerire molto bene la letteratura inglese. Sarebbe stato un modo per incrementare i miei guadagni. "Non ha chiamato nessuno" mormorò Caroline prima ancora che prendessi il telefono in mano. Sospirai sconfitta e mi sedetti davanti allo specchio per pettinare quel disastro di capelli che avevo in testa. Amavo i miei capelli e finalmente dopo tanti anni erano tornati alla loro lunghezza naturale: sempre perfettamente lisci fino a metà schiena. Mi mancavano un po il loro colore naturale, biondo cenere, ma anche di quel color cioccolato non mi dispiacevano. Sorrisi amareggiata pensando a quanti soldi avrei buttato in tinte per capelli. Ma non avevo intenzione di veder la vecchia ne, riflessa in quella specchio. Dovevo andare avanti. Ero lì per quello. Ero Elena Gilbert adesso, la nuova Elena e probabilmente lo sarei stata per sempre. Un leggero bussare alla porta mi fece sobbalzare. Caroline, con la musica a tutto volume nelle orecchie, non sentì nulla. Così tenendo ben saldo l'asciugamano al corpo, andai ad aprire convinta di trovarmi Davanti al naso una delle ragazze delle stanze vicine. Alla vista di Mr.macchia del sesso, infatti restai po sorpresa e a dir poco imbarazzata. "Che ci fai qui?" Chiesi aggrottando la fronte e portando una mano al bordo asciugamano per tenerlo su. Ian trattene a stento le risate e cercò, senza riuscirci, di mantenere lo sguardo fisso sul mio viso. Scosse la testa, come per riprendersi e tiro fuori dalla tasca posteriore dei jeans un foglio molto famigliare. Glielo strappai di mano:" che ci fai con questo?" Gridai guardando il mio annuncio. Un irritante ghigno comparve sulle sue labbra, mentre lui si appoggiava serena mente allo stipite della porta:" ho bisogno di una mano in letteratura" sospirò. Lo guardai storto:" non è vero" sibillai. Scollò le spalle:" pensala come vuoi..." Disse. "Ma a te servono i soldi e in tutto il campus sono l'unico disposto a pagare per delle lezioni private. Sai come sono i ricchi..." Feci una smorfia. Aveva ragione. Li tutti erano straricchi e non avevano certo bisogno di me per riuscire a superare un esame. E Si sa più uno è ricco più i soldi se li tiene stretti. Chiudi gli occhi e sospirai sconfitta "va bene" mormorai. Quando riaprii gli occhi, mi trovai davanti un somerhalder con un sorriso a 32 denti. "Domani alle tre sul prato davanti all edificio 5" dissi secca. "Puntuale" "certo" esclamò iniziando ad allontanarsi. Prima che potessi chiudere la porta si voltò e mi lanciò l'ultima occhiata:"ah bella mise comunque" disse strizzando l'occhio. Grugnii rabbiosa e mi chiudi la porta alle spalle. Quando tornai a sedermi davanti allo specchio mi accorsi che Caroline mi stava fissando con uno sorriso malizioso sul viso. " che c'è?" Chiesi scocciata raccogliendo i capelli in una coda. Lei scrollò le spalle e tornò a fissare il computer "a quanto pare gli interessi" cantilenò. Alzai gli occhi al cielo, stava diventando un abitudine ormai. Presi un paio di calzoncini ed una canotta e mi sdrai nel mio letto. "È interessato a una sola parte di me" mormorare mi girai su un fianco rivolgendo la faccia al muro e le spalle a Caroline. Sarebbe stata una nuova vita abbastanza dura.
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Una rondine nella tempesta| IN REVISIONE
FanfictionUna delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci la persona che ami e lui ti ricambia stringendoti più forte.