La porta si chiuse davanti ai miei occhi e così doveva fare anche il mio amore per Ian. Dovevo riuscire a dimenticarlo, per il suo bene, non potevo permettere che Jasper gli facesse ancora del male. Cercai, quindi, di mantenere un atteggiamento indifferente a tutto ciò che era accaduto. Mi voltai verso Jasper con il mio vecchio, ma sempre vincente, sorriso malizioso, fingendo che niente di Ian mi importasse, che quella di poco prima fosse stata semplicemente tutta una sceneggiata patetica per allontanarlo finalmente dalla mia vita. Sapevo che, comunque, non ci avrebbe creduto facilmente. Mi guardò, col suo solito ghigno ingannevole sulle labbra, e passò una mano sulla mia schiena, sotto la maglietta.
"Mi sei mancata, Gilbert... Davvero...", mormorò di nuovo, guardandomi dritta negli occhi.
Gli sorrisi e, con lo stomaco che si rivoltava, mi avvicinai fino a far scontrare il mio bacino col suo. Le sue labbra si schiusero in un immenso sorriso, mostrando il canino d'oro perfettamente lucido e brillante. Mi faceva venire i brividi dietro la schiena, ma cercai in tutti i modi di contenermi, fingendo di provare un minimo di fervore quando la sua bocca si incollò alla mia, iniziando una danza volgare e violenta. Durò a lungo, tra sospiri e gemiti, le sue mani che cercavano il mio corpo, le mie che volevano restare inermi lungo i fianchi, ma si dovettero spostare sul suo collo. D'improvviso, con un movimento brusco e feroce, la mia schiena si scontrò contro la scrivania e, in pochi istanti, Jasper fu sopra di me. La sua mano destra stringeva il mio viso, con forza, mentre l'altra teneva stretti entrambi i miei polsi.
Con il suo ghigno crudele stampato su un volto divertito e, allo stesso tempo, furente, si avvicinò lentamente al mio viso.
"Ma non osare farlo di nuovo", sibilò al mio orecchio. "O li ucciderò tutti quanti."Mi svegliai all'alba. Il sole iniziava a filtrare con prepotenza attraverso le pesanti tende vermiglie. Stesa su un fianco, con le lenzuola che sfregavano sul mio corpo nudo, fissavo quel piccolo raggio di luce che sfiorava il pavimento. Vi vedevo tutti loro. Caroline ed il suo sorriso esuberante. Paul che l'abbracciava. Bonnie con i suoi occhi di cioccolato. E Ian... Ian sconvolto e perso nel bel mezzo di Manhattan. Sarebbero morti tutti, se avessi agito di nuovo contro Jasper. Non potevo. Speravo vivamente che Ian non trovasse mai quel biglietto. Doveva tornare a casa, lasciar perdere, per sempre.
Il braccio di Jasper si strinse pesantemente intorno alla mia vita. Presi un profondo respiro e cacciai indietro le lacrime che spingevano per colare sul mio viso. Con lentezza estenuante mi voltai verso Jasper. La sola vista del suo viso mi faceva venire il voltastomaco. Mi aveva posseduta per tutta la notte, senza che potessi obiettare. Era infuriato con me e sfogava la sua rabbia nei suoi gesti, sul mio corpo. Fu violento, spietato, e lo dimostravano i leggeri lividi violacei che portavo sulle braccia. Fu straziante ed interminabile. In quel momento, anche il solo voltarmi mi provocava un dolore insostenibile. Lui mi guardava con gli occhi ancora semi chiusi, profondamente assonnato. Finsi il sorriso più vero che mi riuscisse, facendolo seguire dalle parole che mai avrei voluto pronunciare ad un verme simile.
"Buongiorno...", la mia voce era flebile, stanca. Quando alzai una mano per portarla al suo viso, notai un livido rossiccio poco sopra il polso. Cercai di non farci caso e continuai con la mia farsa.
"Ho bisogno di un bagno caldo", aggiunsi cauta, mentre i suoi occhi si richiudevano lentamente. Sembrava stranamente beato, in un modo decisamente diverso da quelli che conoscevo io. Tranquillo, sereno e pronto a darmi tutto ciò di cui avevo bisogno. Infatti, annuì lievemente per darmi il permesso.
Mi alzai lentamente dal letto e, completamente nuda, mi diressi nel suo bagno privato. Era qualcosa di immenso, con una gigantesca vasca idromassaggio al centro. Nell'aria aleggiavano profumi esotici ed inebrianti, quasi ti stordivano, ma erano violentemente piacevoli. Rispecchiavano perfettamente chi li aveva scelti. Avvicinai un asciugamano alla vasca e mi immersi nell'acqua bollente. Non fu proprio un sollievo per i miei lividi, ma era quello di cui avevo bisogno per rilassarmi, per cercare di sentirmi a mio agio almeno un minimo. Non potevo credere di averlo fatto. Ero ritornata al punto di partenza, con scarse possibilità di fuggire nuovamente. Ero in trappola. Se avessi anche solo ribattuto a qualunque cosa avesse detto Jasper, Caroline avrebbe potuto morire. E Paul. Bonnie. Ian. E chissà chi altro poteva avere nella sua lista. Chissà se era a conoscenza del fatto che avessi ancora una nonna. Scossi la testa con forza, intimandomi di non pensarci. Non potevo vivere costantemente nel terrore che lui potesse ucciderli. Dovevo rivoltare la situazione a mio favore. Dovevo parlare con Jasmine. Dovevo capire se quell'uomo senza cuore avesse un punto debole. Dovevo trovarlo e distruggerlo.
I miei pensieri furono interrotti dall'ingresso di Jasper nella stanza. Mi raggiunse in silenzio, sempre con il sorriso beato che gli avevo visto pochi minuti prima. Indossai svelta la mia maschera.
"Di buon umore, noto con piacere", dissi, lasciando andare la testa sul bordo della vasca.
"Abbastanza", rispose lui.
Sentivo il suo sguardo addosso, ma non alzai la testa. Almeno fino a che la stanza non si riempì di un profumo diverso, nuovo, più caldo. Con la coda dell'occhio, vidi un uomo posare un vassoio, strapieno di invitanti cornetti caldi, sul bordo della vasca, vicino al mio braccio. Lanciai un'occhiata veloce a Jasper, che mi sorrideva soddisfatto, probabilmente per la sorpresa appena riuscita.
"Meglio della colazione a letto", affermai con malizia, cercando di trattenere tutto il disgusto che mi provocava sentire il suo piede che sfiorava la mia gamba destra. Sorrisi forzatamente alle sue avance e addentai uno di quei cornetti ripieni di cioccolato. Erano squisiti. Ne avrei mangiati a decine se fossi stata lì con Ian, ma dovetti trattenermi e tornare alle mie vecchie abitudini. La crema al cioccolato mi impiastricciò il viso e Jasper non ci pensò due volte ad accettare quello che gli era sembrato un palese invito, e non solamente la mia sbadataggine. Si avventò sulle mie labbra, posando le mani sui miei fianchi e trascinandomi sopra di sé, dando nuovamente inizio ad una veloce e apatica, almeno per me, unione dei nostri corpi. Finsi un sospiro di piace di seguito al suo, per convincerlo che fosse l'uomo più affascinante e potente che fosse entrato nella mia vita. Quando mi lasciò andare ed uscire dalla vasca, notò i lividi sulle braccia. Rabbrividii nel sentire la sua mano che li sfiorava.
"Mi dispiace, Gilbert...", mormorò e mi sembrò davvero dispiaciuto.
Lo guardai inizialmente sorpresa, poi indossai svelta un sorriso per rassicurarlo:"Non ti preoccupare", dissi sbrigativa. "Qual è la mia stanza?", aggiunsi, mentre mi spostavo nella sua, per riprendere le mie cose.
Jasper, dietro di me, si lasciò andare ad una leggera risata. Mi voltai, incuriosita e perplessa. Sorrideva felice, sì quella era proprio felicità, mentre indossava i suoi immancabili jeans scuri e la t-shirt bianca.
"Questa sarà la tua stanza, da ora in poi", rispose, dopo qualche minuto, avvicinandosi a me. Inchiodò i suoi occhi nei miei, immobilizzandomi a terra. Le cose non si mettevano per niente bene. Posò le mani sulle mie braccia, accarezzandole, e sorrise ancora.
"Non ho intenzione di perderti di nuovo", disse serio, prima di incollare le sue labbra alle mie per un bacio leggero, dolce, quasi piacevole, estremamente lontano dai suoi soliti. Lo guardai sorpresa, mentre si allontanava col sorriso compiaciuto sulle labbra. Indicò un vestito nero a mezza manica, posato su una sedia, e mi disse di raggiungerlo nella sala principale quando fossi stata pronta.
"Son cambiate tante cose da quando te ne sei andata", sussurrò, prima di uscire dalla stanza.
Mi guardai intorno, preoccupata. Non avevo idea del perché dovessi stare proprio nella stanza con lui. Guardai lo zaino con ansia. Chissà se aveva scoperto la pistola. Sentii il cuore iniziare a battere all'impazzata, il respiro farsi sempre più corto. Chiusi gli occhi e cercai di tornare in me. Indossai il vestito, che arrivava poco sopra la metà della coscia, e le scarpe abbinate. Pettinai i capelli all'indietro, lasciandoli sciolti, perché così piacevano a Jasper. Uscii velocemente dalla stanza, facendo rimbombare il rumore dei tacchi in un silenzio quasi innaturale. Mi guardai intorno, sperando di vedere le solite facce che occupavano il piano con me e Jasper: magari Jasmine o Lorenne. Ma niente. Continuai spedita verso la sala. La porta era chiusa, ma sentivo chiaramente un leggero brusio. Sempre più perplessa, aprii lentamente la porta e, con mio grande stupore, erano tutte là. Le ragazze di Jasper. Erano davvero cambiate le cose. Solitamente, l'ingresso in quella stanza era consentito solo a me, Jasmine e Lorenne. Queste, quando mi videro, si illuminarono in un ampio sorriso mesto. Non sapevo se fossero felici di vedermi o fossero arrabbiate con me, per essere scappata. Ma, del resto, Jasmine aveva tentato di aiutarmi, quando Jasper mi stava disperatamente cercando. Avevo davvero bisogno di lei, per riuscire nel mio piano. Le avrei salvate. Tutte quante.
"Gilbert!", esclamò Jasper, seduto sulla sua solita poltrona. Mi fece segno di avvicinarmi ed accomodarmi sulle sue gambe. Riluttante, obbedii.
"Jasmine, perché non le presenti le nuove amiche?", chiese distrattamente, mentre mi accarezzava il collo. Sussultai quando sfiorò la collanina di Ian. Ascoltai distrattamente quella che potevo considerare una mia alleata, mentre spiattellava nervosamente i nomi di alcune ragazze che non conoscevo. Tra loro mi saltò all'occhio solo una ragazzina, doveva avere all'incirca tredici anni. Abbassai lo sguardo, quando i suoi innocenti occhi color nocciola incrociarono i miei. La mano di Jasper si posò sulla mia coscia e mi dovetti appellare a tutta la pazienza che avevo in corpo per non allontanarlo da me e gridargli in faccia quanto mi disgustasse. Quindi gli sorrisi e avvolsi le mie braccia intorno al suo collo, mentre lui ne posava una sulla mia schiena.
"Noi due abbiamo dei piani per oggi", sussurrò al mio orecchio, prima di stamparvi un bacio.
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Una rondine nella tempesta| IN REVISIONE
FanficUna delle migliori sensazioni al mondo è quando abbracci la persona che ami e lui ti ricambia stringendoti più forte.