5.

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Ero appoggiato alla ringhiera della nostra terrazza, mi ero acceso una sigaretta e la mia attenzione veniva sempre catturata da lui.
Era una calamita, i miei occhi lo cercavano sempre, il resto era sfuocato, solo lui riuscivo a vedere nitidamente.
Era seduto sul divano e si stava scaldando le mani tenendo la tazza del thè fumante.
Deglutii la saliva mentre portava la tazza sulle sue carnose labbra bevendo un sorso della bevanda calda.
Chi l'avrebbe detto che sarei arrivato al punto di invidiare un piccolo contenitore di ceramica, l'oggetto che poteva accarezzare quelle labbra che desideravo da così tanto tempo.
Stavo memorizzando ogni lineamento del suo viso, come se già non lo conoscessi a memoria.
Sarei annegato nella profondità dei suoi occhi, non mi sarebbe nemmeno importato di riemergere.
Lo vidi alzarsi, appoggiò la tazza sul tavolino davanti a lui, lo seguì con lo sguardo, prese il carillon che conoscevo fin troppo bene.
Era una palla di vetro, all'interno un ballerino che girava su se stesso quando si caricava la piccola manovella posta al di sotto di esso.
Quando danzava riproduceva una melodia dolce, delicata, un suono che ti accarezzava l'anima avvolgendoti.
Quel regalo era tra gli oggetti che Jimin amava di più, forse era il suo preferito.
Era il regalo di Natale che gli aveva fatto Taehyung.
Era stato così felice quando lo aveva scartato, gli si era illuminato il viso.
Glielo avevo consigliato io a Taehyung, avevo visto come lo guardava ogni volta che andavamo in centro a fare colazione tutti insieme.
Io non mi lasciavo distrarre da niente quando si trattava di lui, aveva tutta la mia concentrazione.
Sapevo riconoscere ogni espressione di Jimin.
Lui in quella vetrina si incantava, sorrideva mentre guardava quel carillon.
Indirettamente lo avevo fatto felice.
Io gli avevo regalato un semplice maglione giallo, mi aveva fatto un piccolo sorriso e io mi ero accontentato.
Quando aveva provato che gli andasse bene mi ero imbambolato a guardarlo.
Era ancora più bello con quel colore, ma era possibile essere ancora più bello di quanto già non fosse?

Avevo chiesto a Taehyung di non dire niente a Jimin, non volevo che sapesse che l'idea del carillon era mia.

Perché lo avevo fatto?
Perché io dai miei errori continuavo a non capire niente.

La musica continuava a riecheggiare nel soggiorno, mi ero messo in un angolo, potevo vederlo ma lui non poteva vedere me.
Lo vidi ballare, fare delle piccole piroette seguendo la melodia.
Era indescrivibile quello che si scaturì dentro di me.
Il mio stomaco venne invaso da milioni di piccole farfalle, il mio cuore galloppava e i miei occhi erano ipnotizzati.
Lui era arte, io volevo essere l'unico artista che poteva godere di tutto ciò.

Jimin aveva sempre amato ballare, era da quando lo conoscevo che lo vedevo brillare quando si muoveva sinuosamente.
Danzava anche tra quelle tristi mura, dove c'era lui c'era un fascio di luce, chi rideva di lui era solo invidioso di quello che riusciva a trasmettere.
Mentre continuavo a guardarlo i miei pensieri volarono in un tempo passato.

Eravamo rimasti in tre, tre ragazzini chiusi nelle mura tristi di quel maledetto orfanotrofio.
Per anni il nostro gruppetto era stato composto da sette bambini, purtroppo quattro di loro alla maggiore età erano riusciti a trovarsi un lavoro e finalmente a lasciare quel posto.
Ci avevano fatto una promessa prima di andarsene, appena possibile ci avrebbero portato via da lì, ci saremmo di nuovo riuniti.
Ma ci voleva tempo, gli anni scorrevano, io, Taehyung e Jimin ci facevamo forza.
Jimin sembrava quello più fragile, ma era quello che sorrideva di più, quando vedeva noi due giù di morale ci abbracciava.
Io a quel tempo ero un ragazzino stupido, scioglievo l'abbraccio, Taehyung se lo godeva, lo stringeva a sé.
Lui aveva capito che lui era prezioso.
Io accecato da mille paure preferivo mantenere le distanze.

Vorrei essere come quel carillon, girare quella piccola manovella e riavvolgere il tempo, avere la possibilità di avere un'altra occasione.

Ti aspetterò (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora