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Ho un ricordo ben preciso marchiato nella mente, ogni volta che mi sento cadere mi aggrappo ad esso, come se fosse la mia ancora di salvezza per non cadere affondo.

Era una giornata di neve, un giorno dove tutti noi potevamo sorridere veramente, nessun falso sorriso.
Nessuna maschera per coprire le lacrime ormai secche della notte precedente.
Il nostro obiettivo era quello di buttarci nella candida neve, di goderci quella soffice nuvola ghiacciata.
Ci coprivamo sparendo negli abiti di una taglia più grande di noi, Jimin essendo il più minuto sembrava l'ottavo nano scomparso. Facevamo a gara per chi riusciva ad uscire per primo.
La gara che ci intratteneva maggiormente consisteva nel fare il più bel pupazzo di neve nel minor tempo possibile.
Solitamente eravamo io e Taehyung a vincere, Jimin ogni volta che tentava di mettere la terza palla di neve sul pupazzo finiva per distruggerla.
Lui con il broncio mentre io e Taehyung ce la ridevamo e finivano con il farci detestare per qualche minuto dal più basso di noi.
Era impossibile per Jimin portare rancore, ci perdonava subito, ha sempre avuto un gran cuore, fin troppo.
Mi prenderei a pugni da solo per tutto ciò che è successo, perché sono l'unico artefice del mio stesso male.

Quella giornata è cara per me perché mi fece capire quanto tenesse a me.
Avevamo giocato con la neve, una vera lotta di palle di neve, ci stavamo divertendo tra risate e corse tra di noi.
In un momento di pausa tutto cambiò,
venni preso di mira da due ragazzi di sedici anni, io ne avevo quattordici, ero due anni più piccolo di Jimin e Taehyung, anche se non si notava minimamente.
Provai a difendermi ma non ci riuscì, erano più grossi di me, venni spinto addosso al muro e mi arrivò un pugno sullo stomaco.
Provai un dolore indescrivibile, ero solo un ragazzino, non avevo il corpo che tengo ora.
Ero già pronto al prossimo, stavo aspettando il secondo che non arrivò, Jimin si mise davanti a me, il mio angioletto mi fece da scudo, lo prese lui al posto mio.

E quando vidi lui in ginocchio per il male il mio dolore passò in secondo piano.
Mi abbassai alla sua altezza, mi dava ancora le spalle.

"Jimin".
Dissi cercando di avere la sua attenzione.

Si voltò e lì rimasi senza fiato, teneva le mani sulla pancia ma mi stava sorridendo.
Si era appena preso un pugno per colpa mia ma mi stava veramente sorridendo anche se stava male.

Lentamente allungò una mano verso di me e la mise sulla mia guancia fredda che si scaldò subito al contatto.

"Stai bene Kook?"
Mi chiese dolcemente senza smettere di sorridere.
Nel frattempo i due ragazzi ci avevano lasciati soli perché temevano di venire messi in punizione.

Si preoccupava per me, si metteva in secondo piano sempre.
Il suo essere mi feriva e mi leniva allo stesso tempo.
Io non ti meritavo ma lottavo con il mio essere egoista.
Presi la sua mano e la tolsi dalla mia guancia, gli angoli della sua bocca si abbassarono verso giù e lì dovevo già capire quanto stavo sbagliando.

Forse era presunzione la mia, ma ho sempre sospettato che lui era fragile solo quando di mezzo c'ero io.
Come se solo a me permettesse di spezzarlo , solo a me permettesse di tenerlo tra le mani.
Ha sbagliato Jimin, ha sbagliato a darmi questo potere, io ne ho abusato, io convinto di averlo in pugno ho calcato la mano.
Ho spezzato la corda e il suo cuore, mi chiedo ora lui cosa provi per me, mi odia?

Non mi abbraccia più, non mi cerca più, eppure non mi ha mai insultato per quello che gli ho fatto passare, il nostro rapporto si è semplicemente gelato.
Forse avrei preferito che mi avesse urlato contro, che mi avesse preso a sberle, tutto era meglio di questa indifferenza.
Soprattutto perché non posso evitare di vederlo.

Ti aspetterò (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora