7.

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Tra i ricordi ce n'è uno che vorrei eliminare più di tutti.
È quello dove ti ho spezzato definitivamente, dove ho tranciato il legame che avevamo, nemmeno quel giorno ho visto odio nei tuoi occhi, ho visto solo il male che ti ho riversato contro spegnendo il tuo sorriso.
Nell'orfanotrofio i bambini non venivano toccati, i più piccoli almeno, erano quelli più protetti dalle donne che lo gestivano, i più preziosi.
Noi ragazzi invece eravamo quelli più snobbati, lasciati in balia di se stessi.
Ci facevano vedere il peggio della crescita, anche noi avevamo passato la fase protezione, dopo eravamo considerati solo un peso.
Io ero il ragazzo più giovane, ero quello preso più di mira, mi insultavano appena Jimin e Taehyung non erano con me.
Loro mi difendevano ogni volta, ma quei bastardi facevano leva anche su ciò per insultarmi.
Avrei preferito dei pugni a quelle parole velenose, quelle scavavano più a fondo e ferivano molto di più.
Il mio inferno era iniziato dopo che eravamo rimasti in tre, quando eravamo in sette nessuno osava dire parole fuori posto.

"Ti fai proteggere dal nano, povero Kook, magari vuole un bacino da lui ".
Era la frase che pronunciava ogni volta Kai per dare inizio alla valanga di insulti.
Era sempre lui che faceva partire la cosa.

E io in quel momento ero sempre da solo, non volevo che i miei amici venissero feriti per colpa mia, come era già successo con Jimin.
Ma il male quella volta lo avevo fatto io , ero stato io il peggiore di tutti.
Provavo rabbia, le loro parole che rimbombavano nella mia testa non mi davano pace.
Riversai la mia rabbia sull'ultima persona a cui dovevo gettarla.
Mi aveva abbracciato, come faceva sempre, stavo cercando di trattenere le lacrime.
In quel momento il mio cervello si spense, era come se quel sentimento avesse preso pieno possesso del mio corpo e della mia mente.
Lo spintonai, lo feci cadere a terra, mi guardò confuso, lì commisi l'errore più grande della mia vita.

"È tutta colpa tua, sei fastidioso, appiccicoso, non voglio i tuoi abbracci, non voglio che tu mi stia vicino, non ti voglio Jimin".
Dissi quelle parole con una cattiveria che non pensavo di possedere, era come se al posto delle parole avessi sputato veleno.

Il suo sguardo da confuso divenne cupo e triste, non c'era un filo di rabbia, ma solo tanto dolore.
Non mi disse niente, ma il suo volto diceva tanto, una lacrima scivolò lungo la sua guancia, si alzò tenendo lo sguardo basso.
Jimin venne accolto dalle braccia di Taehyung che mi guardò, per la prima volta vidi nei suoi occhi rabbia, era il sentimento che meritavo dopo quello che avevo fatto a Jimin.
Lo avevo ferito, la persona che mi aveva sempre consolato, avevo aggredito con la mia rabbia il mio angelo.
Quell'episodio era stato l'inizio della rottura del nostro legame, lo aveva gelato e non potevo biasimarlo.
Dopo ciò avevamo passato giorni a evitarci, nemmeno i nostri sguardi si incrociavano.
Io facevo ciò perché mi sentivo in colpa per quello che avevo fatto, lui perché aveva paura che gli dissi altro.
Successivamente iniziammo a riparlare, ma lui stava sempre a debita distanza.
Ecco perché le parole fanno più male, una ferita esterna guarisce con il tempo, ma le cicatrici interne non risanano mai del tutto.

Ripensavo a quello che mi aveva detto sul tetto, quindi lui nonostante tutto aveva sempre continuato a preoccuparsi per me.
Dopo tale pensiero mi investì un senso di colpa, come potevo meritarlo, lui era troppo per me, e io troppo poco per lui.
Se dovevo pensare razionalmente avrei dovuto lasciare la presa, avrei dovuto farmene una ragione, depositare le armi.
Ma lui, lui era troppo importante, e io ero follemente innamorato di lui per lasciarlo in mani altrui, anche tra quelle del mio migliore amico.

Ti aspetterò (Jikook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora