Alle piccole attenzioni.
L'ultima volta che Clarisse è stata in macchina con Charles era l'inverno del duemiladiciassette, pochi mesi prima della morte di Hervè.
L'automobile era una vecchia Fiat 500 degli anni settanta con la tappezzeria logora e il cambio manuale completamente consumato.
Charles l'aveva ereditata dai nonni dopo il conseguimento della patente e da quel momento era diventato il suo mezzo di locomozione preferito; nonostante le continue prese in giro da parte di Clarisse e di tutti i suoi amici.Ora a distanza di anni, seduta sul sedile di una vettura decisamente più all'altezza del monegasco, Clarisse non può fare altro che pensare che tra la polvere di quel vecchio macinino alla fine non si stava così male, non quando tra quei sedili alleggiavano risate e chiacchiere a non finire.
Adesso invece nell'abitacolo c'è silenzio, troppo silenzio. Nè lei nè Charles spiaccicano parola e la radio spenta rende tutto particolarmente opprimente.
"Posso mettere un po' di musica? L'aria si taglia con un coltello qui dentro" si lamenta lei e senza aspettare una risposta, cominciando ad armeggiare con le varie stazioni, alla ricerca di un canale decente tra quelle salvate dal due volte campione del mondo.
"Non so se chiederti per quale motivo tu abbia tra i preferiti tre emittenti di musica classica. Anni fa non dicevi che ti faceva venire il mal di testa?" Domanda con un sopracciglio alzato, sintonizzandosi alla fine su Radio Montecarlo.
"Mi aiuta a pensare" le risponde lui dedicandole una breve occhiata prima di ritornare a guardare la strada. "E comunque, avresti dovuto aspettare il mio permesso prima di toccare le mie cose" l'ammonisce con quello che ha tutta l'aria di essere un tono scherzoso.
"Le tue cose? Una risata fa breccia tra di loro e un piccolo sorriso inarca le labbra di Charles. "Una volta non c'erano cose tue o cose mie, ma solo cose nostre" appura, scuotendo il capo. "E comunque questa macchina è più impersonale del tuo appartamento. È un miracolo che non ci sia ancora la pellicola di plastica a coprire le rifiniture" continua guardandosi intorno. "Non avrei mai pensato di dirlo ma la versione tamarra con le striature bianche, rosse e nere mi piaceva di più. Che fine ha fatto a proposito?"
"L'ho donata in beneficenza dopo il secondo mondiale" racconta. "Credo sia a Los Angeles o forse in Messico. Non ne ho idea ad essere sincero. Avevo talmente tanta fretta di sbarazzarmene che non mi sono nemmeno preso la briga di indagare dove sia finita"
La monegasca annuisce silenziosamente, tornando a guardare fuori dai vetri oscurati.
Vorrebbe chiedergli di più riguardo al suo ritiro, al perchè di tanta premura di sparire senza dire niente a nessuno dopo la vittoria del secondo mondiale, all'apice della sua carriera.
Vorrebbe, ma non lo fa, perché seppur lei non gli deva niente, decide di rispettare il suo silenzio.
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The red prince •Charles Leclerc•
Fanfikce"Aver sperimentato la stessa sofferenza non ci rende simili" • • • Charles e Clarisse sono nati a Monaco nello stesso anno, hanno frequentato le stesse scuole, e per buona parte della loro vita hanno percorso gli stessi passi, condividendo un rappor...