26. Pagine e poi?

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📍Monaco

Tutto sotto controllo tranne i sentimenti.

Il salottino è inondato dalla calda luce dell'alba, le tende danzano leggere mosse da una lieve brezza che proviene dal mare, mentre sul televisore scorrono mute le immagini del primo telegiornale della giornata.

Joris si rigira tra le dita la copia delle chiavi di casa di Clarisse guardandosi intorno per attimi che a lui sembrano lunghissimi, decidendosi poi a mollare la presa sulla maniglia e a varcare l'uscio con il suo borsone rattoppato.

Il suono di due respiri riempie l'aria, intrecciandosi in una sinfonia che gli fa capire che l'amica non è sola nella sua camera da letto.
E non serve sicuramente un dottorato per capire con chi lei sia.

Si sfila le scarpe in silenzio, ignorando il dolore alle tempie che lo accompagna da quando con troppa impulsività ha deciso di non imbarcarsi su quel volo per New York mandando a puttane uno dei progetti lavorativi più importanti degli ultimi anni.

Sospira e appende la giacca, guardandosi intorno. Sono passate solo quarantotto ore da l'ultima volta che è stato qui. Due giorni in cui non ha fatto altro che pensare di aver sbagliato a comportarsi così.
Fare lo stronzo non gli si addice, sopratutto con Clarisse che nonostante tutto rimarrà sempre la sua famiglia.

Avrebbe potuto e dovuto ascoltarla, cercare almeno di comprendere per quale motivo lei non gli avesse detto niente del ritorno di Charles.
Invece è stato in grado solamente di aggredirla, arrivando persino a darle della puttana. Quando sa benissimo non essere così.

Clarisse è innamorata di Charles da tutta la vita, così come Joris lo è di lei da quando da adolescente ha cominciato a capire cosa volesse dire amare qualcuno.

Ed è forse per questo motivo che tanti anni prima a lui è risultato così facile arrabbiarsi con il suo migliore amico, inconsapevole di quanto stesse perdendo, ma sopratutto ignaro della fortuna dell'avere Clarisse al suo fianco nonostante i mille torti subiti.

Scuote il capo. La rabbia che prova nei suoi confronti è furente, eppure pensarli abbracciati sotto le coperte lo indispone meno di quanto pensasse.

Forse è la stanchezza a rendere tutto più ovattato. Le ore passate a fare avanti e indietro nella Hall dell'aeroporto a pensare come gestire quella situazione che sa benissimo non essere affare suo.
Ha sempre saputo che Charles prima o poi sarebbe tornato nelle loro vite, e lui seppur restio deve accettarlo.
Perché seppur vorrebbe addosargli le peggiori colpe del mondo, sa che non si sceglie chi far innamorare ne tanto meno di chi innamorarsi.

E se quello che ha visto durante quel disastro di aperitivo è vero...beh è ben consapevole che non si tratta solo di una sbandata superficiale, ma di qualcosa di molto più profondo e importante.
Qualcosa che lui ormai sa benissimo non potrà mai avere.

Molla borsone e cellulare a metà del corridoio, entrando poi nella piccola cucina, aprendo ante e antine alla ricerca del necessario per mettere su il caffè.
Sorride con un po' di malinconia quando vede che tutto è rimasto uguale. Le calamite sul frigo, i fogli di vecchie ricette appese alla bacheca vicino alla finestra e persino le tazze con le sue iniziali e di tutte quelle dei suoi amici.
Ridacchia, da quando non fanno una serata film e cioccolata tutti insieme?

La risposta è ovvia. Troppo.

La caffettiera fischia riempiendo l'ambiente con il profumo inebriante del caffè e lui è talmente assorto che nemmeno si accorge della figura dell'amica, appoggiata allo stipite della porta.

"Sei tornato" sussurra con la voce ancora mezza addormentata incrociando le braccia al petto. Non sembra sorpreso di vederlo lì e questo seppur lievemente lo rincuora.

"Non sono riuscito a partire. Sai che odio andare via con le nostre litigate in sospeso" si stringe nelle spalle. "E poi mi mancavi"

Clarisse stringe le labbra in una linea sottile, abbozzando poi un flebile sorriso che sa di tutto e allo stesso tempo di niente. Vorrebbe abbracciarlo e allo stesso tempo dargli addosso ma complici le mille emozioni degli ultimi giorni non riesce a fare ne uno ne l'altro.

"Caffè?" Si limita a chiedere, prendendo dall'anta sopra la sua testa due tazzine scarlatte. "Hai l'aria di averne bisogno"

Joris comprende che quell'offerta equivale a seppellire l'ascia di guerra e annuisce volentieri, permettendosi di prendere dalla dispensa un pacchetto di biscotti.
Sulla lingua ha tante cose da dire ma preferisce mangiarci su, lasciando che sia lei ad intavolare un discorso troppo scomodo per una mattina come quella.

"C'è Charles di là" sussurra soffiando sul liquido bollente, sapendo di dire un ovvietà. "Quindi di qualsiasi cosa tu voglia parlare non siamo soli"

Joris annuisce, imitandola. "Lo so, ho notato le scarpe da uomo quando sono entrato" dice mettendo poi da parte la sua colazione prendendole le mani tra le sue. "Sono venuto per scusarmi con te" dice, accennando poi un faticoso sospiro. "E per ascoltare Charles...nonostante questo mi costi un'enorme fatica"

"Davvero?"
Entrambi alzano la testa di scatto ritrovandosi a guardare il monegasco, fermo a qualche passo dall'entrata della cucina, come spaventato dall'idea di poter disturbare quel precarissimo equilibrio.

Il più piccolo annuisce con poca convinzione, alzandosi in piedi.
Sperava di avere qualche minuto in più per poter capire il da farsi, per stare solo con Clarisse e rivelargli le sue incertezze...e invece eccolo lì, a fronteggiarsi con l'amico, nemico di tutta una vita.

Si prende un secondo per guardarlo, e forse capisce cosa intendeva la ragazza quando due giorni prima tentava invano di spiegargli come il monegasco fosse cambiato.
Nei suoi occhi non c'è più traccia di superbia né di arroganza, bensì solo tanta stanchezza e un barlume di speranza che gli ricorda la loro infanzia piena di sogni.

"Sei una testa di cazzo..." borbotta, dedicandogli un primo timido sorriso che sa di perdono. "Ma non ho più voglia di essere incazzato con te"

Un raggio di sole illumina la cucina, proprio nel mentre Joris gli butta le braccia al collo, battendogli una mano sulla nuca. "Mi sei mancato Frero"

Buongiorno! So di essere imperdonabile, ma in questi mesi sono successe un sacco di cose e il tempo per scrivere è stato davvero poco! So che questo capitolo non è niente di che ma è il meglio che sono riuscita a fare.

Aspettatemi, giuro che torno presto.

The red prince •Charles Leclerc•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora